Quel giorno Montanelli mi svelò che voleva fare il suo «anti-Corriere» di Indro Montanelli

Quel giorno Montanelli mi svelò che voleva fare il suo «anti-Corriere» Lanza ricorda la sua intervista Quel giorno Montanelli mi svelò che voleva fare il suo «anti-Corriere» L Caro Direttore, EGGO su La Stampa, e su altri giornali, le intriganti rievocazioni della rottura, nel 1973, tra Indro Montanelli e il Corriere della Sera, diretto da Piero Ottone. Come Ottone ha correttamente ricordato in un'intervista a la Repubblica, Montanelli fu licenziato dal Corriere in seguito a una clamorosa intervista a II Mondo. L'intervistatore ero io. Per i lettori (o, meglio, per gli appassionati di questi argomenti) forse è interessante sapere come andarono effettivamente le cose. Montanelli mi ricevette nella sua bella casa in piazza Navona, a Boma. Era la prima volta che lo incontravo, a tu per tu. Mi trovai di fronte a un uomo gelidamente, aristocraticamente furioso. Ce l'aveva soprattutto con Giulia Maria Crespi, che definì per tutto il tempo «la zarina»; considerava Ottone (a mio parere, sottovalutando l'antagonista) come un semplice strumento nelle mani della proprietaria del Corriere. E' curioso che sia Ottone sia Montanelli non ricordino il fatto centrale (anche sotto un punto di vista legale, alla radice del licenziamento) dell'intervista. Ottone dice che Montanelli fu licenziato perché aveva criticato pesantemente la linea del Corriere; Montanelli dice di non aver mai avuto in testa «un giornale suo». La verità è che, nell'intervista, per la prima volta Montanelli affermò l'intenzione di fondare un anti-Corriere: ovviamente fu questo il titolo, preparato - ricordo - da Mario Pendinelli, oggi direttore de II Messaggero, allora caporedattore de il Mondo. Per la proprietà del Corriere Giulia Maria Cres era la manifestazione di un progetto insopportabile; per Piero Ottone, che probabilmente gioca a scacchi con più astuzia di Montanelli, fu l'occasione per liquidare un dissenso assai scomodo. Montanelli accusava quel Corriere di tradire il pubblico borghese; mi annunciò di voler fondare un giornale regionale, che in Lombardia si sostituisse aj Corriere. In realtà, è successo che II Giornale non ha scalzato il Corriere in Lombardia, ma si è affermato come un grande quotidiano nazionale di opinione. Montanelli di certo non seguiva un piano premeditato. Pensava forse che l'intervista apparisse sul Secolo XIX, di cui allora ero vicedirettore. Gli spiegai che il «pezzo» sarebbe apparso su II Mondo, al quale collaboravo; e che il rilievo sarebbe stato nazionale. Bicordo, sulla porta, la sua espressione perplessa. Poi, un gesto nervoso con la mano, quasi una decisione: «Ma sì, va bene così...». Forse, la decisione dello scisma nacque in quel momento. Ma Montanelli non era ancora pronto, per alcuni mesi - lasciato il Corriere scrisse proprio su La Stampa. Le riunioni dei secessionisti avvenivano intanto nella libreria di Renzo Cortina, in piazza Cavour a Milano. Montanelli era adorato dai suoi seguaci. Lo incontrai una volta e, addirittura, un nostro collega gli schioccò un sonoro bacio sulla tempia. Montanelli mi disse: «In un certo senso, tu sei stato la levatrice del Giornale». Ne sono orgoglioso, Montanelli ha realizzato un'impresa coraggiosa e - ha ragione Paolo Mieli - fu trattato ingiustamente. Cesare Lanza Giulia Maria Crespi

Luoghi citati: Lombardia, Milano