Trio Torino un Dvorak trascinante
Trio Torino un Dvorak trascinante Conservatorio Trio Torino un Dvorak trascinante TORINO. Al Conservatorio'il Trio di Torino ha suonato per la Camerata Strumentale «Alfredo Casella» in collaborazione con i Centri di Attività Sociali Fiat: la bella sala di Gianni Ricci, che ritornata a nuova vita supera ogni altro luogo torinese per ascoltare musica da camera, era piena di pubblico partecipe e pronto ad acclamare i giovani interpreti. Giovani, ma di anni, il violinista Sergio Lamberto, il cellista Dario Destefano e il pianista Giacomo Fuga; non più d'esperienza, che ormai incomincia a dare frutti evidenti di maturazione e prontezza musicale. La vittoria di due anni fa al Concorso Viotti di Vercelli, l'impegnativa attività concertistica in molte sedi illustri, stanno saldandosi in un momento particolarmente propizio che indica nel Trio di Torino un complesso che sta raccogliendo le migliori tradizioni cameristiche torinesi. Hanno aperto la serata con un lavoro di Alberto Peyretti, il ciclo nanativo «I racconti dell'Imperatore», già lodato su queste colonne in occasione della «prima» per la robusta espressività; sono quindi venuti alle prese cori il primo Trio dell'op. 70 di Beethoven, testo di perenne difficoltà per la flessibilità ritmica che impone: Beethoven vi prova una concezione del «tèmpo» già modernissima, non legata al metronomo ma alle varie idee che ogni volta si portano dietro il proprio tempo; 10 stacco febbrile dell'esordio e lo slargo lirico che segue poco dopo richiedono una mediazione che si decide ogni volta sul campo; e per cogliere 11 clima del famoso Largo la natura esuberante del violoncello del Destefano potrebbe rjcerparj.uji colore menó^ evidénté/piu velato é misteridsò; Anche a . m e tt ersi ■ dljtopegno, nulla da-dire nel Trio in fa minore di Dvorak: un'esecuzione trascinante, che qualun que trio, anche fra i massimi oggi in circolazione sulla scena internazionale, avrebbe potuto firmare. {g. p.]
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