Parigi mette Botero sul lastrico di Gabriella Bosco

Parigi mette Botero sul lastrico Monumentali bronzi disseminati sugli Champs-Elysées e due esposizioni Parigi mette Botero sul lastrico Un 'idea del sindaco Jacques Chirac Le «grassefigure» sembrano una visione f*\ PARIGI 0N0 stati sottratti i baffi m al gatto di Boterò». In l | un'atmosfera da film surrealista, il tg delle 20 di qualche sera fa dava la notizia con tono grave. Veniva intanto inquadrato un primo piano dell'animale. Il gatto senza baffi straripava dal teleschermo, sornione, in diretta dagli Champs Elysées, mentre il cronista si chiedeva: «Chi può essere stato? E quando, di notte o in pieno giorno?». I baffi non sono ricomparsi, e Boterò ha finito per rifarli. Privilegio dell'artista contemporaneo. Se un pazzo sfregia la Gioconda al Louvre, Leonardo non può che rigirarsi nella tomba. Boterò, posato e ironico insieme, ha espresso quasi contentezza per la «partecipazione» del pubblico all'inusuale mostra. Nel chiuso dei musei certo non c'è tanto entusiasmo popolare, ha detto. Dal 22 ottobre al 30 gennaio, chiunque passeggi da Place de la Concorde al Rond Point degli Champs Elysées lo fa in compagnia di 31 bronzi monumentali, signore e signori di forme più che mai abbondanti e qualche animale. Comparsi da un giorno all'altro come funghi, danno al viale più imponente del mondo l'aspetto di una visione. Aggirandosi minuscoli tra quelle presenze quasi metafisiche, ci si sente come in un quadro di De Chirico. Il momento migliore per la visita è il mattino molto presto, quasi non ci sono macchine o pochissime. Il senso della realtà svanisce del tutto. L'idea, surreale di per sé, l'ha avuta il sindaco di Parigi Jacques Chirac. Neogollista rampante, in corsa per le presidenziali del '95, ha fatto degli Champs Elysées l'asse della sua campagna elettorale. Ha elaborato un progetto di ristrutturazione che prevede sontuosi marciapiedi in marmi di tre colori, immenso posteggio sotterraneo, esclusione del traffico, doppia fila di platani con sistema di invasatura gigantesca onde salvaguardare la salute delle piante dall'inquinamento urbano, illuminazione neoclassica stile Hittorf, pannelli pubblicitari al bando. E, per dare fuoco alle polveri, Boterò. Chirac ha voluto dotarsi di un Rodin odierno, in altre parole tornare all'Oso della commissio ne di Stato. La scelta è caduta sull'artista colombiano, invece che su un francese, per quel tanto di provocatorio che c'è in lui, atto a svecchiare l'idea un po' pomposa e sospetta di arte ufficiale; e perché Boterò - cosmopolita per la somma di apporti cumulati sulla base latino americana - è ormai cittadino onorario di Parigi, dove vive e lavora da quasi vent'anni. Culmine della sfilata, proprio al centro del Rond Point, è stato piazzato un immenso torso d'uo- mo. Dopo una prevalenza di burrose figure femminili, impassibile al traffico che gli circola intorno, troneggia maschio. La monumentalità vi scoppia in pettorali, bicipiti e dorsali impressionanti. Ma è scervellato, ovvero senza testa. E come non pensare al Balzac senza faccia di Rodin che si mescola alla folla di un'aiuola alla rotonda di boulevard Raspail? Festeggiato al Fouquet's e poi in un fuoco d'artificio di occasioni mondane, Boterò ha ripetutamente raccontato quella che ormai è una leggenda: come fu che nel '56 disegnando per caso un mandolino con il foro troppo piccolo, scoprì la sua strada. Le forme piene dello strumento, invadendo il foglio, gli avevano ri velato una dimensione nuova dell'essere che nella realtà non trova modo (coraggio?) di esistere completamente. Boterò le diede accesso. Si badi, però, le sue donne e i suoi uomini non sono grassi, «hanno volume». Non danno infatti l'idea del peso ma, paradossalmente, come fossero gonfi d'aria, della leggerezza. E' d'accordo con Boterò in questo Mario Vargas Llosa, entusiasta dell'onore tributato da Parigi all'artista colombiano, suo feticcio. Lo scrittore ha ricordato la novella delle Mille e una notte in cui si parla dell'harem di Harun- al-Rachid: la fanciulla più desiderabile aveva