First Ladies, vizi e trionfi delle «mogli-padrone» di Gabriele Beccaria
First Ladies, vizi e trionfi delle «mogli-padrone» First Ladies, vizi e trionfi delle «mogli-padrone» ON era mai successo che si mettessero in scena con tanta assiduità. I mariti hanno dovuto fare i conti con le loro ombre, ogni giorno di questa campagna sfibrante. Hanno parlato di tutto, dall'aborto ai dolci al cioccolato. Complici i media, si sono imposte come le incarnazioni delle due Americhe: Barbara Bush, la tradizione, Hillary Clinton, il futuro. Divise da tutto, unite dai buoni studi e da famiglie ricche. Uno status che le ha poste su un gradino più alto rispetto a George e Bill. E' una coincidenza ricorrente che le First Ladies vantino un background migliore di quello dei mariti-Presidenti e, spesso, funzionino da cervelli delle loro carriere. Per questo, attirano abbondanti dosi di curiosità e antipatia. Solo Richard Nixon, Gerald Ford e Jimmy Carter hanno fatto eccezione alla regola delle «donne-padrone» e, curiosamente, le loro Presidenze sono state tra le più controverse. Non stupisce, quindi, che - come ha osservato l'antropologa Margaret Mead - «la moglie del Presidente impersoni il ruolo di una regina». Un ruolo che ha una madrina. Jackie Kennedy è stata la prima First Lady a diventare un'icona tv, personaggio di culto e oggetto di pettegolezzi. Se JFK sconfisse Nixon nel celebre dibattito del 1960, la telegenia di Jackie le valse i successi di mia star. Lei, sprezzante, esclamò: «La parola First Lady me ne ricorda un'altra: sella da cavallo». Ma la sua ambizione era riuscita a cancellare l'odio che un'altra First Lady, Eleanor Roosevelt, aveva alimentato nell'immaginazione dell'America. Dal 1932 al 1944, con il suo presenzialismo si trasformò nel volto e nelle gambe del semiparalizzato FDR. Erano ancora fresche le memorie di Edith Wilson, che inventò «il governo delle sottane», sostituendo, di fatto, il marito Woodrow, colpito nel 1919 da un ictus. Eleanor Roosevelt si era creata il ruolo di «surrogato del Presidente» come antidoto alle sue inclinazioni lesbiche. Quando seppe dell'elezione del marito, aveva commentato: «Ora non avrò più un'identità». «La Casa Bianca è la mia prigione», le fece eco Bess Truman, First Lady dal 1945 al 1953. Inaugurò l'era delle «prime donne» incolori e taciturne. Come Mamie Eisenhower, di cui la stampa tacque le sbronze. Su Lady Bird Johnson le cronache restarono avare, mentre Pat Nixon soffrì in silenzio. Eppure, semi-nascoste, continuarono a distribuire consigli e ad amministrare minacce. Harry Truman confidò che Bess fu il primo dei suoi consiglieri, mentre Lyndon Johnson ripeteva agli assistenti: «Chiediamo a Lady Bird». Nel 1960, Jackie rivoluzionò tutto. L'inquilina di Pennsylvania Avenue si mise sotto i riflettori. Fece parlare giornali e tv per aver speso milioni di dollari a riarredare la Casa Bianca. Invitò a cena intellettuali e artisti. Gli americani la premiarono con una popolarità senza precedenti. Nancy Reagan provò a rinverdirne i fasti. Non ci riuscì. La mania dei vestiti firmati e le spese faraoniche sembrarono eccessive anche nell'epoca del dollaro facile. Nella sfida che ingaggiò con Raissa Gorbaciova ne uscì a pezzi. A darle il colpo di grazia furono le passioni astrologiche che fecero sorridere tutta Washington. L'antipatia che si attirò, comunque, non eguagliò quella che avvolse chi l'aveva preceduta, Rosalyn Carter. Si fece la fama dell'impicciona, assistendo ai meeting di alto livello. La battezzarono «Magnolia d'acciaio». Affievolitisi gli scintillìi del reaganismo, Barbara Bush ha scelto l'ùnmagine della madre di famiglia. Il suo motto: «Fai le cose bene, stai nascosta e non strafare». Il risultato: i sondaggi l'hanno premiata con un tasso di gradimento superiore a quello del Presidente. La sua antagonista, Hillary Clinton, non potrebbe essere più diversa. Avvocato da 180 mila dollari l'anno, punta a una poltrona da ministro. I «pundits» gli esperti washingtoniani l'hanno già immaginata nei panni di First Lady: sarà la donna più potente della storia Usa. Chiamatela Lady Macbeth. Gabriele Beccaria Jackie Kennedy inventò la figura della Prima Donna da copertina m Barbara Bush [FOTO AP) Hillary Clinton (a fianco) e sopra Nancy Reagan IFOTOAP)
Luoghi citati: America, Pennsylvania, Usa, Washington
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