Dunga a Pescara, il ritorno del guerriero
Dunga a Pescara, il ritorno del guerriero RIECCO UN PROTAGONISTA Il centrocampista brasiliano pronto ad affrontare una nuova avventura dopo i guai di Firenze Dunga a Pescara, il ritorno del guerriero «Sono pieno di cattiveria, per me è davvero finito un incubo» FIRENZE. «Torno a giocare covando dentro di me tanta cattiveria. Al Pescara non potrà che essere utile». Carlos Dunga ritorna a ruggire, come ai tempi di Pisa, del suo primo campionato italiano, quando la sua grinta svegliò una squadra intorpidita e incantò un presidente esigente come Romeo Anconetani. Ricomincia a ringhiare, il guerriero che non ha mai voluto alzare bandiera bianca, neppure dopo questi ultimi mesi trascorsi nella gabbia di Firenze. Gabbia dorata perché piena di miliardi, ma angusta perché i Cecchi Gori. che tre anni fa lo avevano incoronato «bandiera» della loro Fiorentina, gli hanno finora impedito di giocare, costringendolo ad allenarsi con i ragazzini. Un divorzio maturato a fine campionato, quando era apparso chiaro che i Cecchi Gori, stanchi di non vincere, volevano voltare pagina tagliando l'ultimo giocatore che avevano voluto i Pontello. «Non voghamo più uomini che rallentano il gioco» aveva tuonato in luglio il vicepresidente Vittorio. Dal Brasile, dove si trovava in vacanza nella sua grande «fazenda», Carlos Dunga replicò così: «Mi tagliano fuori perché volevano farmi fare la spia e io non ho mai accettato». Accuse precise, taglienti, che sancirono traumaticamente la fine di un rapporto che è sempre stato di stima (finché c'è stata) ma mai d'affetto. Si sono sopportati fino ad oggi. I Cecchi Gori sperando di liberarsene senza rimetterci troppo. Dunga lottando per non cadere in trabocchetti, deciso a concedersi un'altra chance in questo calcio che lo ha riempito di soldi ma che non gli ha mai fatto vincere niente. Il guerriero è stato premiato dopo una lunga, estenuante trattativa: rescissione del contratto con i viola, cartellino gratis, accordo biennale più opzione per il terzo e quarto anno con il Pesca¬ ra a un miliardo a stagione. Rispetto al contratto con la Fiorentina ci rimette 900 milioni ma, dice, ritrova la libertà e soprattutto la possibilità di tornare ad essere giocatore. Torna dove aveva cominciato, in un club di provincia. Ma lui non si sente mortificato: «Ho rinunciato a qualcosa pur di ricominciare, ho tanta voglia di giocare e di restare nel calcio italiano. So che a Pescara ci sarà da lottare ma io non mi tiro indietro. Anzi, questa squadra mi regalerà gli stimoli giusti per dimostrare che non sono finito». Ritroverà un amico come Stefano Borgonovo con il quale, a Firenze, ha vissuto stagioni esaltanti: «La Fiorentina migliore è stata quella con me, Borgonovo e Baggio. Quella attuale? Non voglio parlarne, dico solo che già aspetto la gara di ritorno a Firenze». Toccherà con mano e piede una realtà che esaltò anni fa un suo connazionale, Junior: proprio Junior lo ha spinto ad accettare Pescara. Riassaporerà il piacere di sentirsi stimato e stimolato: «I Cecchi Gori mi hanno ostacolato fino alla fine. Lo devo al presidente Scibilia se la trattativa è andata in porto. Ho capito che credeva in me, e come lui Galeone, un tecnico intelligente che ama il calcio e sa lottare, mi troverò bene con lui. Per me è la fine di un incubo». E' l'inizio di una nuova avventura che, spera, potrebbe sfociare nella salvezza della sua nuova squadra e nel ritorno in Nazionale: la federazione brasiliana gli ha inviato in questi giorni un messaggio preciso: «Preparati per i Mondiali '94». Lo vogliono in campo a Parma, Dunga promette che ci sarà, con la fascia di capitano. Per confermare che la sua stoffa di guerriero non è stata stracciata dai tormenti fiorentini. Brunella Ciullini Dunga già in campo domani a Parma
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