Da Togliatti al petroliere
Da Togliatti al petroliere La Holding Jacorossi prende il posto del pds Da Togliatti al petroliere Nuova proprietà per gli Editori Riuniti ]L petrolio è all'ordine del giorno nella cultura. Non soltanto come materia metaforica dell'opera postuma pasoliniana su cui si accapigliano gli intellettuali, bensì come prodotto industriale a cui affida la sua sopravvivenza l'ultimo strumento della cultura di massa di paternità togliattiana: gli Editori Riuniti. L'Unità di ieri, sotto il titolo «Privati & Riuniti», annunciava un cambio di proprietà per la casa editrice ex comunista: la maggioranza azionaria passa da una società del pds alla Fintermica, azienda di distribuzione di prodotti petroliferi. L'operazione sarà varata a fine novembre, ma è data, dal giornale, come «praticamente ufficiale», dopo l'assemblea degli azionisti in cui è stata comunicata una perdita di capitale di due miliardi. La Fintermica è la holding della famiglia Jacorossi e controlla una trentina di imprese. E' entrata nella casa editrice esattamente tre anni fa, insieme con la Finanziaria Nordest, degli Albata eredi Cini: entrambe rilevarono il 22,5 per cento delle azioni. Nel futuro assetto le forze saranno così distribuite: 40 per cento Fintermica, 30 per cento pds, 22,5 per cento Fne. Il passaggio di mano è stato presentato come una «privatizzazione», nel senso che si passa da una proprietà politica a una proprietà privata. Ciò renderà probabilmente più semplice procedere a una riduzione dei costi: la considerano indispensabile sia Giorgio Poidomani, amministratore delegato della Fintermica, sia Michelangelo Nòtarianni, presidente degli Editori Riuniti. Poidomani annuncia revisioni dei contratti esterni di collaborazione e decentramento extra azienda dei servizi. Nòtarianni disegna una struttura interna fatta soltanto di «responsabili di settore», cancellando in tutto otto posti. Invece non ci sarebbero tagli alla produzione: confermate le sei attuali collane, confermati i 150-160 titoli l'anno; né si abbandona il catalogo, che rappresenta ancora il 35 per cento delle vendite. Gli Editori Riuniti sono un pezzo di storia comunista. Sono nati quarant'anni fa, dalla unificazione, nel 1953, di due case editrici del pei: le Edizioni Rinascita e le Edizioni di cultura sociale. E' la stessa epoca in cui si mette in piedi l'Istituto Gramsci e si lavora all'edizione dei Quaderni del carcere. L'attività editoriale rappresenta una condizione per aggregare gli intellettuali e per organizzare il consenso attorno al «partito di massa» togliattiano. Il catalogo degli Editori Riuniti rispecchia il progetto togliattiano nei classici del marxismo - il cui vertice sono state le Opere complete di Marx ed Engels -, nella saggistica politi- ca, nei nomi di curatori e autori come Galvano della Volpe, Delio Cantimori, Eugenio Garin, Cesare Luporini, Gastone Manacorda, Tullio De Mauro, nel contributo di un economista come Pesenti o in quello di uno storico come Procacci, in una serie di testi di scienziati sovietici, nell'opera di Majakovskij. Quando questo progetto comincia a entrare in crisi? Nella seconda metà degli Anni Settanta, secondo Giancarlo Ferretti, studioso di storia dell'editoria ed ex dirigente della casa editrice, «quando tradizione e innovazione rappresentano due anime separate: è allora che si decidono le sorti, è quello il nodo della crisi». Roberto Bonchio, il dirigente della casa che è stato, per Ferretti, «il vero editore», batte molte strade per uscire dalla crisi - dal dissenso comunista ai «Libri di base» di De Mauro ; ma la sintesi di vecchio e nuovo non si realizza. Un fallimento scontato fra il 1984 e il 1985, quando l'editoria italiana è attraversata da pesanti ristrutturazioni. All'inizio di quegli Anni Cinquanta in cui il Migliore organizzava la cultura del partito comunista, in una rivendita di carbone di Campo de' Fiori Angelo Jacorossi organizzava invece, con un furgoncino guidato da lui medesimo e con due facchini, la' distribuzione del carbone nei quartieri romani. «Con il passaggio al gasolio capimmo finalmente - ha raccontato in un'intervista - dove stava il vero business». Così prese piede l'azienda che oggi si chiama Fintermica e che possiede gli Editori Riuniti. Ma Bruno Gravagnuolo, autore del servizio sull'Unità di ieri, informa i lettori, fin dalle prime righe, che Ovidio Jacorossi, fratello di Angelo e comproprietario della holding, è un «collezionista d'arte con l'hobby della cultura» e ha promosso i restauri del Palazzo delle Esposizioni a Roma, del Palazzo Ducale a Genova e del Museo greco a Orvieto. L'ultimo pezzo del pei se ne andrebbe in buone mani. D'altra parte non tutti pensano che il passaggio azionario significhi la fine di una fase di storia comunista. «E' difficile prevedere le conseguenze, si vedrà dal catalogo e dai titoli - dice Giovanni Berlinguer, dirigente del pei e del pds, autore degli Editori Riuniti -. Io parto dal fatto che l'azionista di maggioranza è già presente nella casa editrice e che può offrire un consolidamento finanziario e una presenza più solida sul mercato. Non c'è ragione per parlare di rinuncia a uno strumento della cultura di sinistra. Tanto più che, ne sono convinto, le idee di sinistra, di cui il catalogo degli Editori Riuniti è così ricco, torneranno a fiorire». Alberto Papuzzi Ferretti: «Crisi maturata negli Anni Settanta» Berlinguer: «Idee che rifioriranno» Nella foto grande, Palmiro Togliatti, fondatore degli Editori Riuniti, con il giovane Enrico Berlinguer. In alto Antonio Gramsci. A fianco: Vladimir Majakovskij, di cui si pubblicò l'opera omnia Da sinistra: Tullio De Mauro, che inventò per gli Editori Riuniti i «Libri di base», e Giovanni Berlinguer, autore della casa editrice ex pei
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