«Sei brutto, non ti assumo» di Sabino Acquaviva

«Sei brutto, non ti assumo» Ma anche l'eccesso di fascino può essere un motivo di discrimina2ione «Sei brutto, non ti assumo» Gli esperti: per i belli lavoro più facile COLLOCAMENTO E SEX APPEAL SE sei brutto ti tirano le pietre». Se sei bello, invece, ti assumono. L'epoca dell'effimero e degli yuppies è stata travolta dalla crisi economica, ma non ha saputo portare con sé le discriminazioni nei confronti dei meno dotati da madre natura. Simili conclusioni sono state raggiunte ieri all'Università di Padova, nel corso del convegno promosso dall'Istituto italiano di medicina sociale su «L'aspetto della persona nella società d'oggi». Manager, docenti, filosofi e sociologi, pur tra mille distinguo, non sono riusciti a demolire la teoria secondo la quale essere attraenti facilita l'assunzione da parte di imprese pubbliche e private. Non c'è dubbio che in alcuni settori come la moda o lo spettacolo la bellezza fisica rappresenti il primo requisito preso in esame in una domanda d'assunzione. Però i relatori hanno ammesso che anche in altri campi continuano ad esserci «ampie discriminazioni». «Purtroppo questa filosofia - spiega il sociologo Sabino Acquaviva - paragona l'aspet- to estetico all'intelligenza». Acquaviva precisa però che «non esiste un vero e proprio confine tra bellezza e bruttezza, ma canoni biologici modificati dalle diverse culture». A lui, ad esempio, piacciono le donne grasse. Per Gadi Schòneidt, presidente di IntermatriTc, «curiosamente l'aspetto esteriore gioca un ruolo fondamentale anche per le assunzioni in comparti manifatturieri». L'Odissea del brutto che cerca lavoro, poi, è «più lunga nelle grandi aree del Nord e del Centro». Ma chi bello non è, bello non deve diventare. Deve, volente o nolente, saper accettare le maggiori difficoltà di cui è disseminato il suo cammino. Sfoderando la solita aria preoccupata, Charlie Brown dichiara a Lucy: «La mia mente e il mio corpo si odiano». Il fumetto serve al responsabile della selezione personale della Hoechst Italia, Roberto Modenese, per illustrare una delle più diffuse patologie dell'apparire. Modenese spiega che «l'importante è sentirsi a proprio agio nel proprio corpo, altrimenti subentra un malessere psicologico capace di danneggiare una persona». Il cambiamento «forzato» dell'aspetto fisico provoca mutamenti nell'atteggiamento psico¬ logico, come nel caso di chi si sottopone ad un'operazione di chirurgia plastica. Non sembrano esserci vie d'uscita per il brutto. E' discriminato dagli albori del mondo e forse 10 sarà per sempre. «Il rapporto bello-buono-intelligente-capace e quello brutto-malvagio-incapace è radicato nell'inconscio collettivo da sempre - spiega la sociologa Tilde Giani Gallino -. Sui libri di storia si legge che Alessandro Magno era bello e aitante... Il cattivo è sempre anche brutto. Sono canoni rispettati nella pittura o nel cinema. Pensiamo a Clinton presidente degli Stati Uniti: sarebbe stato eletto anche se avesse avuto la faccia di Dukakis?». Dello stesso parere è Edda Stagno, titolare dell'agenzia di pr «Promise», che pur aggiusta 11 tiro. «Sì, la bellezza conta, ma quando devo assumere una persona guardo soprattutto alle classe, al garbo, alla cura che ha per il suo corpo. Non assumerei uno che ha i capelli sporchi. Bado soprattutto a come si presenta, se è sportivo, se è allegro, se è ottimista. Ma purtroppo in molti casi è determinante solo la bellezza, forse perché il martellamento dei giornali e dei mass media influenza la società». Ma se il brutto è svantaggiato, non ride nemmeno chi ha il problema esattamente opposto. Anche i «troppo» belli piangono. «Per una donna essere molto attraente a volte rappresenta un handicap», commenta Livia Carta, responsabile selezioni formazione e sviluppo della Snia Bpd. Tutto sommato, tanto vale tenersi la faccia che si ha e adottare lo slogan «brutto è bello». Tanto più che se gli accademici si sono sempre occupati del bello ora cominciano ad occuparsi anche del brutto. Martedì prossimo a Piobbico (Pesaro), dove si trova la sede nazionale del «Club dei brutti», verrà premiata una prima tesi di laurea dal titolo «Il concetto di brutto in antropologia». L'ha realizzata la dottoressa in scienze naturali Katia Tocco. Telesforo Jacobelli, orgoglioso capo dei brutti italiani, le assegnerà il «Vulcano d'oro». Pier Luigi Vercesi Più rigore nella selezione per le imprese del Nord Mara Poli, l'impiegata licenziata a Bologna per eccesso di sex appeal e il sociologo Sabino Acquaviva

Luoghi citati: Bologna, Italia, Pesaro, Piobbico, Stati Uniti