«Caro Presidente stavolta ha sbagliato» di Gian Enrico Rusconi
«Caro Presidente stavolta ha sbagliato» RUSCONI «Caro Presidente stavolta ha sbagliato» CARO Presidente, mi consenta di non approvare la sua rinuncia ad andare a Verona, annullando una preannunciata consegna di una medaglia d'oro «per attività partigiana». Ella ritiene così di evitare di coinvolgere il supremo rappresentante dell'unità nazionale in un dissidio locale tra ex partigiani ed ex combattenti a vario titolo. Quasi che l'unità nazionale - oggi messa in dubbio anche nelle sue origini storiche - possa salvarsi dietro atti formali e non riaprendo coraggiosa-1 mente, direttamente e al massimo livello il «discorso pubblico» di come siamo diventati una nazione democratica. E di perché vogliamo continuare ad esserlo. Dietro a un deplorevole contrasto provinciale si nasconde la memoria storica divisa di una città e, attraverso essa, le memorie divise di una nazione. Memorie divise sulle radici di quella stessa identità e unità nazionale che lei dichiara di voler evitare di disgregare ulteriormente. E' un intento soggettivamente apprezzabile ma scoraggiante dal punto di vista di una comunità nazionale che si sta virtualmente disgregando. Mi sarei atteso un Presidente che andasse a sentire le ragioni degli uni e degli altri, tentasse di ricomporre quelle memorie. In altri tempi sarebbe stato disdicevole, come dice il ^(dettato costituzionale». Oggi è necessario. Non alla ricerca di ecumenismi a suon di medaglie, ma ricordando a quella generazione, che ha combattuto in vario modo per un'Italia democratica, che senza una nuova, corale riflessione critica e solidale dell'esperienza della Resistenza perdiamo uno dei punti di riferimento decisivi della nostra Repubblica. Solo da lì viene quel patriottismo costituzionale che è stato il collante delle varie componenti, e rimane ancora oggi esemplare nei principi se non nelle forme. Caro Presidente, non le si chiede di fare da paciere tra gruppi in contrasto o di sostituirsi agli storici professionali che sapranno certamente raccontare e pesare dati e fatti a Verona come altrove. Non si tratta neppure di privilegiare ex partigiani «ufficiali» piuttosto che altri combattenti (nei corpi italiani di liberazione) o i deportati nei Lager. O di stilare graduatorie di prima o seconda classe, anche se è giusto e inevitabile riconoscere la qualità diversa dei meriti. La cosa più importante è che i nostri ragazzi, leggendo increduli e ironici questo episodio, non si vergognino ancora una volta di questa classe dirigente che non è capace neppure di trasmettere in modo convincente, maturo e critico la pagina di storia più bella che alcuni di loro (non tutti) hanno scritto. Gian Enrico Rusconi >n^J
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