Econazisti? No, grazie I Verdi sotto accusa

Econazisti? No, grazie I Verdi sotto accusa Il filosofo Hosle propone una dittatura ambientalista e scatena polemiche Econazisti? No, grazie I Verdi sotto accusa 7*1 ROMA CUSI, signor ecologista, v si può vagheggiare un tol J talitarismo in salsa verhZ. I de? In altre parole, la difesa della natura può arrivare alle maniere forti di una ecodittatura? Domande provocatorie, ma non troppo nel mondo ambientalista. «Un'ecodittatura sarà senza dubbio un male terribile, ma se la democrazia non riuscirà a risolvere il problema ecologico il suo trionfo sarà inevitabile». Parola di Vittorio Hosle, filosofo tedesco, nel suo recente Filosofia della crisi ecologica (Einaudi). Naturalmente il filosofo non invita allegramente all'ecototalitarismo. Tutt'altro. Il suo è un timore. La constatazione che così va il mondo. Ma non sembra esserne turbato. Il fatto è che il globo va salvato, sostiene Hosle, costi quel che costi. I mali più gravi quali sono? Il boom demografico, innanzitutto. Risposta dura: «Il diritto di mettere al mondo figli a piacimento non può essere più riconosciuto laddove l'universalizzazione di tale diritto non può essere tollerata dalla natura». Poi c'è il consumismo. E Hosle sostiene che male ha fatto il Muro di Berlino a venir giù. Ha il timore, infatti, «che i Paesi dell'Est imitino innanzitutto i vizi dell'Occidente; che un gran numero dei loro abitanti, come i ceti elevati del Terzo Mondo, si trasformino in caricature ripugnanti dell'europeo occidentale medio, creandosi bisogni che poi non sono in grado di soddisfare». E sì, sarebbe un male, perché l'estendersi del tenore di vita occidentale «non è attuabile senza il totale collasso ecologico». Nostalgia del Muro. E Hosle non è mica il solo, nel mondo ecologista, a pensarla così. Il professor Giorgio Cortellessa, fisico, ricercatore dell'Istituto superiore di Sanità, pubblica in questi giorni La questione energetica e l'Italia (Edizioni Associate). «Purtroppo - scrive - la ventata di restaurazione nata dal crollo del Muro e del socialismo reale, e che prospera nelle nebbie che mascherano il vigoroso riprendersi della logica del profitto, non fa presagire altro che "liberalizzazioni" cioè l'abrogazione di qualunque politica e di ogni strategia». Ora, invece, Cortellessa auspica una politica energetica dal pugno di ferro per limitare drasticamente i consumi industriali e privati. Le sue proposte, peraltro, sono assai interessanti nell'illustrare gli infiniti recuperi di energia che si potrebbero ricavare dagli stabilimenti industriali già in funzione. Ma ecco, il dubbio: come mai un filosofo tedesco e un fisico italiano si trovano d'accordo nell'accettare una via autoritaria all'ecologia? E non sono i soli, ad avere questo dubbio. Si moltiplicano le accuse ai Verdi di essere fondamentalisti, integralisti, fascisti. Nazisti, persino. E' vero, siete autoritari? «Ma niente affatto - reagisce Ermete Realacci, presidente della Lega Ambiente, versante sinistro del mondo ecologista -, al contrario. Che qualcuno ci pensi, tra gli ecologisti, a una scorciatoia autoritaria è anche possibile. Ma noi no. Certo, siamo d'accordo che certe libertà individuali vanno limitate per il bene comune, cioè per il bene dell'ambiente. Si limita il traffico urbano per respirare meglio, ad esempio. Ma qualcuno si potrebbe meravigliare se si limita la velocità delle auto davanti alle scuole? No, le scelte più radicali hanno bisogno del consenso della gente. E noi lavoriamo per avere tutti dalla nostra parte». Già, il consenso. Secondo l'ecologista non se ne può fare a meno. Ma se poi si deve sottoporre il consenso a comportamenti antiecologici? «Che democrazia non debba significare lassismo, è un conto. Che si debbano limitare le libertà fondamentali, è un altro», risponde Gianni Squitieri, direttore di Greenpeace, associazione ecologista da battaglia, accusata addirittura di avere metodi nazisti. «Noi vogliamo salvare la foresta amazzonica. Benissimo, tutti d'accordo. Ma se le popolazioni del Terzo Mondo sono ridotte alla fame e distruggono gli alberi, che facciamo? Li costringiamo con la forza alla fame? Beh, quella sarebbe una forma di ecodittatura. Ma è chiaro che sarebbe inaccettabile dal punto di vista etico». Ma il filosofo Hosle dice appunto che ci stiamo avviando alla catastrofe ecologica. E che a un certo punto si dovrà scegliere tra sopravvivenza e libertà. Squitieri: «Io, se permettete, non voglio arrivare così avanti sull'orlo del baratro. Bisogna trovare una terza via, pragmatica. Faccio un esempio: i cinesi non hanno il frigorifero in casa. Un miliardo di frigoriferi imbottiti di gas Cfc però sarebbero la catastrofe dell'ozono. Che facciamo, neghiamo a tutti i cinesi il frigorifero? No, le industrie devono sforzarsi d'inventare un elettrodomestico accettabile. Tra l'altro è un esempio già superato, perché lo hanno inventato il frigo senza Cfc. Solo che costa ancora troppo caro». Insomma, il problema dell'e- codittatura dalle vette filosofiche piomba al terreno assai più umile dei soldi. Quella storia del Muro, ad esempio, che innescherebbe ancor di più la catastrofe ecologica, non piace a Giovanna Melandri, ambientalista e dirigente del pds: «Chi si dispera perché il Muro di Berlino è caduto, si è già dimenticato quanto costava la guerra fredda in armamenti, a Est come a Ovest. Di colpo si risparmiano fior di soldi che potrebbero essere investiti nelle tecnologie ecologiche». Ma che un filone ecologista sia affascinato dal totalitarismo non meraviglia Gianni Baget Bozzo: «Gli ecologisti - dice - sono al di fuori della tradizione cristiana e rasentano un nuovo paganesimo. La natura è tutto, ai loro occhi, e la libertà non è più un valore. Ecco, è chiaro che se l'ecosistema è il valore assoluto, l'uomo diventa un perturbante della natura che va ricondotto, anche a forza, nei suoi limiti». Francesco Grignetti «La caduta del Muro diffonde i nostri mali» «Arginare il diritto difarefigli» Qui accanto: Giovanna Melandri. Sopra: Gianni Squitieri, direttore di Greenpeace, e (a destra) Gianni Baget Bozzo IP?» Manifestazione di Greenpeace Qui sotto: il fisico Giorgio Cortellessa e (a destra) Ermete Realacci presidente della Lega Ambiente

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