Folle massacra con la zappa un brigadiere

Folle massacra con la zappa un brigadiere Dramma in provincia di Cosenza, i cai"abinieri erano intervenuti per dirimere un litigio sull'eredità Folle massacra con la zappa un brigadiere Poi si barrica in casa, conflitto a fuoco, ucciso con la madre CATANZARO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per tutti, in paese, era un tipo un po' strambo, ma nessuno pensava che Dante potesse arrivare ad uccidere qualcuno. Ed invece Dante Licciardi, quarantanove anni, un omone indurito nei tratti dal lavoro nei campi e dalle turbe che lo assillavano fin da quando era ragazzo, lo ha fatto, assassinando un brigadiere dei carabinieri con un colpo di zappa alla testa e restando ucciso, lui stesso, nel conflitto a fuoco che ha poi ingaggiato con i colleghi del militare assassinato. Ma la follia di Dante Licciardi ha avuto un'altra vittima innocente, la madre, Aurelia Salatino, sessantacinque anni, uccisa da uno dei proiettili sparati dai carabinieri, stando almeno ai primi accertamenti. E' accaduto a Caloveto, un paesino della Sila greca, nell'Alto Ionio cosentino. Un paese talmente piccolo che non c'è nemmeno una caserma dei carabinieri. Tutto è cominciato ieri pomeriggio quando i carabinieri sono stati avvertiti che Licciardi, nel corso di una lite per la spartizione di una eredità, aveva ferito una cognata. Roba di poco conto, ma sapere che Dante aveva ancora con sé l'ascia usata per ferire la congiunta ha spinto i carabinieri ad intervenire. Quando 1 militari - quelli della caserma di Mirto Crosia - sono arrivati davanti alla casa in cui Licciardi viveva da solo con la madre, a circa tre chilometri dall'abitato di Caloveto, hanno cercato inutilmente di calmarlo. L'uomo, visibilmente alterato, non ha voluto saperne. Anzi ha continuato ad inveire anche contro i carabinieri. Così il brigadiere Antonio Rubino, trentun anni, originario di Marsala, gli si è lanciato addosso riuscendo a strappargli di mano l'ascia a conclusione di una breve colluttazione. Forse il sottufficiale ha pensato che il peggio fosse passato e quindi si è girato verso i suoi colleghi, con ancora in mano l'ascia strappata al folle. Ma Dante Licciardi non si è fermato. Ha raccolto una corta zappa ed ha colpito violentemente alla nuca il brigadiere, provocandogli una ferita talmente profonda che il medico che per primo ha visto la salma del sottufficiale ha pensato che fosse stato colpito con un piccone. Approfittando deilo sbigottimento degli altri carabinieri, Licciardi, lestamente, è riuscito ad impossessarsi della calibro 9 del brigadiere Ru¬ bino chiudendosi quindi in casa dove si trovava la madre, terrorizzata da quanto stava accadendo. Ne è seguita una breve sparatoria nella quale è rimasto coinvolto lo stesso brigadiere Rubino, raggiunto ad un braccio da un proiettile. Altri colpi - una dozzina almeno - sono finiti contro la porta della casa di Licciardi. Dietro quella porta di metallo, quando hanno deciso di fare irruzione, i carabinieri hanno trovato i corpi di Dante Licciardi e di Aurelia Salatino, uccisi da alcuni colpi di pistola. Non tutto di questa vicenda è chiarito. Soltanto oggi, con l'autopsia, verranno le prime risposte. Ma quelle decisive le darà la prova dello «stub», il guanto di paraffina che chiarirà tutta la vicenda. Diego Minuti

Luoghi citati: Caloveto, Catanzaro, Cosenza, Crosia, Marsala, Mirto