Sulle logge segrete scontro nel Palazzo di Gio. Bia.

Sulle logge segrete scontro nel Palazzo Cossiga: solo in Italia un giudice può mettere a soqquadro la nazione. Ma Anselmi difende Cordova Sulle logge segrete scontro nel Palazzo Sequestrati elenchi in molte città ROMA. I giudici della Procura di Palmi sono ancora a Roma, e dalla capitale coordinano le indagini sulla massoneria «coperta» che ormai si sono eslese a tutta Italia. Ieri ci sono state perquisizioni a Milano, Firenze, Perugia, Cosenza e Bordighera oltre che a Roma, e sono cominciati anche gli interrogatori. Ma su quest'inchiesta - che procede senza che gli inquirenti lascino trapelare nulla - si addensano già le prime polemiche: solo un'avvisaglia di quello che potrebbe accadere se dovessero saltar fuori i nomi dei personaggi inquisiti, i presunti appartenenti alle logge segrete. Ieri ha preso la parola l'ex-presidente della Repubblica Francesco Cossiga. In un'intervista, prima ha specificato che l'indagine di Cordova non gli sembra «arbitraria», poi ha detto: «Io sono del parere che in questo nostro ordinamento abbiamo abrogato, abolito, soppresso il ministro di Grazia e Giustizia per farne tanti quanti sono i procuratori della Repubblica, ma mi hanno spiegato che questa è democrazia progressiva. Ma in quale altro Paese un procuratore della Repubblica di Palmi metterebbe a soqquadro l'intera mazione? Sembra questa un'organizzazione giudiziaria ben fatta?». L'esternazione di Cossiga non si ferma qui. L'ex presidente va a rendere omaggio alla salma di Balzamo e poi dichiara: «Questa caccia alle streghe nei confronti della massoneria fa temere, perché il nazismo, il fascismo, il regime di Vichy hanno sempre iniziato in questo modo». Comunque sull'inchiesta preferisce «attendere i risultati di eventuali regolari processi». Parla piuttosto di Cordova e dice: «Che non avendo avuto il giocattolo della Direzione antimafia si voglia giocare al complottismo, da Palmi, è umano... Da questo frenetico agitarsi trova conferma la regolarità e la compostezza dei magistrati della Procura di Milano. Solo i prodotti buoni e genuini inducono ad imitazioni, partenopee e Calabre. Speriamo che non si arrivi ad adulterazioni e contraffazioni...». Sulla massoneria e sul pericolo rappresentato dalle logge coperte, Cossiga la pensa così: «Se nelle logge massoniche ci sono dei "mariuoli", se è stata violata effettivamente la legge sulle associazioni segrete, si faccia giudicare ai tribunali in giusti processi, secondo le leggi vigenti e non in base alle preferenze ideologiche. Ma lasciamo stare i complotti...». Di tutt'altro tono i commenti all'inchiesta di Palmi fatti da Tina Anselmi, ex-presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2. Anche lei preferisce non entrare nel merito delle indagini prima che vengano resi noti gli atti della magistratura, ma avverte: «Se l'inchiesta in corso dovesse dimostrare l'esistenza di logge coperte, significherebbe che il tessuto democratico del nostro Paese è piuttosto debole. La speranza è che a questo punto si faccia chiarezza... Bisogna accertare se ci troviamo di fronte a logge coperte oppure se si tratta di associazioni che si ammantano della riservatezza propria della massoneria». Il nodo dell'inchiesta calabrese sembra essere proprio questo: capire se le logge cosiddette «coperte» o «spurie» sono realmente una deviazione e strutture staccate dalla massoneria ufficiale, oppure se sono conosciute, tollerate e in qualche modo utilizzate dalle «comunioni» legali per traffici e comportamenti illeciti. Ecco il motivo delle perquisizioni e del sequestro degli elenchi nelle sedi ufficiali della massoneria italiana. Dopo la sede del Grande Oriente d'Italia, Cordova ha spedito gli investigatori pure a piazza del Gesù, dove c'è la base della Grande Loggia d'Italia, guidata dal Gran Maestro Renzo Canova, seimila iscritti ufficiali, la «seconda massoneria italiana». Cordova visiterà anche gli archivi della Camera per scartabellare tra gli atti della commissione d'inchiesta sulla P2: in quelle carte sono scritte molte cose sui rapporti tra massoneria ufficiale e logge «spurie» che potrebbero tornare utili per il lavoro dei giudici di Palmi. Sono diversi i massoni che avrebbero deciso di collaborare con la giustizia raccontando ai magistrati calabresi ciò che sanno sulle logge segrete. Tra questi c'è anche Angelo Monaco, medico di San Mango d'Aquino, che - racconta il settimanale Avvenimenti - ha subito un processo massonico per essersi rivolto alla giustizia ordinaria e aver raccontato la storia di un broglio elettorale. Monaco, fra l'altro, ha detto della richiesta di iscrizione alla massoneria del deputato de Leone Manti, il cui nome compare ora nell'inchiesta sulle tangenti a Reggio Calabria, e Manti replica: «Anche le ultime affermazioni fanno parte di quella che da tempo definisco una congiura. Quando mi proposero l'iscrizione in una loggia ebbi modo di affermare che i miei principi cristiani non mi consentivano di conciliare certe appartenenze». [gio. bia.]