A tavola c'è fame di sangue di Alessandra Levantesi

A tavola c'è fame di sangue PRIME CINEMA A tavola c'è fame di sangue Rapina, delirio e violenze di otto lestofanti IN apparenza «Le iene» di Quentin Tarantino, considerato quasi unanimemente dalla critica Usa ed europea il miglior debutto americano dell'anno, è una gangsterstory. Il prologo del film ci introduce nell'acceso clima postprandiale di una tavolata dove otto lestofanti in un delirio di parolacce disquisiscono di donne, della canzone «Like a Virgin» di Madonna e di mance alla cameriera. Questi uomini, che si conoscono solo sotto gli pseudonimi di colori (Blu, Brown, eccetera) affibbiatigli dal capo, sono stati ingaggiati per svaligiare una gioielleria, però della rapina non vedremo neanche un'immagine. Il resto del film si svolge fra le quattro pareti di un hangar dove i malviventi si riuniscono dopo il fallimento del colpo. I primi a entrare in scena sono White e Pink con Orange ferito a mone fra le braccia, poi arriva Blonde, lo psicopatico che ha precipitato la situazione facendo fuori due poliziotti. Tuttavia il vero problema è che nel gruppo c'è un agente infiltrato, non si sa chi. Traditi, braccati, sfiniti, i fuorilegge sopravvissuti si confrontano in un'esplosiva spirale di paranoia che si traduce in violenti assalti verbali prima di sfociare nella strage sanguinaria come in una tragedia elisabettiana. E non è questo il solo modello teatrale del film. Nell'ideale palcoscenico del «Reservoir Dogs» il neoregista Tarantino ricostruisce gli eventi a brandelli, sulla base delle contrastanti versioni dei fatti fornite da ciascuno dei personaggi e su flashback che si riferiscono alla preparazione del colpo, in chiave di «teatro della minaccia» più che di film d'azione: travasando fra angoscia e humor nero atmo¬ sfere pinteriane in ossessivi dialoghi alla Mamet. Ma al di là dei riferimenti intellettuali, «Le iene» resta un vibrante esempio di cinema-cinema. Grazie alla grinta e alla competenza cinefila di Tarantino, grazie a un «cast» davvero eccezionale: dal sempre più intenso Harvey Keitel allo stralunato Steve Buscemi al veterano Lawrence Tierney antico interprete di «Dillinger», bisognerebbe citarli tutti. Alessandra Levantesi LE IENE (Reservoir Dogs) di Quentin Tarantino con Harvey Keitel Tim Roth, Chris Penn Steve Buscemi e Michael Madsen Produzione americana 1992 Genere: drammatico Cinema: King Kong di Torino «Le iene» di Quentin Tarantino, miglior debutto americano dell'anno

Luoghi citati: Torino, Usa