Perquisite le case dei Gran Maestri di Giovanni Bianconi

Perquisite le case dei Gran Maestri Prosegue l'inchiesta dei magistrati tra i massoni: sullo sfondo un riciclaggio di denaro Perquisite le case dei Gran Maestri I carabinieri cercano documenti a Trento e a Cosenza Minacce e avvertimenti al giudice Agostino Cordova ROMA. Quasi sei ore chiusi nella stessa stanza, a leggere carte sequestrate e verbali d'interrogatorio. Il procuratore di Palmi Agostino Cordova e il suo sostituto Francesco Neri si sono incontrati ieri a Roma con il procuratore presso la Pretura della capitale Di Mauro e i sostituti Toro e Sarno. La trasferta romana di Cordova si allunga, mentre giunge la notizia di un avvertimento lanciato al magistrato: quattro giorni fa, davanti alla sua abitazione di Roma, nascosta in un cantiere, è stata trovata una divisa da carabiniere, probabilmente rubata. Per gli investigatori si tratta del segnale «dell'organizzazione, ancora allo stato iniziale, di un possibile attentato al giudice». Fonti ritenute attendibili aggiungono che altri tentativi «saranno fatti nelle prossime ore per frenare Cordova». L'incontro del procuratore di Palmi con i magistrati della Pretura di Roma è legato all'inchiesta che questi ultimi stanno conducendo sul riciclaggio di 300 miliardi in titoli e assegni rubati due anni fa, nel quale sarebbero coinvolti anche esponenti della massoneria. «Per taluni aspetti dell'indagine procedo con la collaborazione della Procura circondariale di Roma spiega Cordova al termine dell'incontro -, il loro apporto è stato preziosissimo, per taluni versi determinante». E gli altri aspetti dell'inchiesta, quell'indagine sulla masso- neria segreta che sta mettendo sottosopra i «fratelli» d'Italia? Cordova risponde che non può dire niente. I giornalisti insistono e il procuratore ribatte: «Leggete gli articoli uno e due della legge del 1982; l'inchiesta riguarda gli aspetti indicati in quei due articoli. Non intendiamo criminalizzare la massoneria, ma solo accertare se talune attività da essa svolte ricadano nella previsione dell'articolo 2 della legge». Ecco allora la legge 25 gennaio 1982, chiamata anche «legge Anselmi». All'articolo 1 c'è scritto che «si considerano associazioni segrete, come tali vietate dall'art. 18 della Costituzione, quelle che, anche all'interno di associazioni palesi, oc¬ cultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali, ovvero rendendo sconosciuti in tutto o in parte ed anche reciprocamente i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale». L'articolo 2 della legge precisa poi che «chiunque promuove o dirige un'associazione segreta ai sensi dell'art. 1, o svolge attività di proselitismo a favore della stessa, è punito con la reclusione da uno a cinque anni... Chiunque partecipa ad un'asso¬ ciazione segreta è punito con la reclusione fino a due anni». Questa è dunque la legge in base alla quale Cordova ha avviato la sua inchiesta e per cui i carabinieri del Ros stanno rovistando in case, uffici e altri locali a disposizione dei massoni italiani, «obbedienti» sia al Grande Oriente che alla Gran Loggia Italiana. Ma negli ordini di perquisizione è scritto anche che si procede per violazione dell'articolo 416 del codice penale, «associazione per delinquere». Ancora ieri sono state eseguite una trentina di perquisizioni domiciliari a Roma, Milano, Padova, Venezia, Cosenza e Perugia. Gli ufficiali dell'Arma hanno rovistato anche in due case e nello studio del Gran Maestro del Grande Oriente Di Bernardo, a Trento, e del Gran Maestro aggiunto Loizzo, a Cosenza. Dall'abitazione di Di Bernardo gli investigatori hanno portato via documenti che riguardano l'organizzazione massonica, fotografie che lo ritraggono con vari personaggi nei suoi giri per l'Italia, agende. «Per me ben vengano anche le perquisizioni a casa - commenta Di Bernardo -; il problema è che questi magistrati sanno poco o nulla della massoneria, e quindi se c'è qualcuno che racconta qualcosa loro devono andare a verificare. Io sinceramente non so immaginare fratelli che fanno traffici riservati o illeciti attraverso banche o cassette di sicurezza I segrete, a meno che non si tratti di "mele marce"». Sempre ieri la Banca Nazionale del Lavoro e il Banco Ambrosiano Veneto hanno precisato di aver ricevuto dalla magistratura solo «richieste di informazioni su nominativi estranei agli istituti». Ma gli investigatori confermano le visite negli istituti di credito per controllare movimenti di capitali e depositi sui conti e sulle cassette di sicurezza di alcuni affiliati alla massoneria. La pista del possibile riciclaggio all'ombra di qualche loggia segreta ormai è stata imboccata, come dimostra anche l'intreccio con l'inchiesta della Procura circondariale di Roma. Giovanni Bianconi Nella foto grande il procuratore di Palmi Agostino Cordova In alto: Tina Anselmi