PILATO il presunto innocente

PILATO il presunto innocente Il procuratore romano scagionato per la morte di Gesù da un brano del Talmud: ma i dubbi rimangono PILATO il presunto innocente wt|Nbrano del Talmud, scoperto di recente in Russia, scagionerebbe Ponzio 1JI Pilato d'ogni colpa, e riveSì: I lerebbe che gli unici responsabili della morte di Gesù furono gli ebrei riuniti nel Sinedrio sotto la guida di Caifa. Dunque non è a Roma che s'anniderebbero le responsabilità, oltre che a Gerusalemme. Roma esce indenne dallo scandalo della crocifissione, immacolata ed estranea: il suo procuratore, che era appunto Pilato, non intendeva segnalare alcunché quando apprese il verdetto del Sinedrio, e si lavò le mani. Magari se le lavò per un semplice impulso igienico. Mentre Gerusalemme resta sospetta, eternamente. Forse fecero bene i romani a distruggerne il tempio. Forse fu una misura igienica anche quella. Non è la prima volta che dalla Russia giungono «rivelazioni» che dipingono una Gerusalemme colpevole, corrotta, che complotta contro i poteri legali di questa terra. Ai tempi della polizia zarista vennero diffusi i protocòlli dei saggi di Sion, che narravano di una internazionale ebraica che manovrava contro gli Stati legittimi. E adesso viene fuori questa storia di Ponzio Pilato che gli ebrei stessi assolverebbero d'ogni responsabilità. La questione della colpevolezza dì Pilato non è stata risolta fino àd ora e non sarà certo chiarita dall'ultima scoperta dei manoscritti, nonostante i titoli molto; eccitati dei giornali e la sicurezza con cui s'annuncia ai lettori che nulla di quel che si credeva, è ancora credibile, ef phe l'intéro processò di Gesù va riscritto dà capo. Quel che importa, qui, non è sapere dove sia la verità storica: perché sempre ci sarà qualcuno che riscrive la Bibbia o i Vangeli - che li storicizza, li «contestualizza» - scambiando Bibbia e Vangeli per un atlante storico datato. La tendenza non è nuova: è nata con l'Uluminismo, s'è diffusa in epoca romantica ed è sfociata nella scoperta - da parte di Nietzsche che Dio era morto. Quel che interessa è sapere come nasce quest'ansia di scagionare Ponzio Pilato, e il perché di tante eccitazioni giornalistiche, e che cosa simboleggia Pilato nel inondo di ieri, e di oggi. Il Vangelo è abbastanza chiaro sulla parte che il rappresentante di Tiberio ebbe a svolgere duran te il processo di Gesù. Pilato era abbastanza convinto che Gesù fosse innocente, e non condivideva il giudizio del Sinedrio. E non solo era convinto dell'innocenza di Gesù, ma era anche abi tato da una grande, inspiegata paura (Giovanni 19-8). Più volte Pilato apostrofa le folle, e indi cando Gesù grida loro: «Che cosa ha dunque fatto di male?». Cerca perfino di scaricare le responsa bilità sulle autorità locali, e manda il condannato da Erode, sperando che sia quest'ultimo a giudicare. Ma alla fine è pur sempre lui a dover dire l'ultima parola, è lui che deve non già motivare la condanna ma sancirla con la sua autorità politica. Ed è qui che Pilato mette da parte le proprie convinzioni, cede alle domande del Sinedrio, consegna Gesù ai soldati romani che lo flagelleranno orribilmente, lo consegna infine ai boia: «Ecce homo» - «Prendetelo voi e crocifiggetelo: io non trovo in lui nessuna colpa». Per ragioni politiche Pilato sente di dover cedere: per non inimicarsi la colonia già rivoltosa degli ebrei. Per non aver grane. Per quieto vivere. Gesù stesso gli dirà che lui non è che strumento scelto da Dio. Ma strumento resta, pur sempre. Strumento di Cesare e del Sinedrio, al tempo stesso. Perché Pilato cede? Per stanchezza, per l'immensa noia che sembra abitare ogni suo gesto, ogni sua azione, ogni sua parola. Ponzio Pilato è, per eccellenza, un eroe dei nostri tempi smagati, nichilisti, relativisti. Lo sapeva assai bene Michail Bulgakov, che nel Maestro e Margherita ce 10 descrive come un uomo angosciato, saturnino, afflitto «da una malattia orrenda, invincibile... l'emicrania»: morbo dei malinconici. Durante il dialogo con Gesù, Pilato «siede immobile sul suo scranno, le sue labbra si muovono appena». Nella stessa posizione lo ritrae Piero della Francesca, nella Flagellazione di Urbino: nella sala del pretorio, a Gerusalemme, {'soldati frustano 11 condannato,, tre figure conver¬ sano indifferenti a destra, e sullo sfondo, a sinistra, quasi accasciato sul trono, la mano mollemente abbandonata sulle gambe divaricate, un cappello di stile bizantino in testa, appesantito da ineffabile stanchezza: Pilato. Eccolo, descritto nella sua essenziale verità: uomo politico deciso e tuttavia invaso da pusillanimità, gli occhi che fissano il vuoto e son come sommersi dalla spossatezza di un dandy. Così Pilato appare d'altronde nel Vangelo di Giovanni: un uomo moderno, intuito profeticamente duemila anni fa. Un uomo né ebreo né cristiano ma pagano, per il quale tutte le religioni si equivalgono, e sono «gestite» alla stregua di stupide superstizioni. Un uomo che cerca di parlare con Cristo ma non può riuscire, perché al momento decisivo la stanchezza dello scettico lo sommergerà: «Che cos'è la verità?» chiede Pilato a Gesù, dopo che questi gli ha detto che è venuto al mondo per render testimonianza alla verità. Pilato non chiede per avere una risposta, e per questo non la riceverà. L'intima convinzione dì Pilato è che non esistano verità, e che tutta la nostra vita sia una pantomima. Per questo è convinto che Gesù non sia colpevole. Per questo si convince altrettanto facilmente che Gesù è sacrificabile: alla ragione di Stato, o alla propria emicrania. La sua colpa è relativa, le sue convinzioni pure: la miseria di Pilato - la miseria di tutti noi, figli della sua modernità - resterà questa, per l'eternità. Barbara Spine!!! Nell'immagine grande Gesù davanti a Pilato (Maestro della Vita di Maria, XV sec.). A sinistra il prefetto si lava le mani, in un mosaico ravennate del VI sec, In basso lo stesso episodio nel rilievo di un sarcofago

Luoghi citati: Gerusalemme, Maestro, Roma, Russia, Urbino