«Idea, apriamo un bordello»

«Idea, apriamo un bordello» Sbalorditiva richiesta al Consiglio in un paese bresciano «Idea, apriamo un bordello» La proposta di un consigliere leghista-. «Così mettiamo a posto il bilancio» Individuatala sede: il teatro. Ma è atteso un intervento furente di Bossi BRESCIA. La ricetta è scodellata nel ventre del Consiglio:«Se il bilancio fa acqua, apriamo una casa di tolleranza comunale». La Lega lombarda fulmina tutti sul tempo e a Vobarno, cittadina del B.'esciano in Valsabbia, detta il tarmaco antirecessione. La Lega, dunque, tira i confini, batte moneta e apre i casini; in ciò andando incontro ai politologi che la imparentano, sul piano storico, alla quotidianità fascista. La cosa è pensata, proposta in un documento, quindi dibattuta antecedentemente, non è figlia dell'improvvisazione di un nostalgico. Testuale, registrato, ascoltato perfino da un consigliere autorevole qual è il senatore lumbard Roscia, il documento è letto da Ivan Stefani, consigliere della vicina frazione di Carpeneda: «La Lega Nord, nel corso del Consiglio comunale del 29 ottobre 1992, ha proposto, al fine di contribuire alla gestione del bilancio: primo, di aprire una casa di tolleranza comunale a Vobarno, come avviene in tutti i Paesi più avanzati d'Europa e del mondo; secondo, di utilizzare a tale scopo il teatro comunale che si presta ottimamente e che è sottoutilizzato». Conciso e conseguente il principio logico su cui si basa l'iniziativa: dato un bilancio magro e un teatro vuoto riempiamolo di vita. I commenti non sono da cortiletto per le educande e dai banchi opposti alla Lega partono bordate di ilarità: «Potremmo delegare il sindaco a bucare i biglietti d'entrata», va via leggiadro il solito burlone democristiano e i leghisti, senatore Roscia compreso, tentano di contenere: «Non ha poi detto nulla di male Stefani, anzi...». E il sindaco Barbiani, che ha da dire? Il primo cittadino la sera del Consiglio ringrazia il Signore che non c'è anima viva in giro, ma il giorno dopo viene incastrato dal cronista proprio davanti al maledetto «teatro sottoutilizzato»: «Non vorrei drammatizzare - dice - ma nella mia lunga attività di amministratore non mi è mai capitato di udire in Consiglio faccende di questo genere...». Cattolico, democristiano, non bacchettone, il sindaco scuote la testa e guadagna la via di casa ancora mezzo rintronato. I leghisti non si trovano in giro. Corrono voci di un fax di fuoco in arrivo firmato dal «gran capo». Nei bar di Vobarno la proposta dei leghisti, intesa a scolorire il rosso dei bilanci e rinverdire gli anni ruggenti di generazioni ingrigite, tiene banco. Al bar di là dal ponte riassume lo stato degli animi il saggio di turno: «La Lega non ha precisato se si dovrà pagare in "leghe", in lire o in marchi...». Di questo passo, presto si arriva al tipo di donna e agli orari di apertura. Meglio aspettare il prossimo Consiglio comunale per saperne di più. Il teatro, del resto, rimane usufruibile, i leghisti sono dei duri e non cambiano facilmente idea e il sindaco Barbiani avrà il tempo di riprendersi dallo «choc anti-Merlin». A meno che, da un momento all'altro, non arrivi ragionata e chiarificatrice una circolare dell'ideologo Miglio intorno alla necessità o meno di aprire le vecchie case di tolleranza e di tollerare pensieri in libertà. Tonino Zana W Umberto Bossi

Persone citate: Barbiani, Bossi, Ivan Stefani, Roscia, Tonino Zana, Umberto Bossi

Luoghi citati: Brescia, Europa, Vobarno