La grande escalation della tensione di Francesco Grignetti
La grande escalation della tensione La grande escalation della tensione Nell'89 la prima aggressione skin, '92 anno nero ROMA. Una tensione che cresce convulsa, tra ebrei e naziskin, fino agli scontri di ieri. Le teste rasate compaiono sulla scena nell'estate 1989. Giugno, centro storico, festival del cinema di fantascienza a piazza Capranica: un gruppo di skin, che fino a quel momento erano considerati un fenomeno di folclore e niente più, aggredisce selvaggiamente alcuni spettatori che escono dal cinema. Lo scontro, innescato da un alterco nel cinema, è violentissimo, a colpi di bottigbe e spranghe di ferro. Restano a terra due ragazzi dai capelli lunghi. Uno ha il cranio rotto. Per questa impresa verranno condannati due gemelli romani, Stefano e Germano Andrini. Qualche anno di silenzio. Nel maggio 1991 va a fuoco un centro sociale dell'autonomia operaia. E' il «Corto circuito», a Cinecittà. Nel rogo muore un ragazzo sbandato, che dormiva nel centro. La polizia non ha dubbi: l'incendio è colpa di una stufetta difettosa. Ma i ragazzi frequen¬ tatori del centro non hanno dubbi: «I colpevob sono i naziskin. Sono belve. Ci hanno già aggrediti qualche mese fa, mentre stavamo preparando un concerto». Durante la guerra del Golfo, poi, l'ultradestra del Movimento politico organizza una manifestazione a sostegno di Saddam Hussein. Lo striscione che apre il corteo è una clava che rompe una stella di David; lo slogan «Israele non vincerà». La tensione comincia a galoppare negb ultimi tempi. Gennaio '92: un gruppetto di giovanissimi naziskin aggredisce a colpi di coltello e di spranghe gli extracomunitari che dormono tra i ruderi del Colle Oppio, alle spalle del Colosseo. La polizia li arresta tutti nel giro di poche ore. Si scopre che sono giovanissimi. Il Presidente della Repubblica si reca all'ospedale per portare la sua sobdarietà ai due immigrati ricoverati. Nel marzo '92 una nuova manifestazione di seicento naziskin termina in piazza Venezia. Cori e canti sot¬ to il balcone del Duce all'insegna del «Juden raus». Il sindaco Carrara si precipita a fare le sue scuse al rabbino capo Elio Toaff. Da questo momento è un susseguirsi di piccole e grandi aggressioni. Nel giugno scorso si tiene un provocatorio convegno di storici revisionisti che vengono a spiegare le loro teorie sull'Olocausto in un albergo romano. Davanti al portone si raduna un nutrito gruppo di sopravvissuti dei Lager. Con loro, si concentrano anche i giovanissimi ebrei di Roma. Partono insulti e spintoni. La polizia fa muro. Ma un agente si lascia scappare: «Troppo poche saponette!». Il ministro Scotti farà sospendere l'agente e si scuserà con la comunità ebraica. Qualche giorno dopo, un naziskin con la testa rapata e la svastica in evidenza si presenta al liceo «Quintino Sella», in pieno ghetto. E' uno studente della scuola che vuole leggere i risultati degli scrutini. Viene cacciato in malo modo. E dopo qualche ora si ripresenta con quattro compagni, forse di fede nazista. Finisce a calci. A settembre vengono aggrediti un gruppo di polacchi a Ostia, davanti al semaforo dove lavano i vetri; altri naziskin assaltano un ostello di immigrati, l'hotel Betlemme, sul litorale; sempre ad Ostia un gruppo di zingari è cacciato in malo modo da una discoteca. Ultima aggressione: un gruppo di ragazzi è circondato e assalito da quindici naziskin davanti a una vecchia sede del msi, oggi frequentata dal Movimento politico. E siamo ad ottobre. Il sondaggio sul nazismo. Le stelle gialle sulle vetrine dei negozi. L'ira del ghetto. La paura di non sentirsi protetti o comunque l'impressione di sentirsi soli tra la gente. Le giovani generazioni ebraiche lo dicono sempre: «Noi siamo diversi dai nostri padri. Non ci faremo portare inermi al macello». E ieri hanno deciso di dimostrarlo. Francesco Grignetti
Persone citate: Duce, Elio Toaff, Germano Andrini, Giugno, Quintino Sella, Saddam Hussein
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