Problemi seri e insulti di Furio Colombo

Problemi seri e insulti AMERICANO Problemi seri e insulti RMAI gli elettori americani pensano al giorno delle elezioni anche come a un giorno di liberazione. Sono ormai due settimane che un Presidente rispettabile e un candidato promettente si scambiano attacchi personali e volgari che confondono e disorientano la gente. Occorre dire che il sistema è efficace. Tutta la «rimonta» (vera o apparente, lo sapremo tra poche ore) del presidente Bush si deve a un inedito uso di insulti, epiteti e frasi da scuola media Anni Trenta un po' patetici, ma misteriosamente efficaci. Il vero effetto lo hanno fatto su Clinton, che ha smesso di occuparsi degli argomenti, ha lasciato cadere occasioni preziose (l'ex ministro della Difesa Weinberger ha appena dichiarato che George Bush sapeva tutto sul riarmo dell'Iraq) e si è messo a «rispondere per le rime». In questo modo ha abbassato il tono e il senso dello scontro politico. In tanta polvere c'è il rischio, dicono molti commentatori americani, che si perda il senso del «che cosa c'è dietro». Si decide, molto in queste elezioni. Giornali e televisioni si affannano a ricordarlo agli elettori prima che si aprano le urne. Si' decide sul controllo delle armi personali, comprese le armi automatiche in un Paese che ha un numero molto alto di delitti e aggressioni a mano armata. Clinton è contro la lobby delle armi, che invece sostiene Bush. Si decide sull'aborto. Il programma del partito repubblicano dichiara l'aborto un crimine, in ogni caso e per qualunque ragione, compreso lo stupro. I democratici di Clinton si schierano per il diritto delle donne a decidere. E' uno scontro che si rifletterà nelle elezioni per il Senato e per la Camera, in molti referendum locali, nel destino politico di un gran numero di donne candidate (e tutto in favore del diritto delle donne a decidere). La conseguenza più grande, su questo punto, si avrà dopo le elezioni, ed è strano che Clinton non lo abbia ricordato negli ultimi giorni del dibattito. Manca poco, nella Corte Suprema, ad avere una maggioranza solidamente schierata contro il diritto delle donne a decidere. Manca la nomina di un solo giudice. Tutto, dunque, è nelle mani del prossimo Presidente. Un argomento che non è stato toccato è la pena di morte. Ma la pena di morte è in ballottaggio nel Distretto di Columbia (la città di Washington e i dintorni) dove il settanta per cento degli abitanti sono neri. Quel referendum è stato imposto secondo un antico diritto che Camera e Senato hanno sul territorio della capitale americana, dal senatore Shelby, dopo che un suo assistente era stato ucciso in una rapina. I neri di Washington voteranno contro, perché la pena di morte è vista come uno dei tanti strumenti di oppressione razziale. «Troppi neri salgono sulla sedia elettrica in America», ha detto il sindaco di Washington Sharon Pratt Kelly. Ma il grande argomento resta in sospeso. Si vota, in alcuni Stati, sul diritto civile dei «gay». Lo Stato dell'Oregon ha formulato la domanda così: «Se sia ammissibile che questi individui innaturali, sbagliati, anormali e perversi abbiano gli stessi diritti civili di tutti gli altri». II ballottaggio non è nazionale, ma il risultato di quel voto avrà una risonanza grandissima. Gli americani non hanno dimenticato che la Convenzione repubblicana si è schierata, con una novità politica senza precedenti, non solo contro il diritto delle donne a decidere sulla procreazione ma anche contro i gay e la loro domanda di non essere discriminati. Si vota dunque su un complicato intreccio fra morale e legge, fra religione e politica, fra il fondamentalismo protestante e la Costituzione. Si vota, indirettamente, anche per la prossima Corte Suprema. Ecco perché la gente starà col fiato sospeso, incollata al televisore, la notte del 3 novembre. Furio Colombo ™(BIpì;:;;:>"

Persone citate: Bush, Clinton, George Bush, Washington Sharon Pratt Kelly, Weinberger

Luoghi citati: Columbia, Iraq, Oregon, Washington