Stalin resuscita a Mosca

Stalin resuscita a Mosca Nel'anniversario della rivoluzione, viene presentato oggi il film americano che racconta la vita del dittatore Stalin resuscita a Mosca Protagonista Robert Duvall, Schell è Lenin LOS ANGELES. Il 18 agosto dell'an.o scorso, il produttore Mark (arliner e il regista Ivan Passer erano a Mosca, seduti attornca un tavolo dell'Hotel Oktyahskaya. Parlavano di «Stalin, del film che si apprestavano girare sulla figura del dittatoB sovietico, ma i loro occhi coitinuavano a posarsi su una gresa tavola di militari e di funzionari di partito «senza colore «(senza humor». Il giorno dopo, (arliner apre la sua finestra e ude carri armati dappertutto, i sintonizza sulla Cnn e scopre (he i suoi vicini della sera prim erano gli organizzatori del gole di agosto. «Totalmente surrale», commenta. «Stavo parlano di un film in cui volevamo ilustrare le atrocità commesse la Stalin e accanto a me c'era i gruppo di persone che l'indorani avrebbe tentato di riporte lo al potere». Poccpiù di un anno dopo, «Stalin è pronto per la sua prima mcndiale a Mosca. Hanno scelto iggi, il 7 novembre, settantacaquesimo anniversario della risoluzione. Ma l'Unione Sovietia non c'è più e con essa i suoi ogni e le sue illusioni. Il film piidotto dalla rete televisiva amricana Hbo con Robert Duvallnel ruolo di Stalin sarà dunqu^j un'occasione per riflet- tere e per dibattere alla televisione e nelle scuole la storia recente, per capire perché, a 40 anni dalla sua morte e dopo tutte le rivelazioni sulle stragi e sul terrore dei suoi tempi, il fantasma di Stalin continua a volteggiare sopra le repubbliche. Anche se ha i limiti di tutti i film storici, anche se la veridicità di molte scene è perlomeno discutibile, anche se la relazione tra Stalin e la moglie Nadia (la bravissima attrice inglese Julia Ormond) è stata ricostruita attraverso fonti di seconda e di terza mano, la Russia di Boris Eltsin ha riconosciuto che solo uno straniero avrebbe potuto affrontare un soggetto così dif¬ ficile, vicino e controverso senza impiegare venti anni. E ha adottato il progetto facilitandone in ogni occasione la realizzazione. Per la prima volta, l'appartamento di Lenin al Cremlino è stato aperto alla lente di una telecamera occidentale. E' stata offerta per l'occasione anche la dacia in cui Stalin è morto dopo avervi trascorso gran parte dei suoi ultimi 20 anni. La scena della sua morte, altro tocco di ironia, è stata girata il 21 dicembre del 1991, il giorno in cui Eltsin decretava la fine dell'Unione Sovietica. Quel giorno, si celebrava anche la fine delle riprese e così è stato organizzato un party a base di McDo¬ nald's e Coca-Cola. Nel salotto di «Baffone». Per entrare nei panni di Stalin, Robert Duvall, ogni giorno, si è dovuto sottoporre a circa quattro ore di trucco. Anche se ha alle spalle un Oscar («Tender Mercies») e tre «nominations», la parte più difficile è arrivata però quando ha dovuto imitare non solo l'apparenza fisica del dittatore, ma ha dovuto penetrare la sua mente e la sua anima. Duvall ha consultato storici e studiosi, si è documentato leggendo libri e trattati, ha visto e rivisto i pochi filmati esistenti sul suo conto. Ma quando si è trattato di dover comprendere la molla interiore che ha spinto Stalin alle sue tragiche scelte, ha rinunciato. «Non aveva senso, non conosco i suoi segreti e forse non li conosceva neanche lui. E poi quando hai davanti un personaggio storico, non basta indossarne i costumi, vuoi trovare cosa c'è dentro di te che corrisponde a quel personaggio e nel mio modo di pensare non c'è proprio niente in comune con il suo». «Stalin», il film, è pieno di approssimazioni e semplificazioni che faranno probabilmente sorridere gli storici e quelli che una volta si chiamavano i sovietologi. Stalin era uno psicopatico, Stalin era un paranoico. E anche se ormai lo abbiamo letto e riletto in migliaia di libri, denunce, corrispondenze, documenti segreti e no, quando lo si vede su un grande schermo è un'altra cosa. Ma le questioni più difficili non vengono toccate e molte domande restano senza risposta. Che cosa spinge un uomo a uccidere non solo milioni di suoi concittadini, ma anche a far fuori le persone più vicine, gli Zinoviev e i Bucharin e i Kirov, a indurre al suicidio persino la madre dei suoi figli? E perché se Lenin nel suo testamento lo aveva definito un uomo rozzo e pericoloso, alla fine è proprio Stalin a vincere la battaglia per la sua successione? Nel ricordare la sua esperienza durante le riprese di «Stalin», Duvall ripete che ciò che lo ha colpito di più è il fatto che 40 anni dopo la sua morte gli bastava travestirsi da baffone e nessuno riusciva più a sostenere il suo sguardo. Maximilian Schell, che nel film interpreta Lenin, ricorda il giorno in cui Duvall si presentò per la prima volta sul set nelle vesti del dittatore sovietico e ordinò l'esecuzione di alcuni ufficiali. Gli 80 membri della troupe non riuscivano a guardare. «Si voltavano da altre parti, chiudevano gli occhi. L'intero set era paralizzato». E la sua esperienza, nei panni di Lenin, come è stata? E stata ben diversa, perché va bene tutto ma Lenin, in quegli ultimi giorni del '91 in cui l'Unione Sovietica decideva la propria estinzione, era ancora un intoccabile. L'attore austrosvizzero ricorda così la notte in cui hanno filmato il suo arrivo alla stazione di Mosca nel 1917 e il suo primo discorso alla folla: <(Alla fine c'era gente che mi diceva seriamente che al Cremlino avrei dovuto esserci io». Ricorda anche quella volta in cui si mise a camminare dentro il Cremlino nei panni di Lenin. Incrociò lo sguardo di un soldato che prima rimase interdetto, poi si mise sull'attenti, batté i tacchi e lo salutò con rispetto. E adesso Maximilian Schell è curioso di sapere che cosa accadrebbe se tornasse a Mosca travestito da Lenin. Un anno dopo. Lorenzo Sorta Fattore racconta che gli bastava travestirsi da «baffone» e nessuno riusciva a sostenere il suo sguardo P Nella foto grande, la scena del banchetto con DuvalI-Stalin nella sala da ballo imperiale trasformazione di Robert Duvall in Stalin. L'attore prima (sopra) e dopo il trucco di 4 ore (accanto)

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