Le piante «mangiaveleni»
Le piante «mangiaveleni» Si selezionano colture in grado di neutralizzare l'inquinamento Le piante «mangiaveleni» Possono assorbire ossido di carbonio, anidride carbonica, zinco e cromo Le ricerche si svolgono nei laboratori sperimentali della Fondazione Minoprio COMO. Le piante possono contribuire alla riduzione dell'inquinamento, sia nelle città che nelle campagne, soprattutto vicino a strade e autostrade. Ma non tutte le piante sono nate per assorbire ossido di carbonio e piombo, anidride carbonica e zinco o cromo. Nel senso che alcune di esse soffrono i danni delrmquinamento; e quindi, se vogliamo che ci aiutino a respirare meglio, dobbiamo prima metterle in condizione di sopravvivere e di vegetare anche in presenza di elevati elementi mquinanti. In sostanza, oltre che resistere ai parassiti, le piante oggi devono anche saper sopravvivere all'mquinamento ambientale. Quindi andranno selezionate specie resistenti e in quest'ambito varietà in grado di combattere fumi e veleni dell'aria. Di questo s'è parlato nel workshop organizzato dalla Fondazione Cariplo per la ricerca scientifica con il supporto della Fondazione Minoprio, svoltosi a Como. Alla presentazione dell'iniziativa hanno preso parte, tra gli altri, Mario Tala- mona vicepresidente della Fondazione Cariplo per la ricerca scientifica, Giorgio Galizzi dell'Università Cattolica di Milano, Angelo Garibaldi dell'Università di Torino, Giorgio Tavecchio, presidente della Fondazione Minoprio. Obiettivo del seminario era individuare il ruolo che il florovivaismo (ecco l'interesse della scuola agraria di Minoprio) può svolgere nella lotta ai danni dell'inquinamento. Come si può arrivare a tanto? Con le biotecnologie, ha spiegato il professor Galizzi. Si sa che si possono ottenere piante autonomamente capaci di bloccare l'aggressione dei parassiti, inserendo nei vegetali dei geni che abbiano particolari caratteristiche. Si ottengono così piante che, senza necessità di trattamenti chimici, si mantengono sane, con fogliame verde, molto persistente, attivo nelle sue funzioni di ricambio e rigenerazione dell'atmosfera. Allo stesso modo si opera per far sì che le piante resistano all'inquinamento: fumi, gas nocivi, stress di varia natura. E' questa un'aspettativa ancor più entusiasmante, - è stato sottolineato al workshop di Como -, poiché si sfrutta e si potenzia la capacità che le piante già hanno di «detossificare» l'acqua e il suolo, neutralizzando principi nocivi, come nitriti, nitrati, metalli pesanti ecc. La possibilità di rendere le piante più resistenti verso lo stress ambientale e l'inquinamento verrà sfruttata anche nella produzione agricola, oltreché nel florovivaismo che ne costituisce una branca importante: basti pensare ai problemi, che oggi esistono in tutte quelle colture praticate nelle vicinanze di città o di arterie stradali, colture che patiscono gli effetti sia cronici (minor crescita, maggiori malattie ecc.) che acuti (foghe seccate, tessuti distrutti) dell inquinamento. L'importanza della scuola di Minoprio nella ricerca di queste piante antismog è fondamentale grazie alla sua avanzatissima sezione di sperimentazione. Livio Burato
Persone citate: Angelo Garibaldi, Galizzi, Giorgio Galizzi, Giorgio Tavecchio, Livio Burato, Mario Tala, Minoprio
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