Ecco la nuova città dei treni

Ecco la nuova città dei treni Le Ferrovie presentano il progetto da Porta Nuova a Lingotto Ecco la nuova città dei treni Meno binari, più case e aree verdi I disegni occupano un tavolo lungo sette metri. Tre anni fa li avrebbero bollati come una provocazione degli architetti. Interessante, ma fine a se stessa. In un futuro molto prossimo, invece, quei quattro chilometri e mezzo di binari che congiungono Porta Nuova al Lingotto potrebbero diventare il nucleo di una significativa trasformazione urbanistica di Torino. Case, uffici e negozi al posto di vecchi capannoni. Poi autorimesse, aree verdi, stazioni da recuperare a piccoli «centri» metropolitani. Il progetto è di Renzo Piano. Consulenti d'eccezione il sociologo De Rita e l'economista Guerci, riuniti nel pool del «Comitato per le aree metropolitane» presieduto da Susanna Agnelli. Ma quattrini e terreni sono delle Ferrovie. Ed è questa la prima discriminante tra possibile e probabile: l'ente di Stato si accollerebbe un investimento di 430 miliardi, con l'obbiettivo di recuperarli sul mercato. «Terreni ed edfici di nòstra proprietà costituiscono un enorme potenziale economico. Ora dobbiamo fare progetti redditizi» chiese il neo-commissario delle Ferrovie, Lorenzo Necci, al momento di insediare il Comitato. «Missione compiuta» afferma oggi Guerci. Seconda discriminante. Le Ferrovie sanno di poter utilizzare, almeno in buona parte, il patrimonio esistente. Insieme con Regione e Comune hanno stipulato un patto che comprende anche il passante, la copertura della «spina centrale», la cessione delle ex officine per il raddoppio del Politecnico. Infine, il nuovo piano regolatore. L'iter non è ultimato, ma c'è una base per ragionare sulla Torino futura. A proposito di ferrovie, il piano regolatore traccia un sentiero ripercorso dagli architetti: i binari furono costruiti in periferia, con l'espansione urbanistica si trasformarono in cerniera che divide la città. Fisicamente e culturalmente. La cesura, dove è possibile, va eliminata. Ieri presentazione di progetti ed esposizione di plastici. Torino, con Bari e Venezia, fa da banco di prova per le altre città d'Italia. Iniziamo dalla stazione centrale. Lifting interno, maggiori spazi per attività commerciali e di ristorazione: «Le stazioni devono diventare un luogo vitale» sostiene Susanna Agnelli. Nell'atrio sarà ritagliato il punto d'interscambio con la linea 1 di metropolitana (che proseguirà fino a Rivoli). Più consistente (31 . mila metri quadrati) l'intervento in via Sacchi: i bassi fabbricati esistenti lasceranno il posto a palazzine con negozi, uffici e appartamenti (per 500 persone). Dell'ormai famoso albergo a cinque stelle non si parla: «L'area di Porta Nuova è quella dove il progetto è meno approfondito» conferma Piano. Andiamo avanti, per incontrare le aree Vallino e Rialzo, 88 mila metri quadrati. Sono i terreni oggi collegati dal cavalcaferrovia di corso Sommeiller. L'ipotesi prevede: 1) abbattimento di vecchi fabbricati; 2) la copertura, con galleria artificiale, dei binari; 3) la costruzione, sopra la copertura, di un'area verde e di un nuovo cavalcaferrovia, che potrebbe partire da corso Raffaello; 4) parcheggi per 1500 auto, adiacenti alla galleria e quindi sotto il piano stradale. 5) nuo¬ vi isolati residenziali-commerciali sui lati di via Chisone e via Nizza, per 1600-1700 residenti. E siamo all'area Lingotto, la più estesa (140 mila metri) e la più complessa. Condizione preliminare: esigenza dell'ente di modernizzare la manutenzione dei mezzi con una grande officina definita «Impianto dinamico polifunzionale». Seguiamo il disegno di Piano a bordo del «people moover» (cioè un ascensore che invece di muoversi in verticale procede in orizzontale) che sarà installato in piazza Galimberti, il punto di interscambio tra auto e treno. Dalla piazza, diretti verso il Lingotto, entriamo nella nuova stazione, posta a copertura degli otto binari superstiti. Più avanti transitiamo so¬ pra la super-officina, addentrandoci in un parco di 15 ettari, inizialmente ricavato sulla copertura dell'officina, e poi scavato nella terra. Stiamo per giungere davanti alla vecchia fabbrica: alla nostra sinistra, palazzi e negozi per 2400 residenti; a destra il prolungamento dell'attuale centro fiere. Il capolinea è più avanti, varcati i cancelli. Da piazza Galimberti abbiamo percorso un chilometro. L'ascensore, ovviamente, è facoltativo: si può andare anche a piedi. Quanto ci vorrà perché i disegni diventino mattoni e strade? «Cinque, sei anni: daremo lavoro direttamente a 800 persone e ad altre 1500 come indotto - dicono a Porta Nuova -. Se tutto va bene, naturalmente». Nel «se tutto va bene» c'è l'esigenza di una modifica a piano regolatore e accordo di programma ComuneRegione-Ferrovie. Un esempio? Di fronte al Lingotto la «Gregotti associati» prevede una completa copertura dei binari, da attrezzare a verde. «Ma il costo sarebbe di 800 miliardi, e a carico del Comune» ribattono in ferrovia. Lasciando capire che le casse di Palazzo civico non promettono nulla di buono. Ieri mattina Giovanna Cattaneo e l'assessore all'Urbanistica Galasso erano a Porta Nuova: «Un progetto molto interessante» dice il sindaco. «E' un'ipotesi in parte nuova. Va studiata con attenzione: evitando conflitti politici e tecnici». Giampiero Pavido Renzo Piano (al centro) discute i progetti con due stretti collaboratori: l'economista Guerci e il sociologo De Rita

Luoghi citati: Italia, Rivoli, Torino, Venezia