Il racket sulla Torino-Pinerolo
Il racket sulla Torino-Pinerolo Arrestati un imprenditore e il calabrese imputato per romicidio Vizzari Il racket sulla Torino-Pinerolo Continue minacce contro una ditta di Biella E alla fine il subappalto passa di mano Prima le minacce, i messaggi intimidatori, poi gli attentati. Non deve essere stato un periodo tranquillo quello vissuto nel maggio dell'anno scorso dai proprietari della Biella Scavi, ditta vincitrice dell'appalto per un lotto di lavori dell'autostrada Torino-Pinerolo. Un'opera dell'Ativa da 259 miliardi, ancora in costruzione, il cui primo troncone di undici chilometri da Orbassano a None è stato inaugurato dal ministro Merloni circa un mese fa. Per alcuni mesi la Biella Scavi è stata bersaglio sistematico di numerose telefonate minatorie. Adesso l'incubo è finito. Dalle indagini della Procura di Torino sono emersi elementi a carico di due persone che sono accusate di estorsione: un imprenditore e un uomo già in carcere con l'accusa di omicidio. Nei giorni scorsi è stato arrestato dalla polizia giudiziaria della Procura Guido Scolamiero, 45 anni, residente in via Ghedini 19/26, titolare dell'omonima ditta, già condannato a un anno e sette mesi di reclusione al processo per le tangenti alla Polizia stradale di Susa. Un secondo ordine di custodia cautelare - richiesto dal sostituto procuratore Antonio Patrono e convalidato dal giudice per le indagini prelimina¬ ri Piera Caprioglio - è stato notificato in carcere a Domenico Metastasio, 29 anni, calabrese di Stilo, arrestato nel luglio dello scorso anno a Riace Marina, vicino a Siderno, e quindi trasferito a Torino alle Vallette. Metastasio è imputato di omicidio nel processo Vizzari, tuttora in corso alla seconda corte d'assise. La vicenda è semplice: la Biella Scavi ha vinto un appalto per un lotto di costruzione della Torino-Pinerolo. La società decide di dare in subappalto una parte dei lavori ad un'altra azienda. E subito riceve le prime minacce: quel subappalto deve essere revocato e affidato a una terza impresa. Qualche tempo dopo l'incarico passa alla ditta Scolamiero, di cui è proprietario Guido Scolamiero. Secondo l'accusa, le telefonate di minaccia e gli attentati ai cantieri sono cessati subito dopo che il subappalto era passato alla sua ditta. A carico suo e di Metastasio, che è difeso dall'avvocato Antonio Foti, ci sarebbero anche le registrazioni di alcune telefonate giunte alla Biella Scavi. Una perizia fonica avrebbe accertato che una delle voci è quella di Domenico Metastasio, l'altra è quella di Guido Scolamiero. «Anche noi abbiamo subito attentati»: così si difende Metastasio, che è proprietario di una macchina escavatrice e ha sempre lavorato in cantieri per la costruzioni di grandi opere. Nel maggio dello scorso anno lavorava per Scolamiero, come collaboratore esterno. Era latitante, ma l'impresario non lo sapeva. Secondo l'accusa, Metasta¬ sio sarebbe uno dei due killer che la notte del 21 dicembre 1989 a Borgaretto uccisero a colpi di lupara Matteo Vizzari. Insieme con lui altre sette persone sono accusate di quell'omicidio, tra cui una donna, Rosangela Martino, che ha confessato di aver pagato qualcuno perché desse una le- zione a Vizzari, che la corteggiava da tempo. Subito dopo l'omicidio le indagini della Squadra mobile si indirizzarono verso Metastasio, che però era latitante. Il suo alibi: «Quella sera ero nella birreria di Trana, Le Bistrot, di cui sono contitolare. Otto persone lo possono testimoniare». Di lui all'epoca si sapeva che forse era dipendente di un'impresa che lavorava in subappalto in un cantiere dell'autostrada. Niente di più. Quanto all'imprenditore, era rimasto coinvolto in una storia di tangenti, in un processo che si è concluso nel giugno dello scorso anno. Sul banco degli imputati c'erano 19 agenti della polizia stradale di Susa, e 6 imprenditori. Tutti accusati di corruzione: le imprese distribuivano bustarelle al fine di evitare le multe per sovraccarico ai camion impegnati nel trasporto del materiale destinato alla costruzione dell'autostrada del Fréjus. Tutti condannati a pene da un anno a due anni e mezzo di reclusione (al vicecomandante della Polstrada Michele Fiduccia). Vi fu una sola assoluzione: quella di Patrizio Cecchi, titolare della Cgs, scagionato perché i suoi camion non erano impegnati in Val di Susa. Brunella Giovara L'accusa di estorsione per Domenico Metastasio (sopra) è scattata in carcere: è imputato per l'omicidio di Matteo Vizzari Tangenziale TRATTO APERTO AL TRAFFICO TRATTO IN COSTRUZIONE SCALENGHE i PINEROLO La cartina dell'autostrada Torino-Pinerolo: già inaugurato il primo tratto
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