GESUITI I «cattivi» di turno

GESUITI I «cattivi» di turno Intervista con Jean Lacouture, lo storico laico della Compagnia: luci e ombre di ieri e di oggi GESUITI I «cattivi» di turno CPAESULTI antiliberali, preyfus, plaudenti ascismo. Gesuiti int—I genti, raffinati e progsisti. Accanto a loro papi reanari e «ambigui» come Pio innovatori come GiovXXIII. Antisemitismo cronico tìel cattolicesimo. Papa Montini astuto e timoroso, ancora sotto l'influsso di Papa Pacelli e, dulcis in fundo, l'autoritario Wojtyla: di fronte a padre Arrupe somiglia al Grande Inquisitore dostoevskiano che, in nome dell'Istituzione, manda a morte Gesù perché «sconvolge l'ordine» con le sue pretese di libertà. Il secondo volume di Jésuites di Jean Lacouture - biografo di De Gallile e di Mauriac - ripropone l'interrogativo: i Gesuiti, tradizionali confessori di re, regine e papi, educatori di quadri politici, furono intriganti reazionari legati ai regimi o vittime di mostruosi sospetti e ingiuste persecuzioni? Il racconto si apre con la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773 e traccia una «multibiografia» di Revenants, come recita il sottotitolo, ossia di redivivi che rispuntano nonostante le proscrizioni. Ma la ricostruzione da avvincente diventa esplosiva quando, testimonianze e documenti alla mano, Lacouture rivela i retroscena del conflitto tra il Vaticano e la Compagnia di Gesù, che dal 1965 àh'83, sotto l'impulso di Arrupe, si rinnova profondamente aprendosi al dibattito su politica, sessualità, progresso, società, razzismo. Vero interprete del messaggio evangelico di Papa Giovanni, Arrupe inaugura metodi democratici, indice frequenti «concilii neri», sollecita le varie comunità allo scambio di informazioni, che approderanno alla rivendicazione di libertà e di giustizia sociale, alla denuncia di una- Chiesa che predica la povertà senza essere povera, e alla volontà di un impegno concreto. Di fronte a tutto ciò, se Papa Montini frena la virata a sinistra con l'astuzia, lasciando intravedere l'ipotesi dello scioglimento della Compagnia, Wojtyla usa il pugno di ferro. Eppure il volume appena pubblicato dal Seuil, è stato presentato qualche settimana fa proprio alla Maison des Jésuites in rue de Sèvre. In sala qualcuno ha avuto un sussulto nel vedere al tavolo degli oratori, accanto a padre Madelin, ex Provinciale dei Gesuiti francesi, Jean-Louis Schlegel, bell'uomo attorno ai cinquanta che oggi ha moglie e figli ma vent'anni fa era ancora un gesuita. Chi s'aspettava aspre polemiche o bacchettate a Lacouture è rimasto deluso. Solo padre Calvez, ma con molta bonomia, ha dato una tiratina d'orecchi all'autore per le espressioni irrive- renti verso il Pontefice, d'ufficio? Intanto, a Roma, al quarto piano del palazzo di Borgo Santo Spirito, sede storica della Compagnia di Gesù, il Papa nero e i suoi collaboratori davano un giro di vite: cambio della guardia alla direzione di Civiltà cattolica, la prestigiosa rivista fondata nel 1850; licenziamento di padre Pintacuda dal Centro Studi di Palermo, perché troppo impegnato nella Rete di Orlando; dèploraziòne-dellq spirito irreligioso del Diluviarci Michelangelo. Come mai tanta diversità di vedute? La forza della Compagnia non risiedeva nella sua compattezza? Chissà se a Roma, quando oggi presenterà il suo libro al Centre Saint Louis in piazza San Luigi dei Francesi, Lacouture avrà la stessa serena accoglienza da parte delle «sottane nere» dell'establishment. Lacouture, lei addolcisce le crìtiche più spinose, definisce follia, psicosi collettiva la gesuitofobia, ma basterà a far accettare i suoi attacchi più violenti? «Non lo so, e non credo di avere addolcito. Ho espresso con forza i punti negativi. E non nascondo che i Gesuiti ispiratori di Pio IX sono stati i peggiori reazionari. Ho anche criticato l'obbedienza non sempre dettata da "discernimento". Il grande