«Dalle leghe arriva il peggio»

«Dalle leghe arriva il peggio» Il segretario psi contro Martinazzoli che aveva parlato di intesa a Varese «Dalle leghe arriva il peggio» Craxi respinge ogni alleanza: alziamogli argini ROMA. Dice Mino Martinazzoli, neo-segretario della democrazia cristiana: a Varese possiamo governare con la Lega. Dice Bettino Craxi, segretario in declino del psi: «Escono dalle viscere del leghismo gli umori peggiori dell'Europa cattiva. Bisogna alzare gli argini». Due posizioni opposte e inconciliabili tra i due partiti maggiori che appoggiano il governo. C'è la de che comincia a mettere in conto di sostituire, nelle amministrazioni del Nord, il logorato alleato socialista con le forti Leghe. C'è il psi che se ne è accorto ma che non può dirlo apertamente perché correrebbe il rischio di mettere in difficoltà il governo guidato dal socialista Amato. Così, in attesa di tempi migliori, il tiro è concentrato direttamente sulle armate di Bossi. Torna alle radici del socialismo umanitario Bettino Craxi, per proporre alla sinistra il gradino da cui ripartire per ingaggiare la lotta alle Leghe, pericolosa espressione di un dilagante «egoismo sociale». «Io sento parlare (dalle Leghe) di un milione di giovani in piazza, "avremmo potuto fare la marcia su Roma e non la facciamo", "i nostri kalashnikov", "la secessione", "il plebiscito". Tutto questo appartiene al folklore o ha un significato?». Questo chiede Craxi alla de. Una domanda retorica, alla quale lui dà già la risposta parlando del dilagare dei fenomeni di razzismo e antisemitismo. Un modo per dire a Mino Martinazzoli: con quale coraggio pensi di governare con gente di questo tipo? L'aveva detto anche il presidente del Consiglio, Amato, sabato scorso parlando delle Leghe: «Stiamo assistendo a una serie di colpi sferrati per metter a repentaglio la democrazia in Italia». E, guarda caso, il quotidiano democristiano, Il Popolo, ieri ha dimenticato di dar conto ai suoi lettori di una dichiarazione così impegnativa per il governo. Si premurava, invece, di ricordare che Amato «non ha voce in capitolo» a proposito di referendum su materie istitu¬ zionali. Piccoli segnali di insofferenza e di disagio neanche tanto nascosto tra due alleati che cominciano a sembrare dei separati in casa. Di quelli costretti a convivere sotto lo stesso tetto per mancanza di alloggi, ma che fanno fatica a scambiare due parole. E quando si parlano, lo fanno per ferire. La de non sembra avere apprezzato molto l'accordo Amato-Pannella per approvare leggi che renderebbero superflui sette referendum, tra i quali quello che vorrebbe abolire il carcere per i drogati. Mino Martinazzoli che ne pensa? «Non mi appassionava allora e non mi appassiona ora questo ritorno indietro da parte del presidente Amato, che è socialista. E tutti ci ricordiamo l'impegno del psi per questa legge». Parole gelide che non promettono nulla di buono per il governo Amato. E con chi se la prendono le Leghe? Con Amato. «E' necessaria una grande faccia tosta ed una estrema impudenza per sostenere che un'Italia dove stan- no pullulando i naziskin, se fosse governata dalla Lega non sarebbe un'Italia democratica». E il portavoce della Lega, Luigi Rossi, se la prende anche con Spadolini che «si scatena assieme ad Amato» mentre «continua a sognare la poltrona di un governo istituzionale». Dice a tutti il liberale Costa: «Le Leghe non sono un pericolo per la democrazia. Il fenomeno si spegnerà da solo quando l'Italia sarà bene amministrata. Non c'è bisogno di demonizzarle», [a. rap.] «Sento parlare di secessione e Kalashnikov: è solo folclore?» A destra: Bettino Craxi Qui sotto: Raffaele Costa

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