Eltsin premia l'Inquisitore

Eltsin premia l'Inquisitore RUSSIA Un posto da ministro a Shakhrai, l'uomo del processo al pois Eltsin premia l'Inquisitore Con la nuova mossa del Presidente sembra tramontare ilpatto con la destra Licenziato in tronco il consigliere per le nazionalità Galina Starovoitova MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Boris Eltsin è uomo che non teme i colpi di scena. Forse li ama. E ieri ha dato un nuovo, duplice saggio della sua arte. Dopo aver detto - conciliante - ai giornalisti di «non vedere grandi differenze di posizioni tra le sue e quelle di Unione Civica» (la coalizione centrista guidata da Arkadij Volskij e dal vicepresidente Rutskoi), il Presidente è partito all'attacco. «Violando gli accordi presi, che escludevano si parlasse di sostituzioni di uomini - ha esclamato - Unione Civica insiste proprio su questo e manifesta smodati appetiti. Noi (plurale majestatis, ndr) questi cambiamenti non li faremo. La quantità di avvicendamenti che costoro propongono è tale da demolire la squadra di Gaidar-Eltsin». Come dire che il patto, abbozzato due giorni prima nell'incontro con Unione Civica, è di nuovo in alto mare. Forse non ancora carta straccia. Forse siamo ancora nella fase di un negoziato che non esclude colpi duri. Ma certo siamo daccapo. E, in mancanza di un compromesso, i rischi che il Congresso di dicembre si trasformi in una rissa grave tra potere esecutivo e Parlamento diventano altissimi. Sempre che a qualcuno non venga in mente di tagliare il nodo con un colpo di spada e di impedire in qualche modo che il Congresso addirittura si riunisca. Del resto Boris Eltsin non si è limitato a questa dichiarazione. Con un decreto ha infatti rinominato ieri Serghei Shakhrai vice-premier del governo, questa volta come presidente del Comitato statale per le politiche etniche. L'improvvisa nomina è caduta sui duellanti come una doccia fredda. Shakhrai era già vicepremier fino alla scorsa primavera, in qualità di consigliere speciale del Presidente per gli affari giurisdizionali. Si era dimesso, in evidente polemica non con Eltsin ma con una parte della ormai famosa «squadra di Sverdlovsk», cioè l'altra ala, composta di ex funzionari del partito, di consiglieri inamovibili del Presidente. Il trentaseienenne Shakhrai si era infatti subito «riciclato» come rappresentante del Presidente nel processo al pcus davanti alla Corte Costituzionale, di cui è stato senza dubbio uno dei principali ideatori-promotori, insieme con il segretario di Stato presso il Presidente, Ghennadij Burbulis. Entrambi, per altro, furono protagonisti principali della strategia con cui Boris Eltsin, nel dicembre 1991, liquidò in pochi giorni Mikhail Gorbaciov e la «realtà geopolitica» chiamata Unione Sovietica. E a Mosca tutti sanno che è questa la fazione, nel team eltsiniano, che si oppone strenuamente a ogni ipotesi di compromesso con il «centro» parlamentare. Il signi- ficato della nomina è dunque evidente: riportare in primo piano un uomo come Shakhrai implica dire all'opposizione moderata che Eltsin non rinuncia ai suoi «falchi». E ieri il governo si è riunito per discutere la situazione del Paese. E ne è emerso un comunicato che dimostra la piena fiducia di Eltsin nell'attuale gabinetto, così com'è. «Nessuno, eccetto il Presidente - dicono i ministri può decidere mutamenti nel governo». Le pressioni dall'esterno «possono solo provocare disorganizzazione nel lavoro». Punto e basta. Nello stesso tempo Eltsin ha licenziato ieri, senza ringraziamenti, la sua consigliera principale in tema di questioni nazionali, una delle due sole donne della sua «squadra»: Galina Starovoitova. Radicale non meno accesa di Shakhrai, la Starovoitova era caduta in disgrazia da tempo, e si vedeva. Ma ieri ha ricevuto, per lettera, il decreto che la invita a lasciare il suo ufficio. Giulietta Chiesa Il presidente russo Eltsin

Luoghi citati: Mosca, Russia, Unione Sovietica