teologo gesuita Rahner lo dice chiaramente: la Compagnia si è piegata scioccamente a ordini ingiusti». Questo vale anche per padre Arrupe? Impegnato nell'antirazzismo e nella giustizia sociale, sospettato di simpatie marxiste, viene prima frenato da Paolo VI e poi costretto a subire quello che lei chiama un «colpo di Stato pontificio» di Giovanni Paolo IL «Sì, forse anche lui non doveva piegarsi. Ma in quel momento era stanco, malato. I conflitti col Vaticano erano così intensi che aveva deciso di rimettere il suo mandato di Padre Generale e di convocare un congresso per eleggere il successore. Cosa poteva fare contro la rudezza di Wojtyla? Il Papa non solo rifiutò ostinatamente le sue dimissioni paventando un successore altrettanto pericoloso ma anche, al posto dell'americano O'Keefe, scelto come sostituto dallo stesso Arrupe, impose alla testa della Compagnia un suo "delegato speciale". «Spesso la gesuitofobia è una follia. Si tratta di un pregiudizio, di una psicosi che arriva fino ai giorni nostri: si è detto persino che i Gesuiti hanno assassinato Papa Luciani perché in quei giorni dovevano incontrarlo». Lei definisce i Gesuiti «banalmente anti-Dreyfus», poi intitola un capitolo «Fascismo, decisamente no», in cui si scopre che i Gesuiti italiani salutano positivamente il Concordato del 1929 come un atto politico, e a Parigi il padre provinciale Pére Boynes loda il governo di Vichy. Insomma, contro i più che si lasciano trascinare nell'antisemitismo solo qualche anima bella entrerà nella resistenza e morirà a Mauthausen. «Non credo che la maggioranza dei Gesuiti fosse filofascista, gli atteggiamenti e la produzione intellettuale dimostrano che erano contro. Forse sarebbe stato più giusto dire "Nazismo, decisamente no". Quando dico decisamente, sottintendo un dibattito. Sono stati meno crudelmente antisemiti di giornali come La Croix. Hanno subito la tendenza generale e, quando si pretende di essere l'avanguardia, questa è la più grande viltà». I rapporti con Israele ancora non sono completamente risolti... «Molto s'è fatto. Il Concilio Vaticano II denuncia l'antisemitismo e ristabilisce la verità sulla supposta perfidia degli ebrei. Credo sia una sciocchezza il fatto che il Vaticano non abbia ancora riconosciuto Israele, e non so dare spiegazioni dell'antisemitismo cattolico: è follia come l'antisemitismo in generale. Il giorno in cui Giovanni XXIII, durante la preghiera del Venerdì Santo, s'interruppe per dire che non avrebbe pronunciato più le parole antiebraiche di quell'omelìa, ha rotto clamorosamente con una tradizione oscurantista. Poi tutta l'opera del cardinal Bea è andata in quella direzione. Episodi come il Carmelo di Auschwitz dipendono dalle differenze e dalle contraddizioni fondamentali tra giudaismo e cristianesimo. Andrebbero rispettate, invece disgraziatamente i progressi che ci sono stati, grazie all'opera dei Gesuiti, da alcuni anni sembrano essersi un po' arenati anche a causa della personalità di Giovanni Paolo H». Crede che tanti viaggi papali nel Terzo Mondo tendano a recuperare il messaggio di Arrupe? «Non credo che il messaggio di giustizia sociale interessi veramente Giovanni Paolo li. Si muove per il cattolicesimo, piuttosto sul piano della fede che della giustizia, fa propaganda per la Chiesa di cui è il capo ma senza aver fatto propria la formula di Arrupe "l'ingiustizia è un ateismo". Questo Papa è un uomo di fede, un uomo d'ordine ed è soprattutto fortemente anticomunista». Perché vi allude t come al Grande Inquisitore? . «Perché con Arrupe. gi^è cqmpor'tato in modo-spaventoso,'ir che non significa che questo Papa non abbia le sue qualità». Dove ha sbagliato Arrupe? «Non c'è stato imo smacco. Credo che chi voglia seguire correttamente il Vangelo entri necessariamente in conflitto con la Chiesa cattolica che non gli è fedelissima. Nella Curia romana e nei suoi grandi