Francia, gli untori colpiscono ancora di Enrico Benedetto
Francia, gli untori colpiscono ancora Sangue a rischio Aids esportato anche in Italia Francia, gli untori colpiscono ancora PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Novemila flaconi a rischio Aids di prodotti «made in France» per emofiliaci hanno invaso nel 1985 quattro Paesi europei tra cui l'Italia, Maghreb, Medio Oriente e Argentina. Produttore, il prestigioso Institut Mérieux (gruppo Rhòne-Poulenc), che, malgrado Parigi il 1° agosto avesse reso obbligatori i controlli sulle donazioni sanguigne, non praticò alcun test anti-Aids sul plasma in arrivo dagli Usa lavorato «a freddo», cioè senza garanzie contro il contagio. Solo con il mese di novembre - quando, parrebbe, si esaurirono gli stock - subentrò una produzione sicura. Impossibile dire oggi se tra quei 9 mila contenitori - che racchiudevano 4,6 milioni d'unità «Fattore VII» - nessuno, pochi o moltissimi nascondessero il virus. All'Institut regna l'imbarazzo. «Spero non vi fosse contaminazione tra le materie prime» afferma Alain Mérieux, il responsabile, segnalando l'assenza di reclami fra gli importatori. Ma, purtroppo, 7 anni fa l'ignoranza in materia era grande ovunque. E se guardiamo i 1200 emofiliaci francesi contaminati negli stessi mesi, l'allarme non può che essere grande. A rivelare il nuovo, inatteso sviluppo nello «scandalo del sangue» è il quotidiano «Le Monde», che pubblicava ieri in prima pagina la sua inchiesta senza azzardare conclusioni. Finora il Mérieux era rimasto al riparo delle polemiche, complice un'attività semi-nulla in Francia: comprava emoderivati altrove (America) per riesportarli dopo la lavorazione. E solo per vantaggi commerciali entrò nel settore emofilia. «Confezionan¬ do vaccini antirabbia - spiega Alain Mérieux - ci restava materiale utile per estrarne il Fattore VII. Ne approfittammo». Era improbabile potessero esservi già ieri - giornata prefestiva - dichiarazioni o sussulti giudiziari. Tuttavia la posizione del Mérieux sembrerebbe inattaccabile sul piano giuridico. L'obbligatorietà dei test riguardava solo le «collette» francesi. E le lavorazioni «a freddo» non vennero mai poste fuorilegge, in quei mesi decisivi. Le autorità sanitarie transalpine ne stabilirono solo la «non rimborsabilità mutualistica» dal 1° novembre, un me- todo soft per spingere le aziende verso la tecnologia «calda». I suoi vantaggi apparirono chiari fin dal 2 gennaio '85, quando il settimanale scientifico inglese «The Lancet» pubblicò un articolo ultimativo in materia a firma - tra gli altri - Lue Montagnier, lo scopritore del virus. Ma sarebbero occorsi quasi 10 mesi prima che aziende private e responsabili pubblici vi si conformassero. Nel frattempo, Mérieux aveva potuto esportare i 9000 flaconi. E' una verità che fa male, un bubbone troppo grosso per affidarne l'eradicazione ai giudici del modesto Tribunal Correctionel che processava il dottor Michel Garretta - gran regista al Ciits - per semplice frode. Nelle ultime ore, leader politici come Laurent Fabius e Michel Rocard sono parsi riconoscerlo attraverso due clamorose proposte. Il primo (che nell'85 guidava il governo) afferma: «Si crei un giurì d'onore, davanti al quale io possa rispondere delle mie azioni». Nel processo era testimone, con altri due ex ministri. Ora si candida quale possibile reo, ma ricusa l'Alta Corte, il tribunale parlamentare. E' un'assise spiega - troppo politica, condizionata dalle maggioranze. Suggerisce di emendare la Costituzione, estendendo la giustizia comune a chi ricopre i massimi incarichi elettivi. E nel suo giurì vorrebbe «personalità indipendenti»: le designi chi presiede l'Assemblée Nationale e Palais Bourbon. Anche Rocard insiste: basta privilegi. E auspica che l'Haute Court possa intervenire su richiesta della magistratura, senza nulla osta preventivi. Una svolta storica. Enrico Benedetto
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