Uno sghignazzo nell'urna di Franco Pantarelli
Uno sghignazzo nell'urna Alle ortiche la dignità presidenziale, la «campagna nel fango» scatena comici e vignettisti Uno sghignazzo nell'urna Mai così feroci gli umoristi Usa NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Gli esperti di sondaggi che tutti insieme si ritrovano su una vettura delle montagne russe che precipita, mentre le loro carte piene di grafici volano via; un elefante (simbolo del partito repubblicano) che si china vicino a una donna, le alza le vesti, guarda sotto con aria lubrica e mormora: «Come posso occuparmi di economia se devo tenere d'occhio i tuoi valori familiari?»; o ancora più esplicitamente lo zio Sam che entra in un bordello e si trova a scegliere fra una vecchia e rinseccolita baldracca con la faccia di George Bush e una prosperosa bonazza, grandi tette e coscione prosperose, con la faccia di Bill Clinton. L'omino è un po' perplesso e allora la tenutaria (che è la Statua della Libertà) gli propone la scelta masochista: una piccola e nervosa signorina, armata di regolamentari calze a rete, stivaletti e frustino, e naturalmente la faccia di Ross Perot. Gli umoristi americani non ci sono andati teneri, in questa campagna elettorale. Sarà per i toni particolarmete «bassi» che la campagna medesima ha finito per assumere (Bush «sacrifica alla sua rielezione la stessa dignità presidenziale», scrivono scandalizzati i giornali), sarà per l'elemento decisamente pittoresco introdotto da Ross Perot, con i suoi miliardi e le sue sparate fulminanti («E' vero, sono inesperto, non ho l'esperienza di un deficit di 4 mila miliardi di dollari»), sta di fatto che la mancanza di riguardo in queste elezioni è stata pressoché assoluta. Perfino Russell Baker, il vecchio «columnist» che ne ha viste tante - da Adlai Stevenson degli Anni Cinquanta che preso dalla furia dello stringere mani a un certo punto riserva quel gesto anche a un manichino; a Nelson Rockefeller che rivolge l'inequivocabile gesto del dito medio teso all'intera Convention repubblicana, colpevole di avere scelto Nixon; fino a Lyndon Johnson che parla di De Gaulle come di «un vecchio che sa solo sedere sul suo culo» - perfino lui dice che sul piano «dell'oscenità, dell'innaturalezza, della mancanza di vergogna e delle sciocchezze politiche, la presente campagna batte tutte quelle che l'hanno preceduta». E gli umoristi si sono adeguati. La banda di «Saturday Night Live» sulla Nbc, quella che a suo tempo ha prodotto gente come John Belushi e Dan Aykroyd, ha accuratamente preso nota di ciò che stava succedendo e sabato sera, cioè l'ul- tima puntata «utile» prima del voto, si è scatenata. Ross Perot parla come un piazzista? Ecco un attore impersonarlo, usando il suo linguaggio, la sua voce stridula e naturalmente il suo accento texano, solo dieci volte più velocemente, per garantire anziché il ripianamento del deficit la buona qualità di spazzo¬ le e detersivi. Sempre Perot è pentito di avere scelto come vice il buon Stockdale, che quando ha partecipato al dibattito con Dan Quayle e Albert Gore ha intenerito tutti con i suoi «Che ci faccio io qui?». Ecco due attori rappresentarli mentre durante una gita in macchina "'•rat cerca di «scaricare» il proprio partner, inducendolo ad andare a guardare la campagna e poi fuggendo via. E poi tutti ricordano il sorriso che voleva essere accattivante con cui Bush si è rivolto direttamente alle telecamere, al termine di uno dei dibattiti televisivi, per chiedere il voto degli elettori. Loro lo hanno messo addirittura in ginocchio e piangente, che supplica «Please, please, please, vote for me». Quanto a Bill Clinton, per una buona parte di pubblico le sue cose memorabili di questa campagna si riducono a due: la sua performance al sassofono e la sua ammissione di avere fumato marijuana in gioventù. ma «senza aspirarla». Quelli di «Saturday Night Live» hanno sintetizzato le due cose, mostrando il candidato democratisoffiare furiosamente nel co sassofono, in modo che fosse chiaro che lui stava soffiando, non aspirando. Franco Pantarelli L'elefantino repubblicano solleva una gonna per controllare i «valori famigliari» di una ragazza Una sintesi ironica della scelta elettorale «Bush, il diavolo che conoscete Clinton, il diavolo che ancora non conoscete» zzo nell'urna umoristi Usa Lresopi d
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