notabili c'è un fondamentale conservatorismo in cui s'impiglia chiunque voglia predicare il Vangelo così com'è. Possono esserci delle disfatte, come è successo a Arrupe, ma il cammino non s'è interrotto! Oggi, il cattolicesimo come istituzione sembra prevalere sull'evangelismo e il luogo di contraddizione più straziante tra la Santa Sede e i Gesuiti è l'America Latina, dove è più evidente la diversità tra l'episcopato istituzionale ispirato dal cardinal Trujillo, con cui il Vaticano si felicita, e il clero evangelico. Denunciato come marxista, esso viene massacrato perché porta avanti la teologia della liberazione, la guerriglia dei poveri. là c'è il vero dibattito. A una Chiesa-istituzione molto potente si oppongono delle altrettanto forti rivendicazioni sociali appoggiate da una Chiesa-evangelismo. Ma il sacrificio dei Gesuiti del Salvador, nel novembre del 1989, non è stato vano. Si è aperto uno spiraglio per il rispetto della legalità in America Latina. In questo momento, la prima seguita a prevalere, ma l'altra non ha perso la partita, seguita a svilupparsi e a mantenere in vita il messaggio rivoluzionario di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano n». In proposito, Jean Guitton («La Stampa» dell'11 ottobre) parla di «errori nell'applicazione», di «anarchia», pur intravedendo l'era di una nuova evangelizzazione... «Penso che sia un uomo tanto intelligente quanto reazionario. E' un grande amico del Papa attuale e, per semplificare, è un cattolico di destra, dunque perché sorprendersi?». Quali sono oggi i rapporti tra il Papa e la Compagnia di Gesù? Quale destino intravede? «Io la vorrei diversificata e dissolta nel mondo. Nella misura in cui sono ancora cristiano, vedo il cristianesimo come un messaggio che si esprime in modi differenti. I Gesuiti hai ino avuto negli Anni 70-80 un'evoluzione pluralista, salutare e gli scontri sono ancora in corso. Il Pére Kolvenbach, attuale Generale dei Gesuiti, mi pare capace di seguire le evoluzioni recenti nel senso dell'equilibrio tra struttura centrale e periferia diversificata. Il che^non- faeilita-i rapporti-tra Papa bianco è Papa nero rèndendo ancora.pjù^delicate, je,questiohi coni Gesuiti 'dei vari 'Paesi, soprattutto con gli americani. Quanto ai francesi, nel mio libro cito la frase di Madelin in occasione della manifestazione di forza di Wojtyla: "Si tratta di un atto che mette alla prova la nostra fede... che s'iscrive fuori dallo svolgimento normale del diritto che ci governa...». E le recenti polemiche suscitate dai Gesuiti italiani? Crede che padre Sorge, prendendo le distanze dall'amico e compagno di lotta alla mafia padre Pintacuda, abbia obbedito «senza discernimento» a un ingiusto ordine? «Non ho seguito la vicenda, ma sarei stupito che nel momento in cui la lotta alla mafia è stata intrapresa in modo così coraggioso i Gesuiti facessero un passo indietro. Fondando l'istituto di Palermo, sono stati la punta della lancia. Quanto all'accusa di irreligiosità verso il Diluvio di Michelangelo fatta dai Gesuiti, mi pare follia, crimine. D'altronde in Jésuites ho riportato un articolo sull'Inferno apparso su Civiltà cattolica, che è grottesco. Peggio che nel Medioevo! Queste prese di posizione dimostrano che all'interno ci sono delle forze molto reazionarie che continuano a esprimersi facendo vergogna alla Compagnia di Gesù». Paola Decina Lombardi Confessori di re, eminenze grigie: spesso vittime dipregiudizi, qualche volta perseguitati «Non so spiegarmi ; :> l'antisemitismo cattolico: è una follia. Un Papa-Inquisitore contro padre Arrupe» Giovanni Paolo II e a sinistra Sant'Ignazio da Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Nell'immagine grande, l'Inquisizione in un dipinto secentesco Sopra, padre Arrupe, il «papa nero» sconfitto da Woityla Sotto, Jean Lacouture,

Luoghi citati: America Latina, Israele, Parigi, Roma