«L'aereo italiano in Bosnia? Abbattuto dagli afghani» di Aldo Cazzullo

«L'aereo italiano in Bosnia? Abbattuto dagli afghani» Lo scrittore De Villiers confessa: ecco come sono stato in grado di predire gli attentati al Papa e a Gorbaciov «L'aereo italiano in Bosnia? Abbattuto dagli afghani» Malko, la spia dagli occhi di ghiaccio, svela la «grande congiura musulmana» PARIGI ERARD de Villiers («Conte, prego») non è Agatha Christie e neanche Forsyth. I protagonisti delle sue spy-story sognano invariabilmente un letto e una donna «come un cane sogna l'osso» e le scollature femminili sono, ovviamente, «mozzafiato». Però ci azzecca: rivela complotti internazionali, piani destabilizzanti, trame segrete che puntualmente si rivelano autentici. La pista bulgaro-russa nell'attentato al Papa. La lotta interna al Kgb e il golpe contro Gorbaciov. Il supercannone che l'Italia costruiva per Saddam. Come fa? Amici nella Cia? «Non solo sorride -. Sono appena tornato da Sarajevo, dove ho scoperto qualcosa di molto interessante. Nel prossimo libro racconterò la vera storia dell'aereo italiano abbattuto in Bosnia». Il conte non è un mostro di calore umano. Vive a Parigi in una villetta liberty di avenue Foch, una delle rare arterie con alberi e giardini. Ha una Jaguar, una casa piena di scaloni di marmo e di armi, e una moglie, Christine, che pare uscita dai suoi romanzi: 46 anni, occhi azzurro ghiaccio e una fredda stretta di mano. Allora, chi ha abbattuto l'aereo italiano? E perché? «I musulmani, non quelli della Bosnia, ma guerriglieri arrivati da Oriente. Probabilmente mujaheddin afghani». Come fa a dirlo? «Dall'arma che hanno usato. Era un missile Stinger: non è esploso all'interno dell'aereo, come avrebbe fatto un'arma di fabbricazione russa, ma prima dell'impatto. I serbi hanno armi russe, non gli Stinger». Però potrebbero averle comprate, o rubate. «Vero. Ma è molto più semplice pensare ai mujaheddin, che hanno avuto missili come questi dagli Stati Uniti». Come fa a dire queste cose? «Ho passato settimane in Bosnia, ho parlato con giornalisti, politici. Con l'ufficiale che ha trovato l'aereo. Sono diventato amico di due agenti del controspionaggio croato». E il perché? «Per esasperare i toni della guerra. I voli umanitari verso Sarajevo sono stati bloccati. Ora ci sono 400 mila persone allo stremo, senza acqua, luce, carne, calore. E ci sono già centomila morti. Non soltanto gli afghani combattono contro i serbi. Ho visto guerriglieri pachistani, libici, e molti iraniani. I musulmani hanno un disegno: fare della Bo¬ snia ima Repubblica islamica, una testa di ponte nel cuore dell'Europa. Da qui potranno terrorizzare l'Occidente e esaltare milioni di immigrati. Proprio quello che Malko dovrà impedire». Malko è il protagonista delle sue spy-story. Chi è in realtà? «Un po' sono io, un po' un barone tedesco amico mio che ha perduto castello e ricchezza durante la guerra. Come Malko, che vive sul confine della cortina di ferro: la villa in Austria, il parco in Ungheria». Ora che il muro non esiste più, chi sono i nuovi nemici dell'Occidente? «La Russia non può ancora considerarsi amica. Ci sono i nostalgici, i regni nazional-comunisti, le Repubbliche dell'ex Urss: regimi riciclati, infidi. C'è il rischio della dispersione delle anni nucleari. L'Iran, ad esempio, sta facendo di tutto per procurarsele. Dietro ogni intrigo internazionale la Cia scopre un agente di Rafsanjani. Gli ayatollah puntano a diventare una grande potenza regionale». Da chi dovrà ancora guardarsi l'Occidente? «Dai trafficanti di droga. Sono un contropotere, nella finanza, nella politica. Poi c'è il traffico di armi, che ha sempre meno mercati. La lotta per conquistarli sarà feroce». Nel suo ultimo libro racconta di un colpo di Stato fantasma in Libia. «E' la vera storia del giallo di Tripoli. Ricorda le accuse a Gheddafi perché non consegnava all'Onu i due agenti di Lockerbie? Una montatura. Nel frattempo il capo dei servizi libici, un moderato con agganci a Washington, raccontava agli americani che tutto era pronto per un golpe contro il Colonnello. Frottole. Ma è servito a tenere ferma la Cia, guadagnare tempo. E ora in America ci sono le elezioni...». E' mai stato una spia? «No. Ero un giornalista». Ma quando i suoi amici le rivelano che a sparare a Wojtyla sono stati gli estremisti turchi infiltrati dai servizi bulgari per ordine (forse) del Kgb che teme un Papa polacco, non le viene qualche sospetto? Non teme che la usino per dire cose che la Cia non può dire? «Quando un agente ti dà un'informazione, nel 99 per cento dei casi non è per pettegolezzo. C'è un secondo fine. Io sono soltanto ima pedina». Aldo Cazzullo ll conte Gerard de Villiers

Persone citate: Agatha Christie, De Villiers, Forsyth, Gerard De Villiers, Gheddafi, Gorbaciov, Rafsanjani, Villiers, Wojtyla