I pionieri e la nuova carovana di Furio Colombo

I pionieri e la nuova carovana I pionieri e la nuova carovana L lettore che scorre queste righe sa già il risultato delle elezioni americane. Sa anche quello che sono costate. Non parlo del danaro o della fatica, parlo del costo umano. Molti americani, adesso che tutto è finito, hanno l'impressione di essere stati coinvolti, a momenti, in un litigio personale. Avrebbero voluto sapere quale America si preannuncia, a quale fase storica sono sul punto di prendere parte. Oggi lo sanno. George Bush non è stato il candidato di se stesso. Un uomo di centro che ha formato il suo prestigio intorno a una visione tollerante, riguardosa del pluralismo americano si è trovato a combattere a nome di una coalizione che ha avuto il suo uomo di punta nel vicepresidente Dan Quayle. E' stata infatti la parte del partito repubblicano che fa capo a Quayle a vincere alla Convenzione repubblicana, lo scorso agosto. li ritratto che era venuto fuori da quella Convenzione è quello di un'America in cerca dei «valori tradizionali», che immagina il futuro solo come conferma, che intende il pluralismo cqrne un processo di iniziazione: chi vuole essere ammesso deve accettare le regole del club. Quelle regole non sono per tutti. L'idea di famiglia è quella ideale - ma anche privilegiata del passato. L'immagine della donna è quella che sta, nello stesso tempo, sul piedistallo e in casa con i figli. Il governo non ha compiti di intervento neppure nel caso di una grave crisi economica. E' un riferimento alto, non un'agenzia di cambiamento sociale. Ma è un sorvegliante rigoroso dei valori morali, anche privati, ritiene di conoscerli e di interpretarli. Si sente in grado di legiferare sulla vita, sulla morte, sull'aborto. Di cambiamento sociale parla con sospetto. E poiché il passato americano è un buon passato, l'invito che gli elettori americani hanno ricevuto dai repubblicani è stato quello d'identificarsi in quel particolare tipo di patriottismo che è l'amore del prima, e di esprimere diffidenza per le sorprese del dopo. Quest'albero, disegnato a immagine e somiglianza di coloro che hanno ragione di pensare che il meglio sia già venuto, è stato furiosamente scrollato dal candidato-meraviglia Ross Perot. Meraviglia non vuol dire né affetto né ammirazione, due sentimenti che il piccolo e accanito uomo del Texas non sembra aver suscitato nel suo pubblico. Piuttosto ha fatto nascere il tipo di rapporto che lega qualcuno al proprio legale o al proprio contabile: gli si può dare fiducia anche se non si diventa amici. Dall'altra parte dell'avventura americana c'era stata la Convenzione democratica. Quella Convenzione è un evento politico destinato a cambiare gli Usa indipendentemente dal risultato di queste elezioni. Intendo dire: non è legato al valore personale di Clinton. E non dipende neppure da un'abile progettazione politica. Una nuova America si è espressa in quella Convenzione, non l'invenzione di un partito. Il partito democratico, però, ha avuto il merito di accorgersi del fatto sensazionale, e,questo gli dà respiro per il futuro. Qual è il fatto? E' l'inizio di una società basata sul rispetto delle identità di ciascun gruppo e costruita sulla inclusione di tutti i gruppi. Bill Clinton non è il leader carismatico che trascina e converte. Piuttosto è il direttore d'orchestra che ha visto lo spartito. Quello spartito non è una trovata elettorale. E' un «oggetto trovato» osservando la realtà che sta prendendo forma nella più grande democrazia industriale. Forse per questo, nelle ultime ore, alcuni membri della famiglia Rockfeller, campione di un'America repubblicana che assomigliava più al George Bush di un tempo che al Dan Quayle di adesso, hanno annunciato di votare Clinton. Hanno capito che stava per muoversi un grande convoglio. Porta a bordo il nuovo che promette l'America. Furio Colombo

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Dan Quayle, George Bush, Quayle, Rockfeller, Ross Perot

Luoghi citati: America, Texas, Usa