Tra fetenti, cammelli e galoppini di Filippo Ceccarelli

Tra fetenti, cammelli e galoppini GLI ARCHIVI DEI POLITICI Tra fetenti, cammelli e galoppini Caccia aperta nella spazzatura o nel floppy disk ROMA A che sono? Quanto spazio occupano? Come sono fatti? E soprattutto cosa vanno a cercare i magistrati in questi benedetti archivi elettorali? Tutto, vanno a cercare. E tutto, se son bravi e non si stancano subito, può capitargli di trovare. L'archivio: parolina innocua dietro cui si ripara un universo inesplorato e fino a ieri inviolabile. L'intimità politica per eccellenza, l'alcova della perversione clientelare. Un piccolo aperitivo di bizzarre scoperte l'ha fornito quel che due bravi (e fortunati) giornalisti hanno recuperato dentro alcuni sacchi della mondezza fuori dell'ufficio dell'assessore laziale Lucari, meglio conosciuto come «Gasparone». Ecco, grazie a quei reperti si intuiva qualcosa di più di un semplice indirizzario o di una ricca schedatura. L'assessore aveva costruito - e ahilui se ne disfaceva - un mondo tutto suo, con tempi e codici e gerarchie e moduli comportamentali che non avrebbe mai ammesso. Era annotato ogni singolo intervento di «Gasparone», compresi i regali per i compleanni di alcuni clientes. Che può sembrare una stupidaggine, e invece indica anche come il politico tenda a inserirsi costantemente nella vita nell'elettore, facendogli sentire la sua presenza. Questo su un piano locale. Su uno nazionale e internazionale, all'apice, c'è il mito - coltivato dal suo stesso proprietario - dell'archivio di Andreotti, trasferito da una sede all'altra con intensi viaggi notturni su camion e insidiato, qualche tempo fa, dalle telecamere d'assalto di Piero Chiambretti. Così mitico che una decina d'anni fa ha provato a prenotarselo l'Archivio di Stato. E Andreotti c'è rimasto male: «Gli ho detto che questi desideri, per ora, è bene che se li tengano per loro». Insomma: «Elenchi o schede, fascicoli o tabulati, dischi per computer» - come recitava il documento della Procura di Napoli - e altre diavolerie documentaristiche: anche se non può dirlo - soprattutto ora per un politico l'archivio dei clienti è il babbo e la mamma, l'aria, l'acqua. La vita, ecco. Messa così, senza entrare nella disputa giuridica, si capisce il panico e anche la difesa di questa estrema, laboriosissima privacy: con le unghie e i denti. Così come, in modo speculare, si comprende la foga con la quale i giudici vogliono aprire quella porta. Da De Lorenzo, da Di Donato, dietro il portoncino bianco latte tipo coiffeur di lusso che ospita l'archivio dell'onorevole Vito, primo degli eletti de a Napoli, non c'è solo una vestale chiamata Speranza (è una donna ad aver organizzato quella poderosa macchina elettorale). Lì dietro ci sono la quintessenza del consenso, il segreto del potere, le fissazioni della classe politica partenopea. Magari anche qualcosa di più. E perciò, non c'è più pace per gli archivi. A luglio, per dire, sulla scia di Tangentopoli la magistratura veneta ha messo inopinatamente i sigilli all'archivio del defunto Mariano Rumor, conservato nel seminario vescovile di Vicenza. Patrimonio di storia patria ma anche strumento politico di alta scuola veneto-dorotea, a suo tempo assai innovatrice con tutti quei telegrammi che arrivavano a favore eseguito (((Por el so vivo interessamento...»). Nulla di rilevante dal punto di vista giudiziario è stato trovato tra le carte di Rumor. Eppure l'episodio conferma che la caccia e aperta. Adesso, oltretutto, non c'è neanche più da impolverarsi le mani. Da quattro-cinque anni ormai il clientelismo e le sue inevitabili scartoffie, quel reticolo di pratiche aperte, chiuse, passate in rassegna e fatte pesare al momento opportuno, hanno preso un dirizzone elettronico. Pare sia stato Vito Lattanzio, il pioniere dell'archivio informatico. Ora società di servizi offrono sofware per «la cura del collegio». In gergo educato gli uomini delle segreterie dicono così. Vuol dire fare e registrare favori e raccomandazioni, lavorando in quella zona grigia che sta tra il diritto teorico e il privilegio sostanziale dei cittadini. Cittadini che comunque, anche negli archivi, non sono tutti uguali. In gergo meno educato ci sono «i fetenti» al Sud, «i cammelli» al Nord, «i galoppini», dovunque purtroppo. Filippo Ceccarelli Nella foto sopra: Giulio Andreotti A destra: Mariano Rumor

Luoghi citati: Napoli, Roma, Vicenza