Un patto con la chimica

Un patto con la chimica Agrofarma e agricoltori razionalizzano l'uso dei fitofarmaci Un patto con la chimica Consumi in progressiva frenata mentre si cercano altri spazi per «tagliare» Iproduttori: «Dalla fase della terapia bisogna passare alla prevenzione» MILANO DAL NOSTRO INVIATO Quando si parla di «tagli» non sempre la scure si rivela l'attrezzo più idoneo. In agricoltura i consumi di prodotti chimici sono in calo da qualche anno per un processo spontaneo di razionalizzazione dell'impiego di fitofarmaci. Nel '91 la diminuzione era stata del 10% e nei primi sei mesi del '92 le vendite hanno registrato una frenata del 4% in quantità e del 2% in valore. Stando a queste cifre le previsioni dei produttori di antiparassitari calcolano, per quest'anno, una beve flessione del fatturato rispetto al '91 (dovrebbe attestarsi tra i 1050 e i 1100 miliardi) e un calo del 5% nella produzione. Come valutano la situazione ad Agrofarma (l'associazione che raggruppa i produttori di fitofarmaci)? Complessivamente, rispondono i tecnici, una riduzione in questi termini è sopportabile, ma se ad essa si aggiungono i problemi che derivano dalla recente svalutazione della lira e i conseguenti aumen- ti dei materiali di importazione il '92 non sarà un anno facile. Ma, conti economici a parte, i produttori di antiparassitari italiani proseguono nella loro linea di sostegno ad una razionalizzazione dei consumi. E il più recente passo su questa via è la definizione di un'intesa con le organizzazioni agricole che preve- de la costituzione di un organismo consultivo permanente. Lo scopo di questa nuova struttura sarà quello di analizzare insieme, o realizzare ex novo, studi che individuino pratiche agricole grazie alle quale siano contemporaneamente garantiti la produttività e l'ulteriore innalzamento del livello di salubrità dei raccolti e quindi della tutela ambientale. «Anche la razionalizzazione ha un suo limite fisiologico - dice Emanuele Barracchia, presidente di Agrofarma quando lo si è raggiunto bisogna passare dal campo della terapia a quello della prevenzione». Un po' come dire: noi la nostra parte la facciamo, ma se si vogliono risultati ancora più incisivi bisogna che gli agricoltori accentuino i loro sforzi per scongiurare a priori gli attacchi dei parassiti. «L'unica cosa che l'industria degli antiparassitari può fare da sola - prosegue Barracchia - è realizzare prodotti assolutamente non nocivi, ma gli agricoltori debbono poi sapersene servire in modo corretto, il che presuppone un costante aggiornamento sulle nuove tecniche. Usare antiparassitari vuol dire comunque arrivare allo stadio della terapia, prima c'è quello della prevenzione che, seppur al di fuori della nostra competenza, può essere un momento in cui collaborare con le organizzazioni agricole mettendo a disposizione il nostro bagaglio di ricerca». E, fanno notare ad Agrofarma, l'industria dei fitofarmaci investe ogni anno oltre il 10% del suo fatturato per fornii a all'agricoltura sistemi di prevenzione e difesa dagli attacchi de parassiti. Oltre a questa assunzione collegiale di responsabilità per far funzionare il patto fra industria chimica e agricoltura servono politiche e provvedimenti che non deprimano la produttività agricola per ettaro coltivato, condizione inderogabile, fanno notare ad Agrofarma, per disporre delle risorse necessarie a realizzare l'innalzamento della qualità globale del processo di produzione e dell'offerta agricola. «C'è una situazione di disagio economico - spiega Barracchia conseguente alla riforma della politica agricola comunitaria, l'unico modo di uscirne è migliorare l'efficienza e la produttività». Infine Agrofarma chiede «realismo e gradualità delle richieste sociali», ovvero non richieste demagogiche, ma critiche costruttive. Vanni Cornerò Emanuele Barracchia, di Agrofarma

Persone citate: Emanuele Barracchia, Vanni Cornerò Emanuele

Luoghi citati: Agrofarma, Milano