La Lega: Il Giorno lo compriamo noi di Ugo Bertone

La Lega: Il Giorno lo compriamo noi Il capogruppo dei lumbard di Montecitorio: possiamo trovare una cordata di imprenditori disponibili a rilevare il giornale La Lega: Il Giorno lo compriamo noi La testata ai privati? Liguori parte all'attacco MILANO. Scusi Liguori, ma la Lega vuole «Il Giorno». «Io spero - replica duro il direttore che il giornale non diventi mai terreno di conquista per nessuno. Ma, se devo scegliere, meglio i popolani della Lega che i principi dell'Espresso». Si addensano le nubi attorno al quotidiano dell'Eni e lui, Liguori, non si tira indietro. C'è aria di privatizzazione, almeno a giudicare da varie sortite. Parla il ministro delle Poste, Maurizio Pagani: «Abbiamo smesso con lo Stato muratore e con lo Stato pasticciere. Non si può continuare con lo Stato editore». Pagani va giù piatto. Giuseppe Santaniello, garante per l'editoria, lo segue a ruota. «E' inopportuno», dice Santaniello, che lo Stato mantenga la proprietà del quotidiano fondato da Mattei. Esultano i liberali, e la Lega non perde tempo. Scende in campo Marco Formentini, presidente dei deputati del Carroccio. «Se - dice - il Giorno verrà venduto ai privati, come dice il ministro delle Poste, la Lega potrebbe favorire una cordata di imprenditori disposti a rilevarlo». No, non è una battuta di spirito, un'incursione ad effetto. Formentini da tempo ripete che lui (e Umberto Bossi) è da sempre lettore affezionato de «Il Giorno». «La testata ci interessa molto - continua Formentini - anche se l'hanno massacrata in questi anni. Certo, noi non potremmo essere acquirenti diretti perché la Lega non è una società di capitali. Però ci siamo interessati a favorire l'acquisto da parte di imprenditori seri che capiscono che la situazione dell'Italia è a una svolta ed è necessario un giornale più aperto alla verità». Insomma, qui non si scherza. Da una parte c'è lo Stato azionista che dà l'impressione di voler cedere la bandiera dell'Eni di Enrico Mattei. Dall'altra, la volontà di comprare da parte di Bossi o, quantomeno, dei suoi alleati. In realtà, la partita è ancora tutta da giocare: il Tesoro, a cui fanno capo le controllate dell'Eni spa, non esercita il diritto di voto sulla Rai, sostengono i giuristi dell'area pubblica, perciò non si può accusare lo Stato di violare la legge sull'editoria con il controllo contemporaneo di giornali e tv. Ma queste sottigliezze lasciano il tempo che trovano in momenti così tempestosi. «No commenta Liguori - non sono contrario in via di principio alla privatizzazione del giornale. Sono contrario invece a regalarlo o a farne l'ennesima voce monopolistica nel panorama dell'informazione». No, non sono le armate di Bossi (tra cui si annidano i lettori de «Il Giorno») i nemici di Liguori. Sono «i principi», quelli che alimentano «un certo clima di ostilità verso il giornale dopo la mia nomina a direttore collegata a un progetto di rilancio editoriale». Liguori non risparmia proprio nessuno. Il ministro Pagani? «Ho accolto con stupore replica - le dichiarazioni del ministro soprattutto per la loro leggerezza. Nel nostro caso si sta parlando di informazione, non di merendine di Stato. Le eventuali soluzioni andrebbero esaminate con maggior serietà, tenendo conto che il giornale ha una sua redazione che non può esser tenuta estranea alle deci sioni che verranno prese». E Bocca? Giorgio Bocca che non nasconde le sue critiche alla direzione Liguori? «Lui - re plica il direttore - sta condu cendo una martellante e perso naie campagna nei miei confronti, probabilmente in sintonia con gli interessi dei suoi editori». Ma aggiunge Liguori: «Bocca è uno dei migliori gior nalisti italiani, mi piacerebbe che terminasse la sua carriera da noi, dove l'ha cominciata» Ma se lo Stato vende, Liguori accetterebbe di rischiare con «Il Giorno»? Sarebbe disposto a rischiare del suo con una cordata di privati? Spesso, nelle acquisizioni, i nuovi proprietà ri cercano di coinvolgere i diri genti... «In linea di principio replica Liguori - io ci sto. La testata è sana. Anzi, su questo terreno posso coinvolgere la re dazione. E assieme sistemiamo la pubblicità, la stampa e tutto quel che serve per gestire "Il Giorno" in attivo». Ugo Bertone Il direttore «Giorgio Bocca torni da noi» Da sinistra, Paolo Liguori direttore del «Giórno»' il leghista Marco Formentini e l'editore Carlo Caracciolo,

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