«Miserabile» Hugo, come Buddha e Confucio

«Miserabile» Hugo, come Buddha e Confucio Il grande scrittore francese fra i santi di una strana setta sincretista in Vietnam «Miserabile» Hugo, come Buddha e Confucio Per sopravvivere a Ho ChiMinh il Cao-Dai beatificò persino Lenin "il L comunismo non è riu1 scito a strappare Victor I Hugo dall'aurea schiera I dei santi. A metà strada *] tra Saigon e la frontiera cambogiana, all'ingresso della cattedrale di Tay Ninh, una pala naive lo ritrae con l'aureola, vestito da accademico, mentre verga con la penna d'oca, su una tavola che ricorda quella dei dieci comandamenti, «Dieu et Humanité, Amour et Justice». A fianco, la stessa frase scritta con gli ideogrammi. Il dio di questa religione è Cao-Dai (il «Grande Palazzo»); gli adepti, oltre un milione tra Vietnam e Stati Uniti, dicono di aver preso il meglio da tutti i credo del mondo. Gesù Cristo siede a fianco di Confucio e di Buddha. Sincretismo assoluto, il loro, tanto che, attorno ai «rivelatori», vengono fatti gravitare anche Giovanna d'Arco, Pasteur, Flammarion, Aristide Briand, La Fontaine, Shakespeare. Più che un tempio, questo di Tay Ninh sembra un Pantheon dei personaggi che hanno fatto la storia letteraria e scientifica d'Europa. Ma Victor Hugo è l'unico che apre, con la propria persona effigiata sulla pala, le porte al caodaismo. Massimo Introvigne, uno tra i più autorevoli esperti italiani di sette religiose, spiega come l'autore dei Miserabili si sia guadagnato un posto di privilegio a fianco di Gesù, Buddha e Confucio: «Nel loro sincretismo, i seguaci di Ngo Van Chien, che ebbe la "rivelazio¬ ne" tra il 1919 e il 1925, hanno adottato tra i santi personaggi che di volta in volta servivano a farsi accettare dai padroni di turno. Così, nel periodo in cui l'Indocina era colonia francese, entrarono a far parte del culto Pasteur, La Fontaine e gli altri. Ma per Victor Hugo fu diverso, perché il caodaismo riconobbe e apprezzò realmente l'afflato mistico al quale si abbandonò lo scrittore prima di morire». Negli Anni Trenta questa «insalata» di religioni, nata per soddisfare le esigenze della classe medio-alta indocinese che studiava nelle scuole francesi e voleva piacere a Parigi senza scordare le proprie origini, arrivò a contare quasi tre milioni di seguaci. Si organizzò come un vero e proprio Stato nello Stato, con scuole, ospedali e persino un esercito proprio. Erano filofrancesi, Parigi li lasciò proliferare e addirittura li incoraggiò. Ma il trasformismo dei vari «pontefici» che risiedevano a Tay Ninh non bastò a frenare il declino della setta. La gimeana attraverso tre guerre, tutte perse, li sottopose, di volta in volta, a persecuzioni. Furono anche filogiapponesi, pagando comunque prezzi salati prima, durante e dopo l'occupazione. Arrivati i comunisti, tentarono di integrarsi aprendo le porte a Lenin e facendolo accomodare a fianco di Hugo e di Giovanna d'Arco. Il trucco servì a restare in vita, ma causò la scissione con i «fratelli» d'America, rimasti fedeli alle origini e, quindi, intransigenti anticomunisti. Il caodaismo trapiantato in America elesse proprio «pontefice» l'ultimo ambasciatore del Vietnam capitalista negli Stati Uniti. Ora, morto il comunismo, il pontefice sta serrando le file, cerca di proporre il caodaismo come la formula per rinnovare il Vietnam. Naturalmente portando con sé tutto il carrozzone di «santi» adottati in sessantanni di trasformismo. Resterà Hugo, ma resterà anche Lenin. Pier Luigi Vercesi 1 V» Tra gli eletti anche Pasteur, Shakespeare e Giovanna d'Arco Victor Hugo nell'affresco vietnamita. Sopra, Giovanna d'Arco. A destra, Lenin