Calderone: un «fratello» per ogni cosca di R. R.
Calderone: un «fratello» per ogni cosca Calderone: un «fratello» per ogni cosca ROMA. Ci fu un momento in cui persino Cosa Nostra fu «tentata» dal miraggio esoterico del Grande Oriente. E forse fu più di una tentazione. Così pensa un testimone eccezionale: il pentito Antonino Calderone, fratello di Pippo (boss della mafia catanese ucciso nel 1978). Calderone è stato ascoltato ieri nell'aula bunker di Rebibbia dalla corte d'assise di Palermo nell'ambito del processo sui cosiddetti «omicidi politici»: le uccisioni di Piersanti Mattarella, Michele Reina e Pio La Torre. Un po' innervosito per la presenza delle telecamere, Calderone ha ripetuto quanto aveva già avuto modo di dire a suo tempo a Giovanni Falcone. E sui collegamenti tra mafia e politica ha confermato: la mafia votava «per i partiti di destra: de, pli, psdi e pri» e poi si rivolgeva agli eletti per ottenere favori. E la massoneria? Calderone ha ricordato che nel 1977 ci furono contatti tra le logge e Cosa Nostra. Il tramite era la «famiglia» di Santa Maria del Gesù, quella comandata da Stefano Bontade che poteva «vantare» appunto una parentela (era cognato) con Giacomo Vitale. Quest'ultimo, secondo il pentito, non era uomo d'onore ma era inserito bene nella massoneria. Dice Calderone che Bontade voleva che almeno un rappresentante per ogni «provincia mafiosa» entrasse a far parte della massoneria. [r. r.]
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