Calma signori, la morte arriva con l'antipasto di Osvaldo Guerrieri

Calma signori, la morte arriva con l'antipasto Il Gruppo della Rocca ha ripreso «Lezioni di cucina di un frequentatore di cessi pubblici» Calma signori, la morte arriva con l'antipasto // testo di Rocco d'Onghia all'Adua in un'edizione rinnovata TORINO. Quando fu presentato allo scorso festival di Asti, «Lezioni di cucina di un frequentatore di cessi pubblici» si rivelò spettacolo denso, crudele, incisivo, ma imperfetto. C'era qualcosa che impediva al copione di Rocco D'Onghia di espandere completamente l'atmosfera claustrofobica e il simbolico cannibalismo che lo pervadevano; qualcosa, nella regia di Roberto Guicciardini/. impoveriva il delirio immaginoso del personaggio chiamato II Dottore, riducendone fortemente la tensione drammatica ed emotiva. Una delle invenzioni più discutibili e immotivate ci parve allora il siparietto para-brechtiano posto a chiusura del primo tempo. Pensate: appena violentata in una latrina da Angiolo Pizzo, malavitoso di quartiere, la Donna di Fiorenza Brogi se ne veniva in un angolo del proscenio per cantare un «song» a tempo di tango. A che scopo? Per fortuna il Teatro, quando non litiga, sa ancora meditare su se stesso. E così, inaugurando la stagione di prosa all'Adua, Guicciardini e il Gruppo della Rocca hanno emendato e precisato alcune cose delle «Lezioni». Innanzi tutto hanno cancellato il «song»; quindi hanno spostato la pausa tra il primo e il secondo tempo, evitando così di interrompere la grottesca, soffocante cena di sangue che è il centro focale del dramma; infine hanno apportato profondi cambiamenti alla distribuzione. Bob Marchese non interpreta più Angiolo Pizzo, ma il Dottore, che ad Asti era affidato al¬ le cure di Mario Mariani. Nei panni del malavitoso troviamo ora Ireneo Petruzzi, che sembra fatto apposta per questa parte. Fiorenza Brogi conserva il ruolo della sventurata debitrice di Angiolo, ma non è più il signor Marbone, direttore della latrina: più ragionevolmente è la signora Marbone. Se a ciò aggiungiamoqualche prosciugamento e un più attento controllo del ritmo, otteniamo uno spettacolo quasi del tutto nuovo. Ora davvero la macchina teatrale di Guicciardini lavora in funzione di una drammaturgia che, pur tra le fughe liriche, ci dà la disperata analisi di un mondo senza prospettive, la cui sola logica sembra consistere nella violenza perpetrata in modo sacrale, rituale. Ce lo svela il Dottore, che trascone le proprie giornate nel chiuso di un gabinetto. Ritiene che ogni uomo abbia un nemico. Il suo, per esempio, è Angiolo Pizzo, così come la Marbone è nemica dell'inserviente Nuccio. Per sopravvivere è necessario uccidere, dice, ma senza che l'avversario lo preveda. Lo spettacolo muove proprio da Pizzo che costringe il Dottore a raccontare una storia erotica, a rievocare cioè il suo matrimonio con Marina: donna traditore, si dice, fuggita con un acrobata. E mentre Nuccio serve una ricca cena, il Dottore racconta il suo amore e il suo strazio. Forse è sincero, forse mente. Parla delle proprie umiliazioni, rievoca l'ultimo tradimento e i colpi mortali inferri a Marina e al suo giovanissimo amante. E mentre Pizzo rantola, ucciso dal veleno, il Dottore si lascia decapitare con un'ascia da Nuccio: domani potrebbe essere lui il suo nemico. Bob Marchese e Ireneo Petruzzi sono bravissimi nel loro duello interpretativo. Oliviero Corbetta, che verso il finale si trasforma in mascherone femminile,,conferma la.prppria vi-, talisticà efficacia. Lì pubblico ha segùitója vicenda.con grande attenzione. Alla fine ha tributato agli interpreti e all'autore un interminabile, meritato applauso. Si replica fino al 14 novembre. Osvaldo Guerrieri Bob Marchese nello spettacolo

Luoghi citati: Asti, Torino