Clinton; «Prima guarirò l'America»

Clinton; «Prima guarirò l'America» Per risanare il deficit federale si parla del reaganiano Volcker al ministero del Tesoro Clinton; «Prima guarirò l'America» Così risponde all'invito di Eltsin per un summit WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Mi concentrerò come un raggio laser sull'economia», ha promesso Bill Clinton nella prima intervista concessa da quando è stato eletto presidente degli Stati Uniti. E' quello che si era impegnato a fare e che tutti si aspettano da lui. «Dobbiamo concentrarci - ha aggiunto - sulle cose che possono avere un impatto immediato e, successivamente, allargare il raggio di azione». Non bisogna tirare a indovinare per capire che il primo obiettivo del nuovo presidente è quello di provocare, già nei primi 100 giorni della sua amministrazione a partire dal 20 gennaio, un abbassamento dell'indice di disoccupazione, attualmente al 7,5%. Si tratta di un obiettivo alla sua portata, poiché un po' di investimenti pubblici in settori a reazione veloce possono agevolmente ottenere l'effetto sperato. L'economia americana è in condizioni migliori di come è stata dipinta e, se il cambio di presidente, come è probabile, spingerà gli americani a spendere un po' di più, la crescita sarà rapidamente stimolata. Ma il problema è il dopo. E' per questo che, tra tutte le nomine che Clinton si accinge a fare, la più attesa è quella del nuovo ministro del Tesoro. «Non ho ancora preso alcuna decisione sui membri del governo da nominare, né in quale ordine», ha dichiarato il presidente l'altra notte. «Vuole fare in fretta e ci sarà già qualche annuncio entro la fine della settimana», ha assicurato Mickey Kantor, il presidente del comitato elettorale di Clinton, che è stato nominato coordinatore del «transition team», la squadra di collaboratori che gestisce la fase di passaggio. Ma un po' di tempo ci vorrà, dal momento che Clinton deve nominare, oltre ai 16 ministri, altre 8500 persone per altrettante cariche ai vari livelli. I candidati di cui si parla di più per la carica di ministro del Tesoro sono Robert Reich, un professore di economia di Harvard che ha avuto un ruolo chiave nel mettere a punto il programma economico elettorale del candidato democratico; Robert Rubin, presidente della Goldman & Sachs; e il banchiere Roger Altman. Ma, a sorpresa, circola anche un altro nome, quello di Paul Volcker, che fu presidente della Federai Reserve durante i primi anni dell'amministrazione di Ronald Reagan. Volcker non è un ultraconservatore e si era parlato di lui anche come possibile consigliere economico di Boris Eltsin. Ma certamente, anche per la sua esperienza alla Banca Centrale, non è un uomo da economia delle mani bucate. Una nomina come la sua servirebbe a rassicurare sul fatto che Clinton non avrebbe davvero intenzione di replicare le tra¬ dizionali politiche democratiche del «tassa e spendi», che, nate con la Grande Società di Lyndon Johnson, portarono, sotto Jimmy Carter, l'inflazione verso il 20%, mentre il deficit pubblico continuava a crescere. Reagan, poi, promise di abbattere il deficit, permettendone invece un'allegra elefantiasi. Lo stato d'animo nazionale, gli impegni su cui Clinton è stato eletto, la spinta della maggioranza democratica del Congresso e la fine della guerra fredda sono tutti fattori che spingeranno la nuova amministrazione a concentrarsi molto più sull'America che sul mondo. Boris Eltsin ha telefonato a Clinton proponendogli un summit. Altri leader internazionale hanno mandato messaggi di congratulazioni. Qual è stata la risposta di Clinton? «Sono ansioso di avere alcune conversazioni con tutti loro, ma penso che adesso devo dedicare il mio tempo soprattutto a mettere a fuoco le mie nuove responsabilità qui», ha detto l'interessato. Risposta sensata e, del resto, c'è tempo per occuparsi di politica estera. «Comincerò ad avvicinarla dagli aspetti che più incidono sulla nostra economia», ha dichiarato il presidente. Ma, in alcuni Paesi europei, serpeggia il timore di un'America più protezionista del passato. Paolo Passarmi

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