Anche la morte sorride agli indios messicani

Anche la morte sorride agli indios messicani Un singolare rito in mostra da oggi a Torino Anche la morte sorride agli indios messicani ]TORINO L finto scheletro sarà adagiato sull'altare votivo, su una squillante coltre di fiori arancioni. Tutt'intorno, un'allegria di icone funerarie dai colori prepotenti, estrose candele e decine di deliziosi teschietti commestibili, le dolci «calaveras». Il festoso «aitar orrenda», tradizionale tributo messicano ai morti, rimarrà allestito a Torino per il pubblico da oggi al 4 novembre alla Palazzina Talucchi di via Giulio. Una commemorazione volutamente «meticcia» per ricordare indios e conquistadores caduti in quel tragico scontro di due mondi. Singolare, il quinto centenario celebrato dal Centro de Estudios de Mexico en Italia. Con la manifestazione «Una festa dei morti, 1492-1992», l'istituto ha scelto di far conoscere una delle ricorrenze più rappresentative della cultura mista messicana: il dia de muertos, all'incrocio tra la tradizione india (con la sua rappresentazione ossessiva di teschi e scheletri in fogge e addobbi quasi carnevalizi) e il gusto ispanico barocco per le celebrazioni funebri (culminante nella cattolica Commemorazione dei defunti). Domani, alle 17, dibattito su «La morte india, la morte meticcia, la morte urbana», con Giovanni Marchetti dell'Università di Bologna, Alberto Guaraldo, Giuliano Tescari e Manuela Tartari dell'Università di Torino. Seguirà un recital di poesie del '500 tradotte dal nahuatl, la lingua diffusa all'epoca della conquista. Fino a mercoledì la mostra resterà aperta dalle 9 alle 19. [m. c. b.]

Persone citate: Alberto Guaraldo, Giovanni Marchetti, Giuliano Tescari, Manuela Tartari

Luoghi citati: Italia, Torino