La destra «ruba» cantautori

La destra «ruba» cantautori Sono di sinistra, piacciono ai missini: i perché d'un amore La destra «ruba» cantautori Dopo De Gregari, ora Bennato IH EST è crollato, la sinistra j è in crisi, la sua egemonia culturale è morta. Dunj que, riprendiamoci quel —LJ che per troppo tempo della sinistra è stato appannaggio. Sembra questa la linea della destra italiana in materia di musica. Ieri mattina II Secolo d'Italia ha dedicato le due pagine centrali ai cantautori, nuovi possibili maìtres à penser, con un'intervista a Edoardo Bennato. L'autore di Burattino senza fili è meritevole di aver cantato «contro tutto e contro tutti i poteri» senza farsi «intrappolare dalle etichette», meritevole per la totale disistima «verso il 99%» dei suoi colleghi; e meritevole d'aver scritto un brano sul crollo del comunismo (Tutto sbagliato baby), dove si rivolge a un'interlocutrice immaginaria che, «mossa da istanze legittime», ha sempre protestato «a senso unico». Bennato, nelle sue risposte, non fa distinzioni fra destra e sinistra, parla di rabbia e speranza. Ma tra le righe dell'intervistatore si legge la soddisfazione per la fine di un dominio della sinistra e, insieme, mi possibile benvenuto ad artisti di un mondo per anni ostile ad Almirante ed eredi. Un incontro possibile? Che ne pensano gli altri autori? Taglia corto Franco Battiato: «Non vorrei sembrare sgradevole, ma preferisco rimaner fuori». E aggiunge: «L'unico documento è il lavoro di una persona». Ma quel lavoro può essere letto, interpretato e fatto proprio da altri. Francesco De Gregori (ora articolista dell'Unità) scrisse Viva l'Italia e poi dovette rivolgersi a un magistrato per far sospendere l'uso della canzone nella propaganda del movimento sociale. «Ci saltarono sopra in tanti, ma è il destino di un pezzo riuscito», sostiene Massimo Bubola, coautóre di De André, autore per Milva, Fiorella Mannoia, Grazia Di Michele, collaboratore di Gianna Nannini, Edoardo Bennato, Mauro Pagani. Per Bubola, uomo di sinistra, le «appropriazioni indebite» esi- stono ma sono fisiologiche: «Una volta diffuso, un brano diventa di dominio pubblico. Come faccio a dire a uno: tu non lo canti, stai zitto, posa quel disco. Certo, ci sono usi difformi dalla natura della canzone che sono macroscopici. L'unica è prendere le distanze attraverso i giornali». E ricorda che la canzone va riportata a quello che è: seppur ricca di contenuti, resta un prodotto che finisce su un mercato. Dice: «E' come un utensile. Non puoi impedire a un fascista di comprare un martello. Puoi protestare per come lo usa. I poeti non appartengono a un partito. Appartengono alle loro idee e ai loro ideali. La differenza con i politici sarà sempre nel tipo di analisi e nella proposta dopo la protesta». Secondo Red Canzian dei Pooh i compiti sono divisi: la politica deve occuparsi di proposte e soluzioni, le canzoni devono richiamare l'attenzione della gente. Dunque, nessun matrimonio. I Pooh hanno attraversato la storia della musica parlando d'amore e se ne sono poi andati a vincere un festival di Sanremo con Uomini soli, canto dell'isolamento sociale: «A noi spetta lanciare emozioni, farci capire da commesse, operai, parrucchiere, da mia madre». Canzian è contro l'intellettualismo di marnerà: «Negli Anni 70 non eri forte se non salivi col pugno chiuso sul palco. E la sinistra ne ha approfittato. C'era gente che non vendeva un disco e si è fatta la villa con i festival dell'Unità. Noi, quando andava la politica, cantavamo l'amore. Abbiamo fatto festival dell'Unità, dell'Amicizia, dell'Avanti: ci pagavano