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RIVERO L'ULTIMO RE RIVERO L'ULTIMO RE «I migliori sono venuti in Europa Da noi i giovani vogliono il rock » RTORINO ENE' Marino Rivero, sessantanni non dichiarati, uruguaiano: con l'argen Itino Dino Saluzzi, è il massimo musicista di tango vivente. Suonatore di bandonéon, compositore, insegnante. Rivero è in Europa per una tournée. Vuole subito parlare di Astor Piazzolla: «E' stato il più autentico tanguero. Ha stabilito una "forma", un modo di suonare. Ha però avuto un destino strano: in Europa e negli Stati Uniti è celebre, mentre in Argentina è poco conosciuto rispetto ad altri». Lei è nato a Montevideo, Saluzzi è argentino. Qual è la patria del tango? «Si discute da sempre se il tango sia nato a Buenos Aires o a Montevideo: ma Baires e Montevideo sono un'unica città, divisa dal Rio de la Piata. La patria del tango è il Rio de la Piata». Qual è, a sua avviso, l'eredità di Piazzolla? «Piazzolla ha lasciato un repertorio immenso, una "letteratura": la letteratura del Rio de la Piata. Uso il termine "letteratu- ra" non a caso: oggi il tango, nei nostri Paesi, è una musica intellettuale. Non "popolare", ma neppure colta o classica nel senso europeo: è una musica amata dagli intellettuali, dagli studenti. Nata nei bassifondi, è entrata nelle università. Mi pare un'evoluzione positiva. Mi preoccupa invece la perdita di coscienza della nostra gente: anche da noi imperversano le porcherie musicali importate dagli Stati Uniti, e troppi giovani non capiscono più il tango, soltanto il rock». In compenso, il tango è diventato un patrimonio universale «Le racconto un fatto che mi è successo in Germania. Mi hanno portato in un club di tango. C'erano gli uomini con cappello e fazzoletto e le donne indossavano la gonna con lo spacco laterale. Quando hanno cominciato a ballare, mi sono detto ecco, questi tedeschi hanno capito, ballano e interpretano. C'è una spiegazione: ormai quasi tutti i migliori insegnanti di tango, argentini e uruguaiani, vivono e lavorano in Europa». [g. fer.l