Redipuglia La «Vittoria» della protesta di G. Mar.

Redipuglia La «Vittoria» della protesta Msi: Istria italiana Redipuglia La «Vittoria» della protesta TRIESTE DAL NOSTRO INVIATO «Stamane abbiamo preso una grande lezione», dice il Presidente della Repubblica dopo aver partecipato alla cerimonia per il 4 Novembre a Redipuglia. La lezione è quella che hanno dato la gente radunata sui gradoni del Sacrario, le associazioni che si sono ritrovate nel ricordo delle migliaia di caduti, delle tragedie che non devono ripetersi. Ma mentre Scalfaro era alla celebrazione di questa giornata dedicata all'unità d'Italia, i consiglieri comunali del msi occupavano il municipio di Trieste, stendevano alle finestre del palazzo le loro insegne, esponevano accanto al tricolore le bandiere dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, e uno striscione sul quale era scritto: «No a Osimo». A Redipuglia la memoria di un passato che dovrebbe alimentare lo spirito unitario. A una trentina di chilometri di distanza, nella città giuliana ancora tormentata, il riesplodere della rabbia per quel trattato di Osimo che sancì la sovranità della Jugoslavia sulla cosiddetta Zona B. Al Sacrario il Capo dello Stato rende omaggio ai caduti, parla con tanto calore con familiari di soldati morti in Russia, i cui resti sono stati rimpatriati di recente. Il ministro della Difesa, Salvo Andò, dice: «Il sacrificio di quei tanti caduti che oggi ricordiamo non è vano o accidentale. Senza di esso saremmo certamente più poveri, avremmo fondamenta più fragili su cui costruire il futuro della nostra comunità nazionale». Il pensiero è rivolto a tutti i caduti dei conflitti mondiali. «Un pensiero che estendiamo ben al di là dei confini, a tutti coloro, di qualunque nazionalità, che hanno dato la vita per la propria Patria nel corso dei tanti conflitti che hanno insanguinato l'Europa in questo secolo. Il loro sacrificio conserva intatta la sua forza ammonitrice: quanto è accaduto non deve più ripetersi». E avverte: «Davanti a minacce alla pace, alla necessità di ristabilire il diritto violato, alle sofferenze di intere popolazioni civili, non si può restare indifferenti. Occorre assumersi le proprie responsabilità. L'Italia è pronta a dare la sua disponibilità alla comunità internazionale e le Forze Armate sono pronte a sostenere le scelte del Paese. Lo testimonia il sacrificio dei piloti caduti in Croazia e in Bosnia in missioni di pace». [g. mar.]

Persone citate: Salvo Andò, Scalfaro