e non abbiamo mai fatto sconti ideolo¬ gici». E oggi scoprite il sociale: qualcuno potrebbe usarvi. Replica Canzian: «Deciderà il pubblico, se non l'hai mai fregato. Siamo un paese di chitarre e mandolini, spaghetti e malandrini, naviganti che non sanno nuotare. Basta pensare a Battisti: quando tutti cantavano la protesta, la destra lo faceva suo perché cantava amori o, pensa un poco, "mare nero"». Ma perché non esistono «cantautori» di destra? Spiega il musicologo Michele Straniero: «Prima del fascismo il canzoniere delle due parti si scambiava arie e testi. Giovinezza veniva vestita di parole socialiste. Il regime portò il suo canzoniere, di consenso, di sostegno. Nel dopoguerra è esplosa la musica americana, sono arrivati nuovi modelli, e la sinistra li ha fatti suoi. A traino, venne la rivoluzione di consumo: Mettete dei fiori nei vostri cannoni, Un ragazzo che come me amava i Beatles e iRolling Stones, ecc.». Nella destra il discorso musicale rimase interno, isolato. Ecco Leo Valeriano, la Compagnia dell'Anello, il Gruppo Padovano di Protesta Nazionale, senza gran mercato né fama. Caduto il muro e caduti i muri, l'attenzione è andata altrove: il mondo di ladri di Venditti, la rabbia generale di Bertoli colpiscono bersagli che il caso vuole uguali a quelli che raccontano Fini o Bossi. Ma non è così semplice secondo Fabrizio De André. Da Bari, dove prova la serata, dice: «Gli ideali restano, continuo ad averne'e sono miei. Prima nascono gli ideali e* soltanto dopo vengono i partiti». E se un buon ideale cantato finisce in mano a chi lo usa per il suo scopo? Risponde De André: «Chiunque può provare ad appropriarsi di un brano, ma dietro quel pezzo c'è una persona con un lungo lavoro conosciuto. Ho scritto una canzone ambientata in carcere. Lì è evidente che la mafia non è contro lo Stato, è, insieme con lo Stato, una delle organizzazioni contro i cittadini. Lo dicono tanti, ma questo mio discorso non può essere utilizzato da chi è favorevole allo sfascio». E se Fini trovasse una sua canzone adatta per il movimento sociale? «Del movimento sociale ita liano l'unica espressione umana che accetterei è Alessandra Mussolini, per motivi tanto ovvi quanto sicuramente non politici». Marco Neirotti Fabrizio De André: «L'unica espressione che accetto dal movimento sociale è Alessandra Mussolini: per motivi ovvi e sicuramente non politici» Massimo Bubola. A sinistra: De André. Sotto: Franco Battiato Edoardo Bennato. Autore di un brano sul crollo dei miti comunisti, piace alla destra a, piacciono ai missini: i perché d'un amore tra «ruba» cantautori Gregari, ora Bennato Massimo Bubola. A sinistra: De André. Sotto: Franco Battiato Edoardo Bennato. Autore di un brano sul crollo dei miti comunisti, piace alla destra Fabrizio De André: «L'unica espressioche accetto dal movimento sociale è Alessandra Mussolini: per motivi ove sicuramente non politici» deve occuparsi di proposte e gici». E oggi scoprite il sociale: qualcuno potrebbe usarvi. Replica Canzian: «Deciderà il pubblico, se non l'hai mai fregato. Siamo un paese di chitarre e mandolini, spaghetti e malandrini, naviganti che non sanno nuotare. Basta pensare a Battisti: quando tutti cantaProtesta Nazionale, senzamercato né fama. Caduto ile caduti i muri, l'attenzionedata altrove: il mondo di laVenditti, la rabbia generBertoli colpiscono bersaglicaso vuole uguali a quelraccontano Fini o Bossi. Mè così semplice secondo FaDe André. Da Bari, dove prserata, dice: «Gli ideali recontinuo ad averne'e sonoPrima nascono gli ideali e* sto dopo vengono i partiti»

Luoghi citati: Bari, Italia, Sanremo