Un nuovo gioiello nel cielo: San Marco Scout di Maria Grazia Bruzzone
Un nuovo gioiello nel cielo: San Marco Scout Dopo il successo di Lageos II, più vicino il programma del razzo dell'Agenzia spaziale italiana Un nuovo gioiello nel cielo: San Marco Scout // sistema propulsivo Iris lancerà in orbita satelliti commerciali ROMA. Dopo il successo della messa in orbita del satellite Lageos II, oggi, sembra più vicino anche il razzo nazionale San Marco Scout, programma dell'Agenzia Spaziale Italiana varato giusto un anno fa. Il sistema propulsivo Iris che ha messo in orbita il satellite, trasportandolo dai 300 km di altezza dell'orbita dello Shuttle, fino a 5900 chilometri dalla terra, infatti è già il terzo stadio del prossimo vettore che, lanciato dalla base San Marco in Kenya, sarà in grado di mandare nello spazio satelliti commerciali di qualsiasi genere: di telecomunicazioni o scientifici, pesanti fino a 1000 kg. Il primo, sia pur piccolo, lanciatore made in Italy. «A fine 1995, inizio 1996 saremo pronti con le qualifiche a terra, e stiamo facendo grandi sforzi per metterle in parallelo con le prove di volo», annuncia Pier Giorgio Romiti, responsabile delle attività spaziali Fiat che fanno capo in gran parte alla Bpd-Difesa Spazio: la società che ha realizzato Iris e lo scorso autunno ha firmato il contratto per il San Marco Scout, derivato dal progetto di Luigi Broglio. Il terzo stadio del lanciatore, il sistema propulsivo Iris, ha dato ottima prova di sé nei giorni scorsi. Lanciato il 22 ottobre dallo Shuttle insieme al Lageos 2, il giorno dopo ha deposto il satellite nella sua orbita finale. Il tutto con una tale precisione che già il 24 ottobre le stazioni australiane di rilevamento laser sono state in grado di «rintracciarlo, e circa due ore dopo l'orbita stessa è stata dichiarata «operativa». In soli quattro giorni il Lageos 2 poteva quindi essere già utilizzato scientificamente. Un fatto che di solito si verifica dopo più di una settimana dal lancio, tanto delicate sono le operazioni di separazione degli stadi, azionamento del motore (il Mage, costruito da Bpd in colla¬ borazione con la francese Sep), guida e correzione delle traiettorie e quant'altro serve, dipendenti dal sistema propulsivo non meno che dal satellite e dalle stazioni terrestri. Il Lageos 2, costruito dall'Alenia, va ad affiancare il suo «fratello» Lageos 1, lanciato dieci anni fa e, come il primo, è dedicato all'osservazione dei processi tettonici. In parole povere, permette di misurare con una precisione di un paio di centimetri, i movimenti della Terra: cose come la velocità di rotazione del globo, il moto del Polo Nord, le dimensioni delle maree oceaniche di quelle solide, e quei movimenti infinitesimali della crosta terrestre che a lungo andare provano le derive dei continenti e, nel loro percorso, provocano gli sconvolgimenti superficiali. In breve, l'osservazione e la misurazione di questi movimenti, resa possibile per la prima volta dai satelliti, rende più precisa la previ¬ sione dei terremoti. Simile una enorme palla da golf, il Lageos ha sulla sua supeficie 486 prismi che «rimbalzano» raggi laser inviati dalle stazioni sparse sulla terra, permettendo le accurate misurazioni. L'Iris verrà forse utilzzato ancora anche dalla Nasa. «In questo momento è l'unico sistema propulsivo di cui dispone lo Shuttle, oltre a quello americano», ha detto il presidente dell'Asi Bongiorno. Iris e Lageos sono gli ultimi due grandi progetti dei quattro (gli altri erano Italsat e Tethered Satellite) portati a termine con successo nei primi dieci anni del Piano Spaziale Nazionale. Ma oggi, con il vento che tira sulle economie mondiali, c'è il rischio che l'industria dello spazio venga rallentata. I primi di novembre a Granada i ministri della Ricerca europei dovranno parlare proprio di questo. Maria Grazia Bruzzone
Persone citate: Bongiorno, Luigi Broglio, Pier Giorgio Romiti
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