Una euroimboscata per Major di Paolo Patruno
Una euroimboscata per Major Oggi il voto su Maastricht, i conservatori ribelli possono far cadere il governo Una euroimboscata per Major C'è la Thatcher dietro la rivolta Il premier spera in un aiuto liberale LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il destino di Major corre in queste ore sul filo del rasoio. Dipende dalla ribellione di un pugno di «franchi tiratori», poche decine di antieuropeisti annidati nello stesso partito conservatore che questa sera hanno minacciato di votare contro il governo per inceppare la ratifica parlamentare del trattato di Maastricht. Con soli 21 seggi di maggioranza, il Primo Ministro può sperare solo nel salvagente lanciato da una ventina di liberal-democratici filoeuropeisti per superare quella che tutta la stampa inglese definisce come la più grave crisi del partito governativo degli ultimi anni. Il risultato della sfida lanciata dagli euro-ribelli è infatti incertissimo perché l'opposizione laborista voterà opportunisticamente contro il governo pur sbandierando sentimenti europeisti. Il suo nuovo leader John Smith ha giustificato il clamoroso voltafaccia sostenendo che per l'Inghilterra è opportuno attendere una chiara decisione dei danesi, aspettare i risultati del vertice Cee di Edimburgo a metà dicembre prima di procedere al meticoloso esame, articolo per articolo, del trattato di Maastricht. Il leader laborista conta così di calamitare abbastanza voti degli «euro-scettici» conservatori guidati dalla vecchia guardia thatcheriana. Secondo l'aritmetica parlamentare basterebbero di fatti 30 «franchi tiratori» o poco più per mettere in minoranza il governo, per infliggere ima nuova batosta al già traballante prestigio del Primo ministro. Nelle ultime settimane, Major ha già inanellato una serie clamorosa di errori, di spettacolari ritirate che hanno fatto precipitare la sua popolarità. Prima c'era stata la vana difesa del ministro Mellor, un suo amico costretto alle dimissioni da uno «scandalo rosa», poi l'umiliante uscita dallo Sme e la svalutazione della sterlina, quindi la resa ai minatori, alle dimostrazioni di massa contro l'annunciata chiusura dei pozzi di carbone. E sullo sfondo di questi smacchi c'è la perdurante crisi economica. «Questo è un governo incompetente. E' da battere con ogni mezzo» suona l'urlo di batatglia dell'opposizione laborista, che ha colto lo spunto della ratifica di Maastricht per mettere in serie difficoltà Major. E lo stesso ritornello, abbinato agli slogans contro «l'Europa federale e centralizzata» è stato ripreso anche dagli euroribelli conservatori. Ventidue avevano già votato contro il governo a maggio, durante il precedente passaggio parlamentare della legge. Poi è venuta la ventata antieuropeista legata alla resa della sterlina e i ribelli sono ancora aumentati, tonificati dietro le quinte dall'appoggio di lady Thatcher. L'ex premier non è scesa direttamente in campo, ma ha appena firmato la prefazione di un pamphlet anti-Maastricht scritto da uno degli «ammutinati», l'ex ministro Michael Spicer. E hanno parlato, per lei, i suoi luogotenenti: l'ex presidente conservatore Tebbit e l'ex ministro Parkinson che hanno bersagliato il malcapitato Major. In questo clima tumultuoso, Major si difende strenuamente, conscio di giocarsi il suo aweni- re. Prima ha provato a ricattare i ribelli dicendosi pronto a dimettersi, a indire nuove elezioni se la legge verrà bloccata. Poi ha cambiato tattica. Ha diluito talmente la mozione governativa che neppure vi compare più il nome di Maastrich e si è proclamato, in una serie di incontri riservati con i ribelli, «il primo euroscettico del governo», il più attento a salvaguardare i diritti della sovranità nazionale. Anche se, ha ripetuto ancora ieri in Parlamento, l'integrazione europea resta necessaria per «difendere il futuro dell'influenza britannica e il suo avvenire economico». Major, poi, ha dovuto rintuzzare le reazioni ostili degli euroscettici innescate da una intempestiva dichiarazione da Berlino del vicepresidente della Commissione Cee, il tedesco Bangemann, secondo il quale «Maastricht è il primo passo sulla via dell'Europa federale». «Niente affatto, le idee personali di Bangemann sono stupide e dinsinformate» ha ribattuto polemico Major. Paolo Patruno I laboristi si alleano tatticamente ai franchi tiratori Il premier inglese Major rischia di essere battuto in Parlamento Foto piccola, il laborista Smith
Persone citate: Bangemann, John Smith, Mellor, Michael Spicer, Parkinson, Tebbit, Thatcher
Luoghi citati: Berlino, Edimburgo, Europa, Inghilterra, Londra
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