E' sul Giordano la prima pace di Aldo Baquis
E' sul Giordano la prima pace Svolta nei negoziati sul Medio Oriente: atteso un vertice Rabin-Hussein E' sul Giordano la prima pace Accordo Israele-Amman TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO A un anno dall'apertura dei negoziati di pace israelo-arabi, a Madrid, Israele e Giordania hanno concordato che lo scopo dei loro negoziati sarà di concludere un formale «trattato di pace», nel contesto di un assetto generale del Medio Oriente. A Gerusalemme la notizia è stata accolta con grande soddisfazione perché per mesi i delegati giordani si erano rifiutati di essere così espliciti circa il traguardo delle trattative, preferendo la formula più vaga di «accordo di pace». «Speriamo che l'esempio della Giordania faccia adesso scuola ha detto ieri un funzionario del ministero degli Esteri israeliano e sia imitato anche negli altri versanti dei negoziati bilaterali», a cui prendono parte la Siria, il Libano e una delegazione dei territori occupati. Ma le voci di un imminente vertice tra il primo ministro Yitzhak Rahin e re Hussein di Giordania, rilanciate giovedì sera dalla televisione di Stato israeliana, si sono rivelate quantomeno premature. Ieri un collaboratore di Rabin le ha definite «sciocchezze con sugo di pomodoro». Portavoce israeliani e giordani hanno invece confermato ieri che, nella recente sessione di Washington, i delegati dei due Paesi hanno concordato un dettagliato ordine del giorno, che dovrà essere ora vagliato ed approvato dai rispettivi leader politici. A quanto ha scritto il quotidiano Haaretz, dopo aver stabilito che l'obiettivo delle trattative sarà quello di normalizzare le relazioni dei due Paesi - nel contesto di un accordo generale nella regione - i delegati di Israele e Giordania hanno convenuto che, a partire dal 9 novembre prossimo, i negoziati toccheranno questioni come la sicurezza reciproca, lo sfruttamento delle risorse idriche, il futuro dei profughi palestinesi che risiedono in Giordania (significativamente, non si parla di un «diritto al ritorno»), la cooperazione regionale e la demarcazione di un confine definitivo (con eventuali correzioni presso il lago di Tiberiade e lungo il deserto tra Mar Morto e Mar Rosso). Nella sostanza, è già una prima bozza di un accordo di pace. Il futuro assetto della Cisgiordania e della popolazione palestinese che vi risiede sarà invece oggetto di un negoziato a parte con la delegazione dei territori occupati. Ad Amman, il ministro delle informazioni Mahmud al Sharif ha tenuto inoltre a ricordare che la Giordania esige ancora un ritiro completo da tutti i territori occupati da Israele nel 1967, Gerusalemme Est inclusa, e «il pieno riconoscimento dei diritti del popolo palestinese». I progressi registrati sul «fron¬ te giordano» hanno sorpreso gli osservatori locali, che finora avevano concentrato la loro attenzione sull'andamento dei colloqui con la Siria e con i palestinesi. Nella seduta conclusasi mercoledì a Washington, i delegati giordani hanno invece dato l'impressione di voler accelerare il ritmo dei colloqui «sorpassando in curva all'ultimo momento - ha detto un commentatore della televisione - tutte le altre delegazioni». L'ipotesi di una pace separata tra Israele e Giordania - sul modello degli accordi di Camp David con l'Egitto, nel 1979 - non è però ritenuta probabile. Aldo Baquis Ma nei colloqui non si è parlato del futuro della West Bank Re Hussein di Giordania e il premier israeliano Rabin preparano una nuova svolta in Medio Oriente [FOTO EPA-AFP-UPI]
Persone citate: Rabin, Re Hussein, Yitzhak Rahin
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