fianchi così abbondanti .da dover stare sempre sdraiata. Se si alzava in piedi perdeva l'equilibrio e cadeva e si spandeva al suolo. La stessa sensualità è nelle figure di Boterò. Ma non bisogna fraintendere, specifica quest'ultimo, con sessualità. Per nude che siano, riprese in un bordello o comodamente sedute sopra il ventre del loro uomo, le donne di Boterò non sono mai lascive. Nell'abbondanza delle forme, hanno seni generalmente piccoli, e il loro sesso è sempre o quasi sepolto nello strabordare di pancia e cosce. Restano sempre figure rassicuranti, madri. Gli uomini al loro fianco spesso sono più piccoli, timidi, si appoggiano e appigliano fiduciosi. La performance sugli Champs Elysées non è però il solo aspetto dell'omaggio di Parigi ai sessantanni dell'artista. Il cosiddetto «triangolo Boterò» comprende una mostra di disegni, pastelli e piccole sculture alla galleria Didier Imbert (avenue Matignon, fino alla fine di gennaio) e un'esposizione al Grand Palais di cento quadri sul tema della Corrida (dal 20 al 29 novembre). La «rotondità» della corrida è così evidente, a pensarci, che era inevitabile Boterò la facesse sua. Egli ben conosce il mondo dell'arena: prima di scegliere la via della pittura, voleva diventare torero e per un certo tempo ne frequentò l'ambiente. Le sue sono corride senza sangue e del tutto estranee alla concitazione. Sono al contrario come al rallentatore, sogni di corrida. Nell'apoteosi generale, a mettere il grano della critica è intervenuto un professore di retorica del Collège de France, sottile esteta: Marc Fumaroli. Si è unito al coro osservando come ormai chiunque di noi - per poco che conosca la pittura di Boterò quando vede una signora dalle forme generose esclama: «Che Boterò!». Come cioè il suo nome sia entrato nel lessico per indicare un tipo, sogno di gloria dì ogni artista. Ha aggiunto però che questo significa corrispondere ormai a un cliché, e che esiste dunque il rischio di diventarne prigioniero. «Il tempo è venuto per Boterò di lottare contro il proprio cliché», dice Fumaroli. L'artista raccoglie? Per ora parla di un'estate avignonese (il festival coronerà la celebrazione parigina) e di un sogno: affrescare una piccola chiesa vicina a Pietrasanta. La dimensione estesa dell'affresco è ciò che, ora come ora, gli manca. Segnalazione bibliografica: con Boterò, è giunto a Parigi uno splendido volume sui suoi Dessins et aquarelles. 216 illustrazioni con testo di Edward J. Sullivan. Pubblicato dalle edizioni Cercle d'Or, a cura di Paola Gribaudo con la collaborazione della galleria II gabbiano di Roma (i tipi sono della Stamperia Artistica Nazionale di Torino), il volume verrà presto realizzato in versione italiana dalla Rizzoli. Gabriella Bosco Un omaggio corale e qualche critica: «L'artista dovrebbe lottare contro il proprio cliché» Un gigantesco torso d'uomo troneggia presso l'Arco di trionfo Sopra: Fernando Boterò in una recente fotografia. Sotto: «Venere addormentata» scultura in bronzo del 1990 elaboutturai marcolori, rraneo, ppia fii di un parole missio ale; e ita per mulati ana - è di Paria quasi proprio è stato o d'uo- qmai è una leggenda: come fu che nel '56 disegnando per caso un mandolino con il foro troppo piccolo, scoprì la sua strada. Le forme piene dello strumento, invadendo il foglio, gli avevano ri feticcio. Lo scrittore ha ricordato la novella delle Mille e una notte in cui si parla dell'harem di Harun- g pli, e il loro sesso è sempre o quasi sepolto nello strabordare di pancia e cosce. Restano sempre figure rassicuranti, madri. Gli uomini al loro fianco spesso sono più piccoli, timidi, si appoggiano me ora, gli manca. Segnalazione bibliografica: con Boterò, è giunto a Parigi uno splendido volume sui suoi Dessins et aquarelles. 216 illustrazioni con testo di Edward J. Sullivan. Pubblicato dalle edizioni Cercle d'Or, a cura di Paola Gribaudo con la collaborazione della galleria II gabbiano di Roma (i tipi sono della Stamperia Artistica Nazionale di Torino), il volume verrà presto realizzato in versione italiana dalla Rizzoli. Gabriella Bosco