Guerra di bollicine di P. P.

Guerra di bollicine Guerra di bollicine Anche i giganti Pepsi e Coca entrano nella rissa elettorale WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Chi vincerà, martedì, la guerra delle Cole? «Coca» Bush o «Pepsi» Clinton? No, no, un momento. La formulazione esatta della domanda è: «Coca» Clinton o «Pepsi» Bush? Tutta colpa di Marlin Fitzwater, che ha creato un'esecrabile confusione. Perché si può discutere liberamente di tante cose, compreso il fatto se la Terra sia tonda o quadrata o quale sia il vero sesso di Cindy Crawford. Ma c'è un dogma su cui non si può scherzare: la Coca è democratica e la Pepsi repubblicana. Il portavoce della Casa Bianca, con evidenti intenzioni denigratorie, ha appiccicato a Bill Clinton e Al Gore l'etichetta di «Pepsi Boys». E ha aggiunto che George Bush, invece, è «the real thing», la cosa vera, il prodotto originario. Non avrebbe dovuto commettere un errore così gra¬ ve. Intanto c'è la storia. La Coca Cola ha sempre prosperato durante le amministrazioni democratiche, mentre la Pepsi ha vissuto i suoi momenti di massimo fulgore sotto i repubblicani. Con occhiuta prudenza, le due compagnie rifiutano di compromettersi ufficialmente e la Coca Cola, da sempre la più forte, potrebbe permettersi di estrarre dai suoi archivi foto di tutti i presidenti da Truman in poi con la classica bottiglietta in pugno. Con Bush, a bordo dell'Air Force One, si beve solo Pepsi e, la scorsa settimana, il presidente ha parlato ai dipendenti del Kentucky Fried Chicken, una catena che è un «franchising» della Pepsi. Bill Clinton, questo è vero, non è mai stato fotografato con una Coca-Cola in mano. Ma, dopo lo «jogging», sorseggia avidamente Sprite, che è prodotta dalla stessa azienda. Non per niente lui è «Slick Willie», Bill il furbo. [p. p.]

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