«Lungo i binari rinascerà la vita»
«Lungo i binari rinascerà la vita» UN SIMBOLO DA RECUPERARE «Lungo i binari rinascerà la vita» Renzo Piano: da luogo di emarginazione a modello ITRE progetti-pilota, Torino, Venezia, Bari, contengono anche i princìpi di fondo per i concorsi che le Ferrovie dello Stato lanceranno in altre città. Ma non si dica che Renzo Piano ora vuol rifare le grandi stazioni italiane, magari ispirandosi al Beaubourg parigino». Ne parliamo di notte, prima dell'uscita ufficiale a Torino, tradizionalmente città-laboratorio. Renzo Piano si è ritagliato qualche ora di quiete dopo un viaggio a Berlino per il progetto della Potsdamer Platz, di ritorno dal Giappone dove sta realizzando l'ormai famosissimo aeroporto di Osaka. Gli domando quali siano i princìpi di fondo applicabili a città così delicate e fragili come quelle italiane che non hanno subito nei loro centri le trasformazioni di tante città europee, da Parigi e Londra a Francoforte e Monaco di Baviera. Là sono scomparse vecchie stazioni ferroviarie, alcune di notevole valore storico, altre stazioni sono state messe sotto terra, in superficie sono sorti centri direzionali e commerciali. «Niente di tutto questo nei miei progetti-pilota. A Torino, per fare il primo esempio, la stazione di Porta Nuova non si tocca e conserva le sue funzioni nel cuore della città. E' anche una delle più belle d'Italia. Va restaurata per diventare un modello». Negli ultimi decenni le nostre città erano cresciute disordinatamente verso l'esterno. Le Ferrovie erano rimaste imprigionate nel magma edilizio, diventando al tempo stes¬ so elementi di divisione <ra quartieri. In particolare si usava sempre meno il treno, le stazioni erano difficilmente accessibili. Dopo la crescita c'è stata anche la fuga dalle città. Oggi stazioni e aree ferroviarie dismesse possono diventare elementi propulsivi? Renzo Piano ne è convinto: «Dopo l'esplosione - dichiara assistiamo al fenomeno contrario, l'implosione: calo demografico, rientro degli abitanti. In un disegno generale di riassetto la Ferrovia diventa protagonista. Molte stazioni costruite nel passato devono essere recuperate, adeguandole alle funzioni richieste oggi dopo averle lasciate decadere a luoghi di emarginazione. I nostri progetti-pilota mirano a rendere fruibile e vitale la stazione. Perciò pre¬ vediamo sistemi di scambio intermodale con metropolitane (a Torino la linea passerà per Porta Nuova collegandola all'alta velocità di Porta Susa), linee locali, terminali di autobus, parcheggi. Altro obiettivo e non secondario: dare alle stazioni funzioni sociali, anche culturali, facendole diventare luoghi di incontro». Esiste in proposito una vasta letteratura. Cinema, narrativa, teatro, hanno eletto la stazione a scenario per rappresentare la commedia umana. Poi la decadenza, la pietà e la paura per i loro abitanti notturni. Come riabilitare la stazione concretamente? «Mi guarderei bene dall'immaginare nuove stazioni racchiuse in grattacieli mostruosi o messe sotto terra. Non devono essere incubi, devono avere aria e luce, devono essere spazi conviviali. Si pensi agli spazi aerei delle stazioni storiche, con le volte tonde in ferro e vetro, alle verande dei ristoranti». Ma a Torino non si prospetta soltanto la rivalutazione di Porta Nuova. «L'intervento più significativo - dichiara Piano - è quello previsto al Lingotto. Una nuova stazioneponte, ideata per ripristinare il collegamento tra i quartieri oggi divisi dalla ferrovia. Sarà servita da un sistema di trasporto in cabine da quaranta persone che si muovono automaticamente in orizzontale». Sull'area ferroviaria per tre quarti inutilizzata sorgerà il grande impianto della manutenzione dei convogli ad alta velocità. Un edificio non più alto di nove metri, disposto parallelamente al corpo prin- cipale del Lingotto e di uguale lunghezza, cinquecento metri. Lo spaziò tra i due blocchi, cinquecento metri per trecento, diventerà parco. Nuove tecnologie e nuove iniezioni di verde fanno parte del bagaglio personale di Renzo Piano. Da Torino a Venezia: un progetto che farà discutere, l'unico caso di spostamento della stazione esistente. «L'edificio di Santa Lucia verrà demolito, restituendo alla città un'area vasta 12 ettari, per otto decimi destinata a orto botanico, con un ritorno alla tradizione. Sugli altri due decimi si fa l'ipotesi di un istituto internazionale patrocinato dall'Onu e dalla Cee, con un campus universitario. Non lo progetterò io, ci sarà un concorso di architetti. Voglio ricordare che l'idea di partenza per Santa Lucia è di Leonardo Benevolo». Perché spostare la stazione di Venezia e dove? Il progetto annulla le funeste previsioni di metropolitana translagunare oppure ne facilita l'accoglienza? L'architetto Renzo Piano si dice contrario alla metropolitana translagunare e convinto dell'esigenza di rispettare più che in passato l'insularità di Venezia, unica fra le città italiane. «Sulla base di questa filosofia - aggiunge Piano - prevediamo di spostare la stazione dal Canal Grande, che verrà liberato verso Nord, ai bordi del canale Scomenzera che segna il confine della Venezia insulare. Nella nuova piccola stazione arriveranno soltanto pochi treni internazionali e treni-navetta con Mestre. Nulla in comune con la metropolitana translagunare». Non soltanto a Venezia si gioca una partita che dovrebbe coinvolgere criticamente una vasta parte della cultura italiana, finora troppo poco interessata alle trasformazioni della città. Mario Fazio
Persone citate: Leonardo Benevolo, Mario Fazio, Renzo Piano
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