LA POLITICA DEL PANE E DEL BURRO di Gaetano Scardocchia

LA POLITICA DEL PANE E DEL BURRO IMA PAGINA LA POLITICA DEL PANE E DEL BURRO leadership. Dopo i trionfi diplomatico-militari della guerra del Golfo, il Presidente si è seduto. E fino a qualche giorno fa è apparso svigorito, svogliato, inerte. Non ha indicato traguardi da raggiungere né direzioni in cui marciare. Non ha offerto una motivazione convincente per farsi rieleggere. Salvo una, che possiamo così riassumere: americani, attenti a quel che fate. Clinton è peggiore di me. Meglio l'immobilismo che il salto nel buio. E' l'antico consiglio di Cicerone agli avvocati: «Quando siete a corto di buoni argomenti, maltrattate l'accusatore». Bill Clinton, al contrario, ha cavalcato l'onda dell'ansia e della protesta, dicendo agli americani: è vero, le cose vanno male, ci vuole un cambiamento. Ha battuto e ribattuto sul chiodo di una sola parola: «change». Anche se il suo programma prevede assai più spese che entrate, si è presentato come il solo candidato capace di infondere nuovo slancio all'economia e di arrestare le tendenze che trascinano l'America verso il basso. Evocando memorie kennediane e rooseveltiane, ha ripetuto con la sua voce sempre più roca: «La scelta è tra la speranza e la paura». Sapremo stanotte se prevarrà la voglia di cambiamento oppure la quiete dello status quo. Conviene osservare che questa scelta passa attraverso filtri e meccanismi elettorali piuttosto complessi, che ne condizionano l'esito. Limitiamoci a ricordare due fattori decisivi dell'elezione presidenziale. Il primo è l'affluenza alle urne. Quattro anni fa votò il 50,2 degli elettori cosiddetti «registrati», che a loro volta sono il 70 per cento degli aventi diritti al voto. L'assenteismo è dunque enorme. Quello del 1988 fu il più alto della storia. La vitalità, e diciamo pure la passione della campagna elettorale fanno pensare che stavolta l'affluenza aumenterà. Ma di quanto? Più gente va a votare e meglio è per Clinton. I votanti che si aggiungono, i votanti nuovi, sono prevalentemente giovani o provengono dalle fascie sociali più povere. Sia gli uni sia gli altri, stando ai sondaggi, sono più inclini ad appoggiare il candidato democratico. L'altro fattore determinante è la distribuzione geografica dei voti. In America non si vota con la proporzionale, bensì con un sistema nel quale i 50 Stati dell'Unione diventano altrettanti collegi uninominali: tutti i cosiddetti «voti elettorali» di uno Stato vanno al candidato che riporta la maggioranza relativa. Benché non sia mai accaduto in questo secolo (ma accadde tre volte nel secolo scorso), e possibile che venga eletto Presidente un candidato che in assoluto, a livello nazionale, abbia raccolto meno voti del suo rivale, ma che in compenso abbia prevalso in un sufficiente numero di stati per assicurarsi la maggioranza dei «voti elettorali». Se nelle ultime ore quasi tutti gli osservatori politici prevedono una vittoria di Clinton è perché egli appare in netto vantaggio in molti Stati (tra i quali due megaStati come New York e la California) che gli conferiscono in partenza un bottino di «voti elettorali» assai vicino alla maggioranza assoluta di 270. Bush invece può contare con certezza soltanto su alcuni Stati del Sud e del Nord-Ovest, Stati piccoli (come il Nebraska, lo Utah, la Carolina del Sud) che portano pochi «voti elettorali». Per rovesciare il pronostico, il Presidente dovrebbe conquistare il Sud e l'intero Midwest industriale, un'impresa a questo punto tanto ardua da risultare inimmaginabile. E se sorpresa ci fosse, sarebbe ben più clamorosa di quella del '48, quando i sondaggi di George Gallup, l'inventore della moderna demoscopia, davano vincente Thomas Dewey e invece vinse Harry Truman. Ma allora le tecniche demoscopiche erano ancora rudimentali e comunque non furono usate nell'ultima settimana, quando stava maturando la rimonta. Dopo di allora Gallup non ha mai più sbagliato. Gaetano Scardocchia

Persone citate: Bill Clinton, Bush, Clinton, Gallup, George Gallup, Harry Truman, Thomas Dewey

Luoghi citati: America, California, Nebraska, New York, Utah