Arrestato il nazista boia di Caiazzo di F. Mil.

Arrestato il nazista boia di Caiazzo Il tribunale di Coblenza ha deciso che la strage di civili italiani avvenuta nel '43 non è caduta in rescrizione il i bi di i Arrestato il nazista boia di Caiazzo L'ex tenente della Wehrmacht aveva fatto fucilare ventidue civili, tra cui bambini e donne anziane Quindici vittime presentavano ferite di armi da taglio: omicidio con l'aggravante della crudeltà NAPOLI. Le porte del carcere mandamentale di Coblenza si sono spalancate ancora una volta per Wolfang Lehnigk Emden, 70 anni, ex sottotenente del 29° Panzer Grenadier Regiment che il 13 ottobre del '43 fece massacrare ventidue tra uomini, donne e bambini di Caiazzo, un borgo agricolo a Nord di Caserta. Arrestato il 16 ottobre scorso, ma rilasciato dopo una settimana dai giudici che ritenevano il reato caduto in prescrizione, l'uomo è tornato in cella per ordine del tribunale superiore. Difficilmente i parenti delle vittime di Emden avranno la soddisfazione di assistere al processo di Emden in Italia: la Germania, infatti, non concederà l'estradizione, ma farà giustizia secondo le sue leggi. Se sarà giudicato colpevole, l'ex ufficiale nazista sconterà una condanna a dieci anni. Secondo i magistrati tedeschi, il «boia di Caiazzo» è responsabi¬ le di due distinti reati. Il primo riguarda la fucilazione di sette persone (quattro uomini, due donne e un ragazzo .di 14 anni) uccisi davanti a una masseria sul Monte Carmignano, dove il plotone dei soldati di Hitler si era attestato per contrastare l'avanzata delle truppe americane. I giudici sostengono che in quel caso si trattò di omicidio colposo, un crimine relativamente lieve e ormai caduto in prescrizione. Ben diversa è invece la posizione dell'imputato per quanto concerne il massacro delle altre quindici vittime, donne e bambini ammazzati dopo sevizie inaudite in un casolare ai piedi della montagna: per quell'eccidio Emden è accusato di omicidio volontario, con l'aggravante della crudeltà. Il nome del sottotenente tedesco è rimasto nell'anonimato per quasi mezzo secolo. In tutto questo tempo Emden ha potuto vivere tranquillamente nella sua città, Ochtendung, dove è stato considerato per anni uno stimato e facoltoso ingegnere, con moglie e figlia avvocato. Dal '54 al '74 è stato anche consigliere comunale nelle file della spd. Ma a Caiazzo non hanno mai dimenticato quell'ometto con i capelli radi e gli occhiali che non riuscivano a nascondere un forte strabismo. Lo ricordano come era allora, in divisa da ufficiale, mentre organizsava le retrovie dell'esercito tedesco alle porte di un paese sconvolto dai bombardamenti e dalle razzie. Dopo il massacro Emden fuggì con i suoi commilitoni verso il Nord, ma fu poi catturato dalle truppe americane. Ad accusarlo dell'eccidio furono i suoi stessi soldati, che raccontarono ad un ufficiale statunitense come il loro capo avesse decretato di sua iniziativa la morte di 22 civili. L'inchiesta delle autorità militari proseguì per mesi, ma si concluse con un nulla di fatto: in base alle convenzioni internazionali, infatti, il sottotenente poteva essere processato solo nel Paese d'origine delle sue vittime, l'Italia, che però non ha mai fatto nulla per rintracciarlo. Ci vollero anni perché si tornasse a parlare del «boia di Caiazzo». Grazie alla costanza di un italo-americano, Giuseppe Agnone, appassionato di storia, saltarono fuori i documenti un tempo segreti sul caso Emden. Quelle carte furono raccolte in un libro, e consegnate ad un sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Paolo Albano, che aprì un'inchiesta. Raccolte le dichiarazioni degli ultimi due testimoni ancora in vita, il giudice firmò un ordine di cattura contro l'ex ufficiale nazista e si recò in Germania. Le autorità tedesche, evidentemente convinte dalle prove raccolte in Italia, hanno finalmente deciso di procedere contro il loro connazionale, [f. mil.]

Persone citate: Giuseppe Agnone, Hitler, Paolo Albano