Morta per una diagnosi sbagliata

Morta per una diagnosi sbagliata Policlinico di Bari, è il terzo caso in 60 giorni, la magistratura apre un'inchiesta Morta per una diagnosi sbagliata «E'gastrite», invece era stata colpita da un ictus BARI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Aveva un fortissimo mal di testa, conati di vomito e vertigini. Per i medici nessun dubbio: è gastrite. Però Maria Natale, 50 anni, è morta per emorragia cerebrale dopo 5 giorni di ricovero nel policlinico di Bari, ospedale che in 60 giorni ha battuto tutti i record di malasanità: sono tre i casi dei quali si sta occupando la magistratura. A settembre Domenico D'Alba, un marinaio di 21 anni caduto mentre tenta di salire sul treno, rimane abbandonato al pronto soccorso. I medici lo scambiano per un tossicodipendente in crisi di astinenza. In stato confusionale, il giovane non riesce a spiegare che cosa gli è accaduto e per tre ore resta parcheggiato su una barella. Muore. L'8 ottobre un pensionato di 74 anni, Antonio Caldarola, investito da un'auto, viene ricoverato per alcune fratture. Lo uccide una lesione all'aorta non diagnosticata. Il figlio di Caldarola, Giuseppe, racconta questa storia su «l'Unità», quotidiano di cui è vicedirettore vicario. Spiega che per riavere la salma del papà ha dovuto attendere 44 ore e conferma che muoversi all'interno del Policlinico è un'impresa disperata. Scoppia un caso nazionale, partono da Palazzo di Giustizia dieci avvisi di garanzia, ma i medici si difendono: «Non è colpa nostra». Con 60 mila ricoveri l'anno, 4200 dipendenti, 1825 posti letto, una gestione che costa 330 miliardi, non è proprio un modello di efficienza. La convenzione con l'università è scaduta nel '76, una sola Tac in funzione, molte strutture sono cadenti. Qualche mese fa la magistratura aprì un'inchesta sul reparto infettivi denunciando il pericolo di contagio di Aids. L'ultima vicenda, quella di Maria Natale, è drammaticamente esemplare. Spiega Luigi Colapietro, il marito: «Ho dovuto spingere io la barella per portarla in un altro padiglione dove mia moglie doveva essere sottoposta al Doppler». La storia comincia nove giorni fa. Impiegata nella segreteria di redazione della «Gazzetta del Mezzogiorno», Maria Natale lasciò il lavoro alle 14 di domenica. Accompagnata dal marito torna a casa. Dopo pranzo sta male, ha lancinanti dolori alla testa, vomita, barcolla. Il marito e la figlia la trasportano al pronto soccorso. Dopo una visita neurologica che esclude qualunque danno cerebrale, la donna viene dirottata nel reparto di medicina del lavoro. Le sue condizioni peggiorano, i medici fanno eseguire una visita otorino e un Doppler. «In un paio di giorni - dicono - tutto sarà passato». E già, perché è solo una gastrite. Ma la Tac gliela fanno solo all'ultimo istante, quando la donna è in coma, ormai spacciata. «Mia moglie si è accorta di tutto - afferma il marito -. Mi ha detto: sto per morire, questi non hanno capito niente». Maria Natale era stata sottoposta a due interventi chirurgici al cuore; dieci anni fa, in Svizzera, le era stata impiantata una valvola artificiale. Assumeva anticoagulanti. Ma neanche questo ha allarmato i medici. Vito Mariella, amministratore dell'Usi Bari 9, promette «decisioni esemplari». «Sono stanco - dice - di essere coinvolto in queste vicende. Se i medici hanno sbagliato devono pagare». Tonio Aitino Maria Natale

Persone citate: Antonio Caldarola, Domenico D'alba, Luigi Colapietro, Maria Natale, Vito Mariella

Luoghi citati: Bari, Caldarola, Svizzera