Rischia dì crollare l'export Solo gli spumanti si salvano di Gigi Padovani

Rischia dì crollare l'export Solo gli spumanti si salvanoRischia dì crollare l'export Solo gli spumanti si salvano ROMA. Scambio di fax notturni con l'Ice di New York, concitate telefonate con gli importatori, richieste di chiarimenti agli studi legali d'oltre Oceano. Nei produttori vinicoli e nelle industrie alimentari italiane la «tempesta dei dazi» ha creato, tra venerdì e ieri, un'affannosa ricerca di informazioni per capire quali saranno le reali conseguenze sulle nostre esportazioni negli Stati Uniti. Molti, dopo i chiarimenti, hanno tirato un respiro di sollievo. Altri ora confidano nella riapertura del tavolo di trattative al Gatt. Le più preoccupate sono le aziende che esportano i vini bianchi. Restano per ora esclusi dal provvedimento - che scatterà il 5 dicembre prossimo tutti gli spumanti: 20 milioni di bottiglie di «Asti» ogni anno, pari al 25 % di tutto l'export della produzione, che invadono il mercato Usa. Già a giugno il governo americano aveva nel mirino una serie di prodotti alimentari, sui quali applicare una fortissima tassa di entrata: in quell'elenco c'erano tutti i formaggi italiani (nel '91, 128.637 quintali, 18.497 dei quali di Parmigiano e Grana Padano); i prodotti da forno dolciari, la «confetteria» (caramelle e affini), bibite gassate, liquori, acque minerali, pomodori, fiori recisi e tante altre categorie merceologiche. Poi Washington decise di sparare soltanto questa prima raffica di aumenti. Dice Lucio Bolatti. responsabile del settore esteri dell'Aldi (l'Associazione industrie dolciarie): «Per noi ottobre e novembre sono i momenti di maggiore esportazione, con i panettoni e i prodotti natalizi: speriamo di salvare almeno la campagna per "Father Christmas". Il rischio è che si blocchi tutto». Da Reggio Emilia, al Consorzio per il parmigiano reggiano, hanno ricevuto un fax rassicurante dallo studio legale Harris & Ellsworth di Washington: «Siete esclusi!». Ma aggiungono, mentre il direttore Luigi Verrini consulta il suo staff: «Il pericolo resta». Tirano un respiro di sollievo anche al consorzio Produttori moscato, ad Asti. Dice il presidente Renzo Balbo: «Producia¬ mo 4 milioni di bottiglie l'anno di Moscato Doc, ma per fortuna il 90 per cento è destinato al mercato interno». Incalza l'enologo Angelo Dezzani: «Certo dietro a questa decisione ci sono questione politiche, la sconfitta di Bush, la crisi... confidiamo su Clinton. Altrimenti sarà una catastrofe». E' preoccupato anche il presidente della Federvini Vittorio Vallarino Gancia, che con i figli Max e Lamberto sta studiando le strategie di vendita nella sua azienda di Canelli: «Prenderemo posizione con le nostre rappresentanze, non si può accettare questo ennesimo attacco ai nostri prodotti». E gli fa eco Max, responsabile per l'estero: «Gli Stati Uniti dovrebbero rendersi conto che questa scelta si ritorcerà contro di loro, fermando l'espansione della gastronomia italiana, in forte ripresa negli ultimi tempi». Da Farra d'Isonzo, in provincia di Gorizia, si lamenta uno dei più noti produttori di vini bianchi del Collio, Vittorio Puiatti: «Pare che il governo americano intenda recuperare 106 milioni di dollari con queste nuove tasse: possiamo sperare che dopo sei mesi siano sospese e che tutto torni come prima. Stavamo lavorando bene, la richiesta negli ultimi mesi era aumentata». Abbiamo sentito anche il parere di un importatore, che tratta mezzo milione di bottiglie l'anno. Al telefono da Chicago, Seth Alien è molto più pessimista dei produttori italiani: «Una bottiglia costerà tre volte di più, l'incremento della tassa è del 200 per cento sul valore della merce. Saranno prezzi proibitivi per gli americani, già colpiti da una forte recessione». Nessuno potrà permettersi di comprare un Riesling del Trentino o un Corvo Bianco. Molti prevedono tempi bui. Eppure soltanto poche settimane fa si respirava un certo ottimismo. Ora a Beverly Hills e a Manhattan torneranno di moda i vini californiani della Napa Valley, gli autraliani e i sudafricani. Gigi Padovani A sinistra Vittorio Vallarino Gancia che presiede la Federvini a destra Renzo Balbo presidente dei produttori di Moscato d'Asti