La droga in carcere con l'acqua minerale

La droga in carcere con l'acqua minerale Presa la banda che riforniva i detenuti La droga in carcere con l'acqua minerale Sul furgone delle bibite diretto alle Nuove e poi alle Vallette c'erano centinaia di bottiglie e di lattine, ma anche un etto di eroina. Nella casa dell'autista, un noto pregiudicato, altra «merce» molto sospetta: insieme con 250 grammi di eroina, sostanze da taglio, bilancini, anche una ventina di cartucce ed un fucile mitragliatore, che potrebbe essere stato impiegato, nel gennaio del '91, per uccidere Giuseppe Origlia, detto «Sasà», 41 anni, boss della droga di Barriera di Milano, originario di Locri ma per anni vicino al clan dei catanesi. In carcere sono finiti Giovanni Ponente, 33 anni, Chivasso, via Blatta 41/2, pregiudicato per reati contro il patrimonio ed in materia di stupefacenti, ritenuto affiliato alla Cosca Pesce di Rosarno; la moglie Rosalba Lampis, 30 anni, operaia, ex calciatrice della Juventus femminile, madre di due figli, già coinvolta nel processo per i rifornimenti di droga al carcere delle Vallette successivo al tentato omicidio della guardia di custodia Lorenzo Mongolii; il commerciante Aldo Gallo, 31 anni, Settimo Torinese, via Leinì 61, incensurato, fratello di Luigi Gallo, un altro noto trafficante. L'arresto di ieri è stato compiuto dai carabinieri della Compagnia Oltre Dora, diretti dal tenente Paolo Zito, al termine di indagini particolarmente delicate. Ora è prevista un'appendice dell'inchiesta nel milanese, dove la gang ha ammesso di rifornirsi di «materia prima». L'operazione è scattata la scorsa mattina in corso Orbassano: i carabinieri, che stavano seguendo il furgone da alcuni giorni, hanno deciso di bloccarlo. Sono state subito perquisite le ceste delle bottiglie, ed è stato rinvenuto un pacchetto di cellophane con 100 grammi di eroina. Mentre il Ponente, che era alla guida del mezzo, veniva condotto nella caserma di corso Vercelli, i carabinieri compivano una perquisizione a Chivasso (cittadina che si sta rivelando come il «centro» dell'attività della 'ndrangheta piemontese). Qui vive la moglie, Rosalba Lampis, che ha cercato di attenuare l'interesse degli investigatori mostrandosi molto disponibile e raccontando di ipotetici dissapori col marito. Non tali, comunque, da indurla a mostrare ai carabinieri un box, affittato di recente dal marito, che - una volta individuato - ha riservato la sorpresa maggiore: 10 milioni in contanti ed una pistola-mitragliatrice Franchi 57, calibro 9x21. Un'arma da guerra, ovviamente fuori commercio in Italia, adottata solo da alcuni reparti speciali di incursori dell'Esercito, come il battaglione San Marco ed il Col Moschin. Un'arma dall'eccezionale potenza di fuoco, capace di esplodere trenta colpi di grosso calibro in circa cinque secondi. L'esemplare sequestrato, probabilmente acquistato in Svizzera (dove è in libera vendita), è stato subito sottoposto a perizia: potrebbe avere sparato nell'omicidio Origlia (che è tuttora insoluto), ma anche durante alcune rapine a portavalori. I militari hanno accertato che Giovanni Ponente era uscito dal carcere da pochi mesi (dopo avere scontato quattro armi per droga) ed aveva ripreso subito a frequentare i vecchi giri, di buon livello nel panorama della 'ndrangheta torinese. Fatto questo che aveva subito destato sospetti, diventati allarme quando si è accertato la possibilità di avere contatti con il mondo del carcere. Nella vicenda c'è anche spazio per un mistero, e per legittimi interrogativi. Come era possibile che un pregiudicato del calibro del Ponente avesse libero accesso alle carceri torinesi, nei panni di venditore di bibite? E questo nonostante il ruolo avuto dalla moglie-convivente in una vicenda di approvvigionamenti di droga in carcere che portò quasi all'omicidio di una guardia? Come è possibile che non vengano controllate le persone che abitualmente superano i cancelli dei penitenziari con carichi di merce? Sono domande che si pone anche il magistrato, [a. con.] Con il loro furgone potevano entrare e uscire dalle Vallette Trovato anche un mitragliatore forse usato per delitti e rapine Rosalba Lampis, il marito Giovanni Ponente (a sin.) e Aldo Gallo

Luoghi citati: Chivasso, Italia, Locri, Milano, Rosarno, Settimo Torinese, Svizzera