«Non siete una nazione» di Max Gallo
«Non siete una nazione» «Non siete una nazione» Lo storico francese Max Gallo severo sull'unificazione italiana PARIGI. In un lungo articolo che le Monde Diplomatique di questo mese dedica alla situazione italiana, lo storico Max Gallo giunge alla conclusione che «la crisi attuale è così profonda perché nessuna delle grandi contraddizioni che si ponevano agli abitanti della penisola nel loro insieme sin dall'inizio del tentativo di costruire una nazione comune ha avuto soluzione». Lo studioso giunge a domandarsi se vi sia mai stata, nel profondo della società, una vera unità italiana, «cioè una adesione a principi comuni per la partecipazione dei cittadini ai poteri e ai benefici dell'unità nazionale», con il Sud oggetto di conquista da parte del Nord e con il prevalente compromesso tra borghesia del Nord e "grandi" del Sud, realizzato all'ombra della monarchia per togliere ai braccianti meridionali e ai proletari settentrionali la possibilità di realizzare «una fusione socialista, rivoluzionaria e, come minimo, repubblicana». Ora, secondo Gallo, «le rivendicazioni popolari e populiste espresse dalle leghe nordiste mettono in luce l'ipocrisia e i limiti del compromesso che ha presieduto all'unità italiana ed il carattere formale della medesima». Lo storico, che indica nell'uccisione di Aldo Moro e nelle prospettive di compromesso storico l'ultima occasione aggregante mancata dalla società italiana, avanza la previsione che ancora una volta l'Italia sarà costretta a cercare una soluzione esterna per i suoi mali, nella scommessa dell'unità europea. E in un tale contesto Gallo si domanda se potranno sorgere in Italia forze politiche nuove capaci di un discorso di vera innovazione rispetto a quello delle leghe e se i problemi cui l'Italia si trova di fronte sono specificamente italiani e non siano piuttosto il preannuncio di qualche cosa di più generale. Dopo aver ricordato che l'Italia ha spesso «inventato» in campo politico - il fascismo e l'antifascismo, il totalitarismo e il terrorismo rosso e nero, mafia ed europeismo - lo storico si chiede ancora: «l'Italia è forse la metafora del nostro avvenire?». [Ansa]
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